Si muore sperando...
“Quid Romae faciam? Mentiri nescio!”, scriveva Giovenale, in una sua satira. Quelli di Mafia Capitale, sanno mentire molto bene, invece, e non solo. “Finché c'è morte, c'è speranza”, diceva il Principe Fabrizio, ne Il Gattopardo. Forse, inconsapevolmente, anticipava, in una sua visone premonitrice, i crimini della mafia sicula. Ma si può sperare in Cantone; svizzero? No, de noantri! E speriamo che non prenda cantonate, nell'esercizio delle sue funzioni...
La speranza si riduce, per l'anno a venire, ad un sogno fatto da svegli, e può andar bene come spuntino mattutino, ma non oltre e di più; chi vive sperando, muore digiuno. Ma, quando non abbiamo più alcuna speranza, continuiamo a crederci, ostinatamente. Molto spesso, diviene solo rassegnazione, e non è certo vita degna di essere vissuta, altro che ripeterci: Finché c'è vita, c'è speranza.
Siamo
arrivati vicini al suicidio, sociale, politico, economico, alcuni
hanno messo in atto anche quello fisico; scriveva il Foscolo “Anche
la Speme, ultima Dea, fugge i sepolcri”.
Sì,
specie quelli imbiancati dei farisei e degli scribi ipocriti del
Parlamento, razza di vipere. Tutti noi sappiamo che non dobbiamo
aspettarci qualche cosa, ma solo il Nulla, dai gestori ed
amministratori della cosa pubblica, eppure, persistiamo, in nome
della Speranza.
Essa
ci dona fiori stupendi; ma, poi, arrivano sempre i cementificatori, a
schiacciarli. Però, per quanto freddo sia l'inverno, in troppi si
illudono di renderlo meno rigido, sperando in una tiepida primavera.
Dopo essersi strafogati di potere,
di denaro, di cibo, tra meteorismi e flatulenze post-prandiali,
spaparanzati sui divani, in preda ad abbiocchi digestivi, i nostri
politici, astrologi di miserandi oroscopi, ci promettono svolte
prodigiose, per il 2015.
Tutti, dai sindaci dei paesini più
sperduti della Bassa parmense, a quello ribelle a Grillo, il
Pizzarotti parmigiano, su su, fino ai nostri parlamentari,
trasversalmente ad ogni movimento, partito, associazione. Ma questa
svolta strabiliante, dove ci porterà: in un vicolo cieco, a destra,
a sinistra, verso un abisso? Ci coinvolgerà in inversioni ad U?
Anche perìa fra poco la speranza mia dolce...mia lacrimata speme!
Chi vive di fede, speranza e
carità, si illude, ancora, di ricevere qualche nutriente, per
l'anima ed il corpo, si attacca, come una cozza allo scoglio, alla
fede, ed alimenta, con sterpi umidi, un focherello stento, che fa più
fumo che fiamme, e non scalda nulla e nessuno.
A Roma, dopo più di 2mila anni,
nuovi, infami centurioni, ripetono, ai loro vessilliferi, laidi e
beceri, non “Hic manebimus optime!”, bensì “Hic magnabimus
optime!”; ed il Senato della Roma contemporanea si accoda,
compiacente. H.G. Wells aveva scritto che, finché avesse visto un
uomo girare in bicicletta, avrebbe coltivato speranze.
Quindi, finché il sindaco Marino
inforcherà la bici, per andare al lavoro, sursum corda! “Questo,
di tanta speme, oggi mi resta.”, concludeva, sconsolato, il
Foscolo, in un suo sonetto.
O governo, o governo, perché non
rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli
tuoi? All'apparir del verno, tu, misera Speranza, cadesti: e con la
mano pesanti tasse e Italia ignuda mostravi di lontano...
Voglio terminare con il corollario di due cantautori, che amo tanto: https://www.youtube.com/watch?v=Y27o-7U13OA https://www.youtube.com/watch?v=YZLnGNrsCYg
Per sperare ancora Franco Bifani




