A pranzo vado in una tavola calda, il padrone della tavola calda è seduto alla cassa, io passo col vassoio e lui dice: “Ciao”, io rispondo: “Ciao”, il padrone della tavola calda conta il cibo sul vassoio, sono sempre le solite tre cose, un riso, un’acqua minerale e una frutta, mi dice quant’è e mi chiede se pago in contanti o con il buono pasto, gli rispondo: “Buono pasto”, mi fa il solito sconto di venti centesimi al quale replico col solito grazie, afferro il vassoio e sparisco nella sala in cerca di un tavolo. Ogni volta è pressappoco così, le frasi che ci scambiamo non si distaccano mai dal copione, ho la ragionevole certezza che la conoscenza tra me e quest’uomo non progredirà mai a un rango superiore, neppure al commento climatologico della giornata, perché la tavola calda non ha finestre, e il fatto che la tavola calda non ha finestre penso che dica più o meno tutto di noi.
Giorni fa mi hanno fatto una domanda per gioco, era una specie di test della personalità, mi hanno chiesto: “Chiudi gli occhi e immagina di stare alla guida su un’autostrada, pensa alla macchina che ti sta davanti, cerca di immaginare questa macchina. Cosa vedi?” Al che ho chiuso gli occhi e ho immaginato di trovarmi in quella precisa situazione, ossia in autostrada, io sbracato sul sedile della mia auto, la mano che impugna il volante, la radio e tutte quelle cose che sappiamo. Davanti cosa vedevo? Non ci ho dovuto pensare troppo a lungo. Davanti vedevo il culo di un camion della nettezza urbana. Ho risposto proprio così: “Vedo il culo di un camion della nettezza urbana, con quella enorme bocca meccanica che ingoia e stritola i rifiuti”. La persona che mi ha fatto la domanda per gioco non si è scomposta, si è aggiustata gli occhiali sul naso e con aria lacaniana ha aggiunto: “Ci sono le persone?” E io: “Intendi nella bocca meccanica?” “No, intendo sulla pedana posteriore del camion. Ci sono gli operatori ecologici?” Ci ho pensato un po’, alla fine ho risposto: “Non ci sono le persone. Però il camion ha gli stop accesi. E io non ho granché voglia di frenare”.