Finché la barca va...

Vado a sensazioni, il che vale un’ammissione preventiva di un buon margine di errore. Mi sembra che qui nessuno sia realmente entusiasta della immensa raccolta di firme antiporcellum (tra questi anche alcuni esponenti del Pd), al di là dei convenevoli utili a giustificare una così massiccia partecipazione. Casini apre al voto, del resto, proprio per evitare che il referendum obblighi un sistema a lui poco gradito. Mi sembra, ancora, di carpire la volontà di una nuova legge elettorale (questo ormai è un disco rotto) che sia però condivisa in Parlamento con una diversa maggioranza (laddove diversa sta per il più lontana possibile da Berlusconi anche all’interno dello stesso centrodestra) piuttosto che la reintroduzione forzata del Mattarellum (che Giovanni Sartori continua a mettere in dubbio). Gli stessi referendari, infine, puntano sostanzialmente all’abrogazione del Porcellum senza troppo pesare le eventuali conseguenze e nella convinzione, soprattutto, che peggio del Porcellum non può esserci granché. In soldoni, mi scuso per il frivolo resoconto, è ciò che ha detto ieri sera Arturo Parisi intervistato dal Tg3. Ma il vero problema – e l’attuale legge elettorale è più l’effetto che la causa – è la sempre più evidente inconsistenza di questa classe politica, che avrà modo di rifarsi (magari lasciando un po’ di spazio a qualche eccellenza sommersa), ma non in questa legislatura. La chiosa di Sartori sul Corriere della Sera è eloquente:

Io ho conosciuto bene, data la mia età, la Prima Repubblica. Allora protestavo. Ma la Seconda Repubblica è stata incomparabilmente peggiore. È il momento di dirlo a chiare lettere.