“Quando si ritirerà, mi sa che sparirà totalmente dal mondo del ciclismo”. Dissi questo all’amica Ilaria, o comunque il concetto era pressappoco questo, una sera d’inverno mentre camminavamo per Firenze e parlavamo di ciclismo ed Andy Schleck. Poche persone lo conoscono come lei, seguendolo da anni e incontrandolo a ritiri, conferenze, corse, in Patria e fuori. Potrebbe essere questa la carta da giocare per il lussemburghese? Un momentaneo ritiro dall’attività e capire se quello che vuol fare è ancora svuotare borracce a 40 di media? Certamente un ritiro per caduta non è cosa che riguardi la voglia o meno di pedalare. Froome è caduto e ha finito il suo Tour che non l’aveva manco iniziato. Ma questa cronica, prolungata, interminabile assenza di Andy Schleck da qualunque fase di qualunque corsa, non sembra solamente figlia di una carente forma fisica. Perfino Cunego e Basso rispetto a Andy hanno reso di più in queste ultime due stagioni, e non scrivo altro. Anche perché la presenza di Luca Guercilena nel suo team è garanzia di competenza da parte di chi ti sta intorno. Guercilena è bravo come pochi nel suo mestiere, ma se invece proprio il DS stesse sbagliando? Schleck non è Cancellara, che per carattere è un carro armato. Andy ha ancora voglia di fare il ciclista? Da sempre, nel lavoro di ognuno di noi, se la testa non è ben presente prima o poi quello che facciamo inizia a perder colpi. E se per qualche tempo riesci comunque a governare la barca, quando la corrente si fa più forte rischi di trovartici in balia. Il Tour è una corsa che per attese, pressione, clima è una vera centrifuga, senza prelavaggi di avvertimento. Andy Schleck in bicicletta c’è fisicamente, ma la testa è collegata al resto? Perché, visto che anche questa stagione sembra malamente naufragata, non andarsene totalmente dal gruppo e appendere la bicicletta fino a novembre? E se fra tre mesi la bilancia declamerà cinque o sei chili che prima non c’erano chi se ne frega, perché se Schleck lo vorrà veramente quei chili potrà perderli quando in bici ci tornerà. Andy si è ritirato per una caduta, ma forse chi lo segue, chi lo gestisce come atleta non capisce che qui prima dell’atleta c’è da far rialzare dall’asfalto una persona. Per ora il ciclista può accontentarsi di stare a ruota.
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“Quando si ritirerà, mi sa che sparirà totalmente dal mondo del ciclismo”. Dissi questo all’amica Ilaria, o comunque il concetto era pressappoco questo, una sera d’inverno mentre camminavamo per Firenze e parlavamo di ciclismo ed Andy Schleck. Poche persone lo conoscono come lei, seguendolo da anni e incontrandolo a ritiri, conferenze, corse, in Patria e fuori. Potrebbe essere questa la carta da giocare per il lussemburghese? Un momentaneo ritiro dall’attività e capire se quello che vuol fare è ancora svuotare borracce a 40 di media? Certamente un ritiro per caduta non è cosa che riguardi la voglia o meno di pedalare. Froome è caduto e ha finito il suo Tour che non l’aveva manco iniziato. Ma questa cronica, prolungata, interminabile assenza di Andy Schleck da qualunque fase di qualunque corsa, non sembra solamente figlia di una carente forma fisica. Perfino Cunego e Basso rispetto a Andy hanno reso di più in queste ultime due stagioni, e non scrivo altro. Anche perché la presenza di Luca Guercilena nel suo team è garanzia di competenza da parte di chi ti sta intorno. Guercilena è bravo come pochi nel suo mestiere, ma se invece proprio il DS stesse sbagliando? Schleck non è Cancellara, che per carattere è un carro armato. Andy ha ancora voglia di fare il ciclista? Da sempre, nel lavoro di ognuno di noi, se la testa non è ben presente prima o poi quello che facciamo inizia a perder colpi. E se per qualche tempo riesci comunque a governare la barca, quando la corrente si fa più forte rischi di trovartici in balia. Il Tour è una corsa che per attese, pressione, clima è una vera centrifuga, senza prelavaggi di avvertimento. Andy Schleck in bicicletta c’è fisicamente, ma la testa è collegata al resto? Perché, visto che anche questa stagione sembra malamente naufragata, non andarsene totalmente dal gruppo e appendere la bicicletta fino a novembre? E se fra tre mesi la bilancia declamerà cinque o sei chili che prima non c’erano chi se ne frega, perché se Schleck lo vorrà veramente quei chili potrà perderli quando in bici ci tornerà. Andy si è ritirato per una caduta, ma forse chi lo segue, chi lo gestisce come atleta non capisce che qui prima dell’atleta c’è da far rialzare dall’asfalto una persona. Per ora il ciclista può accontentarsi di stare a ruota.
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