Nell’epoca dei social network e delle connessioni eterne tra falsi amici, arriva dalla Finlandia un film piccolo ma pieno di speranza. Minimale ma ricercato, Miracolo a Le Havre restituisce al pubblico gli eroi buoni, gli angeli dalla faccia pulita figli di un cinema d'altri tempi. L'universo creato da Kaurismäki è saturo di generosità, i personaggi che popolano l'umile quartiere che fa da teatro alla vicenda sono in realtà elementi di un microcosmo legato da un forte sentimento di solidarietà, un tutto indivisibile dove il contributo di ognuno è necessario per far andare le cose nella giusta direzione. Il regista ripercorre le orme del cinema di Vittorio De Sica e Frank Capra in una sorta di esortazione al meglio che l’uomo può dare. Ad impreziosire il film c’è anche un cammeo di Jean-Pierre Leaud, che fu il passionario adolescente dei 400 colpi di François Truffaut, indimenticabile icona di ribellione e libertà.
Senza tradire il suo stile essenziale, il regista narra la storia ricreando grazie ad un’ottima fotografia e agli ambienti scenografici un clima accogliente ed amichevole per lo spettatore. Negli arredi colorati infatti si ritrova facilmente il gusto per le piccole cose e la semplicità di chi riesce a vivere serenamente anche con poco. Niente qui può far male. Marcel nella sua infinita bontà è l’unico a non conoscere le reali condizioni della moglie e per questo non cede mai alla paura e al dolore. Perfino il rigore delle autorità viene meno grazie all’indulgente commissario Monet, che girando per la città bordo della sua vecchia Gordini non lesina buoni consigli e chiudendo ripetutamente entrambi gli occhi accantona la legalità per far spazio alla giustizia.Non inganni la semplicità della trama, Kaurismäki non è Walt Disney e questa non è felicità gratuita. Sotto le apparenze di Le Havre (questo il titolo originale) si cela una precisa coscienza sociale; non è un caso se la storia di Idrissa corre parallela a quella di Arletty; gli esiti delle loro vicissitudini sono eccezioni, non regole. L’epilogo del film è purtroppo un’anomalia, una distorsione romantica del mondo che conosciamo, fantascienza. Le Havre è un dessert ipercalorico per romantici ma al tempo stesso una bolla di sapone surreale, un prodigio che dura un lungometraggio, con quella dolcezza che scivola via già dai titoli di coda trascinandosi dietro gli animi gentili, i cani intelligenti e le piccole botteghe al sapore di pane. Certo, a noi resta una realtà diversa, ma anche l'obbligo di continuare a credere che da qualche parte i miracoli accadono ancora.
Voto: 7Voto redazione--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Apeless: 7 | Chiara: 8 | Ang: 6.5