Fine del viaggio

Era atteso. Era previsto. E così - anche se piovevano cani e gatti - lo scorso martedì la 'povna e il suo manipolo di reduci si sono ritrovati davanti a scuola, sotto l'acqua. Direzione: il palazzetto, dove si svolgeva la giornata conclusiva del progetto 2010/2011 sulla Democrazia. Che dovessero partecipare a pieni ranghi, lo sapevano da quando avevano poggiato i loro piedi stanchi sul suolo del ritorno; che fosse atteso un loro contributo in qualche forma, pure. Però, nel corso di queste settimane folli - e nonostante si fossero rivisti, gli uni e gli altri, più e più volte sia in un paio di pomeriggi sonnolenti, sia per un paio di reunion sotto forma di cena - non erano riusciti a produrre qualcosa che ritenessero degno di essere esposto e pubblicato a nome loro. Non che non ci si fossero impegnati, anzi. Ma alla fine nulla sembrava sufficientemente non scontato ai loro occhi un po' arroganti (proprio perché dotati di una non comune capacità di leggere in maniera autonoma il reale). Dal canto suo la 'povna, dopo aver insistito un po' le prime volte, non se la era sentita (per motivi variegati e che non ha avuto voglia di approfondire troppo) di spingere più del lecito sul suo ruolo di leader. Anche perché - se i suoi Maculati sono buoni e cari, e soprattutto piccoli, pronti a scattare agli ordini - una vocina saggia la ammoniva (insieme a molto altro) che il Boss e il Rugbysta non eran tipi da obbedire a quello in cui non credono, e che una parola di troppo li avrebbe fatti, irrimediabilmente, allontanare. Come è, come non è, era finita che si erano fermate a raccoglier materiali le solite bimbe: la Piccola Donna, e la Streghetta Piccolina. "Però non è giusto" - si era sfogata un giorno la graziosa maggiorenne - "il Boss e il Rugbysta fanno finta che non gliene importi niente, e siamo solo noi, che ci diamo da fare". "Non ti preoccupare" - aveva cercato di rincuorarla la 'povna (fornendole i primi strumenti di scontro di genere tra adulti) - "è solo che si sentono in colpa: ma in realtà, guarda, ci hanno dato cose di cui non si rendono conto nemmeno loro". E le "cose", va detto, c'erano veramente: le foto del Rugbysta, l'idea forte del Boss, le musiche proposte dai due gregari Labrador e Glauco; le parole - per una volta toste - del Carabiniere Scelto. Si trattava solo di aggiungerle alla sequenza, ovviamente già pronta, del video delle bimbe, e passare un po' di tempo ad assemblare. E' quello che ha fatto la 'povna il pomeriggio di vigilia dell'incontro - presentandosi ai compagni, dopo la consueta notte insonne, con un capo-power point, da manuale. C'era quello che avevano visto. Ma, soprattutto, c'erano tutti loro. I loro occhi originali sul mondo, la loro consapevolezza di essere notevoli, l'arroganza intelligente dell'adolescenza in fiore. Hanno caricato il file sul computer di bordo, e lasciato che immagini e musiche colpissero in sequenza, senza parlare. Da ultimo, l'incredibile poesia del Rugbysta, accompagnata dalle note di Haendel (ovvero Barry Lindon), fino al finale bruciante, violento, senza perdono. Hanno ricevuto, nel loro solito silenzio, i meritati applausi. E poi si sono rimessi a sedere come se fosse niente, mentre uno scintillio ribelle tradiva la consapevolezza (ovvia) di aver fatto molto bene. Anche la 'povna li guardava con orgoglio, mentre pensava (con un poco di rimpianto) che forse quella notte avrebbe potuto, finalmente, ritornare al meritato sonno, senza timore. "E' passato giusto, giusto un mese" - ha borbottato pensoso il Boss guardando le date del diario dei campi. Un mese vissuto pericolosamente. Adesso, si torna a casa.

Pubblicato da povna | Commenti (18) Tag: storie, memoria, impegno, romance, sceneggiatore, vitadascuola, maculati