Thierry Meyssan, analista francese basato a Damasco e direttore di “Voltaire Network”, ha offerto alla televisione statale russa la sua personale visione degli avvenimenti in Siria. Tale visione è stata ribadita nel seguente articolo, pubblicato sull’importante quotidiano russo “Komsomolskaja Pravda” lo scorso 14 febbraio. In particolare, Meyssan ritiene sia stato raggiunto un accordo tra le grandi potenze, in virtù del quale le forze armate siriane e libanesi avrebbero avuto il via libera per liquidare i ribelli, spesso combattenti jihadisti stranieri.
Per undici mesi, le potenze occidentali e gli Stati del Golfo hanno condotto una campagna per destabilizzare la Siria. Molte migliaia di mercenari si sono infiltrati nel paese. Reclutati dai servizi sauditi e qatarioti tra le comunità sunnite estremiste, sono andati in Siria per rovesciare l’ “l’usurpatore alawita” Bashar al–Assad e imporre una dittatura d’ispirazione wahabita. Essi hanno a loro disposizione alcuni dei piú sofisticati equipaggiamenti militari, inclusi sistemi di visione notturna, centri di comunicazione e robot per la guerra urbana. Segretamente supportati dalle potenze della NATO, hanno anche accesso ad informazioni militari vitali, incluse le immagini satellitari dei movimenti delle truppe siriane e intercettazioni telefoniche.
Tutto ciò é stato falsamente dipinto al pubblico occidentale come una rivoluzione politica soffocata nel sangue da un dittatore privo di supporto popolare. Ovviamente, questa bugia non é stata unanimamente accettata. Essa é stata ripudiata da Russia, Cina, e dagli Stati latino-americani e caraibici membri dell’ALBA. Ognuno di essi ha un retaggio storico che gli permette di capire facilmente qual é la posta in gioco. La Russia ha in mente la Cecenia, la Cina pensa allo Xinjiang e l’America Latina a Cuba e al Nicaragua. In tutti questi casi, al di là delle apparenze ideologiche o religiose, i metodi di destabilizzazione utilizzati dalla CIA sono gli stessi.
La cosa piú strana di questa situazione è osservare i media occidentali auto-convincersi che i guerriglieri salafiti, wahabiti e di Al–Qaeda siano motivati da principi democratici, e continuano a domandare, tramite onde satellitari saudite e del Qatar, la testa del capo degli “eretici” Alawiti e degli osservatori della Lega Araba. Non importa che Abdel Hakim Belhaj (numero 2 di Al-Qaeda e al momento governatore di Tripoli, Libia) abbia personalmente posizionato i suoi uomini nel nord della Siria, o che Ayman Al-Zawahiri (leader di Al-Qaeda dalla morte ufficiale di Osama Bin-Laden) abbia invocato una jihad contro la Siria: la stampa occidentale insiste nel suo sogno romantico di una rivoluzione liberale.
Ancora più ridicolo è sentire che i media occidendentali servilmente disseminano i dispacci giornalieri diffusi dal braccio siriano della Fratellanza Musulmana, declamando di crimini compiuti dal regime e delle sue vittime, sotto la firma dell’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani. Inoltre, da quando le Fratellanza si è preoccupata dei diritti umani?
Per trasformare “terroristi” in “democratici”, i servizi segreti occidentali hanno solo avuto bisogno di fare entrare in scena il “Consiglio Nazionale Siriano”, con un professore della Sorbona come presidente e l’amante dell’ex capo della DGSE (Direction Générale Sécurité Exterérieure) come portavoce. In questo gioco di prestigio, la bugia è diventata la verità. Le persone sequestrate, mutilate ed uccise della Legione Wahhabita, sono state trasformate dalla stampa in vittime del tiranno. Reclute di tutte le fedi, che stanno difendendo il loro paese contro questa aggressione, vengono dipinte come soldati alawiti che opprimono il loro popolo. La destabilizzazione della Siria da parte degli stranieri viene gestita come un altro episodio della “Primavera Araba”. L’emiro del Quatar e il re saudita, due monarchi assoluti che non hanno mai tenuto elezioni nazionali nei loro paesi e mettono in prigione gli oppositori, sono ora diventati campioni della rivoluzione e della democrazia. La Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, che hanno appena ucciso 160.000 libici, in violazione del mandato ricevuto dal Consiglio di Sicurezza, si sono trasformati in filantropi responsabili della protezione della popolazione civile, etc.
Ciononostante, la guerra a bassa intensità che la stampa occidentale e del Golfo sta nascondento dietro questa mascherata, è stata interrotta dal doppio veto apposto dalla Russia e della Cina il 4 febraio 2012. La NATO e i suoi alleati hanno ricevuto l’ordine di cessare il fuoco e di ritirarsi, per evitare il rischio di innescare una guerra a livello regionale o addirittura mondiale.
Il 7 febbraio, una larga delegazione russa, di cui hanno fatto parte anche le più alte cariche dei servizi segreti, è arrivata a Damasco, dove è stata accolta da una folla festosa consapevole che il ritorno della Russia sulla scena internazionale ha segnato la fine di un incubo. La capitale, così come Aleppo, la seconda piú grande cittá, sono state decorate di blu, bianco, rosso e le persone hanno marciato dietro striscioni scritti in cirillico. Al palazzo presidenziale, la delegazione russa ha raggiunto quelle di altri Stati, inclusa la Turchia, l’Iran e il Libano. Una serie di accordi sono stati siglati per ristabilire la pace. La Siria ha rilasciato 49 istruttori militari catturati dall’esercito siriano. La Turchia è intervenuta ottenendo il rilascio degli ingegneri e dei pellegrini iraniani, inclusi quelli in mano ai francesi (casualmente, il tenente Tlass che li ha sequestrati a nome del DGSE é stato liquidato). La Russia, che è il garante di questi accordi, ha avuto il consenso per la riapertura dell’ex base sovietica di ascolto sul monte Qassio.
Il giorno successivo, il Dipartimento di Stato USA ha informato l’opposizione siriana in esilio che non potevano più contare sul suo supporto militare. Realizzando di aver inutilmente tradito il loro paese, i membri del Consiglio Nazionale Siriano sono andati alla ricerca di nuovi sponsor. Uno di loro si è persino spinto a scrivere a Benjamin Netanyahu chiedendogli di invadere la Siria.
Dopo due giorni, periodo necessario per l’attuazione degli accordi, non solo l’esercito nazionale della Siria, ma anche quelllo del Libano, hanno assaltato le basi della Legione Wahhabita. In Libano settentrionale un massiccio arsenale è stato sequestrato presso la cittá di Tripoli e quattro ufficiali sono stati fatti prigionieri in Akkar, una scuola abbandonata dall’UNRWA e trasformata in base militare. In Siria, il Generale Assef Shawat ha personalmente comandato le operazioni, Almeno 1.500 combattenti sono stati catturati, incluso un colonnello francese del servizio tecnico per le comunicazioni del DGSE, e più di un migliaio di persone sono state uccise. Al momento non é possibile stabilire quanti fra le vittime fossero mercenari stranieri, quanti siriani cooperanti con le forze straniere, e quanti civili intrappolati nella cittá assediata.
Libano e Siria hanno restaurato la loro sovranitá sull’intero proprio territorio.
Gli intellettuali dibattono se Vladimir Putin abbia commesso un errore proteggendo la Siria, correndo il rischio di una crisi diplomatica con gli Stati Uniti. La questione è mal posta. Avendo ricostituito le sue forze per anni e avendo riaffermato se stessa, oggi, sulla scena internazionale, la Russia ha messo fine a due decadi di odine mondiale unipolare, che ha permesso a Washigton di espandere la sua egemonia per realizzare il dominio mondiale. Non si è trattato di scegliere fra la piccola Siria e i potenti Stati Uniti, bensì se permettere alla piú grande potenza mondiale di distruggere un altro governo o di stravolgere l’equilibro di potere per creare un ordine mondiale piú giusto in cui la Russia ha un forte ruolo.
(Traduzione di Sara Bagnato)