Bisogna dire grazie alla manovra, anzi a quella surreale valanga di manovre, stracciate e ricomposte, alla tela di Penelope tessuta di giorno e disfatta di notte. Certo è’ stata la prova del nove della cialtroneria di governo, ma di questo c’erano prove ed evidenze tali anche prima che solo i gattini ciechi potevano non vederle.
Bisogna dire grazie soprattutto perché è stata il libro illustrato del liberismo, un in folio del potere delle corporazioni e delle rendite, un’immagine comica del tragico cul de sac in cui il berlusconismo ha infilato il Paese: tutte le versioni che si sono susseguite hanno avuto come loro filo conduttore tre principi guida: l’iniquità di fondo, il tentativo di limitare al massimo i danni per quel dieci per cento di redditi alti o altissimi e infine la tutela dei redditi nascosti.
Mentre molti italiani in soldi telefonavano alle banche svizzere per traferire i loro beni in oro e gioielli, tanto da aver esaurito le cassette di sicurezza a Lugano e alcuni particolarmente privilegiati bussavano alle sacre porte dello Ior, in realtà le scelte fondamentali sono sempre state quelle di approvare tutte le misure che andavano a colpire i ceti popolari, i diritti del lavoro e il welfare.
La commedia della manovra ha avuto inizio, dopo una stagione di dilapidazioni e incapacità, dal diktat della Bce, ossia dell’economia finanziaria, attenta solo al dato contabile come si conviene ai monetaristi e ha avuto la sua farsesca prosecuzione dentro i veleni e le confusioni del berlusconismo. E tuttavia ha avuto il merito di illuminare come un faro il percorso, perché non esiste alcun Paese al mondo che nell’ultimo decennio abbia avuto un aumento straordinario sia dell’evasione che della disuguaglianza sociale e al contempo un reflusso del welfare, peraltro tra i più striminziti dell’occidente. Al contrario non c’è settore dell’economia pubblica più in ordine di quello pensionistico sul quale tuttavia si vuole in qualche modo infierire.
E’ del tutto evidente che queste erano e sono le magagne strutturali del Paese, manifestazioni di una politica e di una mentalità sociale inesistenti con tutte le loro degenerazioni, una palla al piede di dimensioni enormi che, al contrario di quanto prescrive il pensiero unico, sono all’origine di una scarsa crescita ormai endemica. E invece ecco che la ricetta mondiale è stata applicata come se questi piccoli particolari non esistessero e come se fosse l’articolo 18 a vietare gli investimenti degli imprenditori e non invece la possibilità di fare denaro attraverso il denaro e di portare il bottino in paradisi. Certo da Berlusconi e dal suo blocco sociale non ci si poteva aspettare altro che questo aggrapparsi al ciglio del burrone con la sua compagnia di mentecatti e venduti. Se non altro però le cose sono chiare, mai più chiare e più limpide nel far trasparire il fango. Per questo meritano la fiducia dei masnadieri.
Mi chiedo davvero fino a quando ci faremo manovrare da questi. Fino a quando lo tollereremo, fino a quando l’opposizione farà finta che non siano banditi e non dicano menzogne ” strutturali”. Fino a quando saremo così irresponsabili da essere responsabili.
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