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Finanziaria 2010. Molto araba, poco fenice.

Creato il 29 maggio 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Finanziaria 2010. Molto araba, poco fenice.Sono giorni, ormai, che non si parla d’altro, come se il mondo si fosse fermato, Obama non raccogliesse catrame in Louisiana e Al Qaeda non continuasse ad ammazzare uomini, donne e bambini con la furia cieca dell'integralismo. Tutti ne discutono mostrando statistiche e tabelle, proiezioni e studi di settore. Si sono scomodati economisti di tutto il mondo e perfino qualche Nobel ma, della Finanziaria 2010, nota come “la manovra da 24 miliardi di euro”, non c’è traccia. Se non avesse un tono così minaccioso, “la manovra” (che suona effettivamente un po’ attentatuni), come in tutti i paesi del mondo civile costituirebbe un momento di riflessione e di approfondimento, di un serrato scambio di opinioni e motivo di un dibattito serio su cosa fare per una nazione in preda ai deliri post-fascisti di un ultrasettantenne in piena crisi adolescenziale. È successo, ieri, che Berlusconi, in veste di Ministro per lo Sviluppo economico ad interim, si sia recato al Quirinale per sottoporre a Giorgio Napolitano la lista dei futuri, nuovi cavalieri del lavoro. Dopo aver consegnato l’elenco degli “stakanov” italiani al Presidente, Berlusconi gli ha illustrato brevemente gli esiti dell’incontro Ocse a Parigi (omettendo le citazioni tratte dalle fotocopie dei Diari di Mussolini) mentre, dal canto suo, Napolitano gli ha raccontato dell’incontro con Obama a Washington dei giorni scorsi. Al presidente del consiglio, che aveva una fretta boia di andarsene, il Presidente ha cortesemente chiesto una copia della nuova legge finanziaria sentendosi rispondere “non ce l’ho”, come uno scolaro che ha lasciato il compito, non fatto, a casa. Il testo della “manovra”, che è stato approvato quattro giorni fa in Consiglio dei Ministri, misteriosamente latita. Al Quirinale non ce n’è traccia, né sulla scrivania del Presidente né negli uffici preposti di valutarne nel merito i contenuti. Ad un Napolitano palesemente irritato, l’onnipresente monsignor Letta ha provato a spiegare che “la manovra è difficile e il mondo cattivo e pieno di insidie” ma non c’è stato nulla da fare. Il Capo dello Stato ha ribadito con forza (sic!) che lui esprimerà un giudizio solo dopo che il testo sarà “stabilizzato”, conterrà cioè le tabelle di accompagnamento (quelle mostrate già a Ballarò, Porta a Porta, Tg4, Tg5 e a Matrix, mentre Minzolini era impegnato a parlare dei conigli nani della Melanesia) e il parere della Ragioneria di Stato. Colto in fallo, si dice che Berlusconi sia arrossito a tal punto che, all’uscita dall’incontro con il Presidente, invece di godersi il piacere di un’altra dichiarazione a reti unificate, ha lasciato a Bonaiuti il compito di ammannire le solite frasi piene d’aria e poco più, ai giornalisti in attesa. Fonti giornalistiche attendibili affermano che il timore di Napolitano non è tanto rispetto ai contenuti di una manovra ritenuta “indispensabile”, quanto nella forma che essa assumerà. Sarà un decreto? Un decreto unico che prevederà tutto e il contrario di tutto come accade da sempre con il governo di Mr. B? Verrà chiesto il voto di fiducia o ci sarà un dibattito parlamentare? A domanda, Berlusconi tace. Le risposte, scritte a caratteri cubitali sul marmo, saranno riportate nel prossimo libro di Bruno Vespa.

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