Arrivo in ritardo. Neanche troppo, a dire il vero, ma sempre troppo tardi per quest’epoca in cui si tende alla recensione istantanea, dopo pochi passaggi del disco nel lettore. Se poi il disco in questione contiene solo cinque pezzi, l’operazione a quel punto diventa ancor più facile e rapida. Continuando a dire il vero, pure io ero tentato di buttare giù un po’ di righe dopo i primi ascolti dedicati a Come Fare A Non Tornare. Ma non ce l’ho fatta: pensavo ogni volta di non averlo capito fino in fondo; c’era ogni volta qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che non afferravo. Fin troppo semplice far passare l’idea che l’ultima fatica dei Fine Before You Came rappresenti una piccola, grande svolta nella discografia del gruppo. Una svolta senza dubbio segnata anche dal progetto VRCVS, ma anche da determinati avvenimenti nelle vite di Jacopo e dei ragazzi. Non è importante sapere cosa sia accaduto, perché sono i testi di questi cinque brani a parlare, a rendere tutto chiaro; e sono le atmosfere, fattesi più cupe, più scure, a testimoniare il tutto.
La congiunzione tra scuola emo e suggestioni post-rock è sempre più forte ed evidente, testimoniata da chitarre in sospeso tra il sottile dilatarsi di arpeggi a incastro e da quell’esplosività che le tramuta d’improvviso in un macigno: un agglomerato di elettricità e dolore che diventa vita vera e palpabile nel momento in cui – assieme alla sezione ritmica – si uniscono al cantato. Un cantato che urla di meno, ma che sembra scavare più nel profondo, come se sussurrasse nell’orecchio di chi ascolta.
Se prima quando fuori non pioveva, dopo tutto, non era tanto male, adesso la cosa non pare più così certa. Come Fare A Non Tornare non è un lavoro facile: conserva solo in parte l’immediatezza alla quale il gruppo ci aveva abituati, e si avventura in territori che sconfinano sempre più in un’angoscia quotidiana che ad oggi (quasi) nessuno sembra più in grado di raccontare. Per questo Lietti si conferma come la voce più incisiva ed efficace della sua generazione. Per questo, che lo si voglia o meno, i Fine Before You Came sono al momento la nostra realtà musicale più preziosa e importante. Anche se sono anche capaci di fare malissimo. Davvero malissimo. Ma ecco… non venite a dirmi che fa tutto schifo quel che è triste.
Tracklist
01. Discutibile
Battiamo i lividi per mantenerli sempre viola / per ricordarci che san fare ancora male / in queste strade che non percepiamo squallide / forse perché son le stesse delle case che affittiamo / a quella cosa che partire è un po’ morire non ci crediamo nemmeno un po’ / siamo così stanchi di discutere che assecondiamo le cazzate di un tassista che dovrebbe limitarsi a guidare / noi non sappiamo come fare a non tornare.
02. Alcune Certezze
Per quanto io mi sforzi non capisco l’eccezione che conferma la regola / eppure penso che in parte si riferisca a te / che le tue doppie negazioni non affermano mai / la soluzione ai miei problemi sembra sempre la causa dei tuoi / ci sono un paio di cose che proprio non tornano / nonostante questo / non cambieremo mai.
03. Il pranzo Che Verrà
Rimane il segno della polvere a ricordare quello che si è scordato per secoli e che è di nuovo importante / dovrei gioire perché brilla di luce non mia / ma sento i pugni nello stomaco del senno di poi / la presa di coscienza / il gusto amaro dell’assenza / un giorno saremo seduti alla stessa tavola / tu ruberai il boccone buono dal piatto di un altro / non farai caso a quanto sporchi sono i miei jeans / e finalmente ascolterai cos’ho da dirti / non è vero che non ho imparato niente.
04. Una Provocazione
Conosco a memoria i nei che hai sulla schiena / se li unisco vien fuori una freccia che indica me / indica proprio me / come i bambini vorrei correggere i disegni / finché non fan schifo, il foglio si buca / e poi si convincon che va bene così / va bene proprio così / tutti quei nei che hai sulla schiena / non lasciar che li unisca mai / vai fuori di qui.
05. Dura
Niente di tutto questo mi piace davvero / ma so che la mia fortuna è averlo / cosa vuoi che ti dica, vado avanti così finché dura / passo dalle vittorie alle sconfitte senza combattere battaglia alcuna.
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