Fiona Apple: Niente tour, il mio cane sta morendo

Creato il 22 novembre 2012 da Linedrive @luciapalmerini

Fiona Apple ha cancellato il suo tour in Sud America per poter restare accanto al suo cane che sta per morire. Sul suo profilo Facebook ha condiviso una lettera con il suo grido d’amore per il suo “cucciolo”.

«Sono le sei di pomeriggio di venerdì, e scrivo ad alcune centinaia di amici che ancora non ho incontrato. Scrivo per chiedervi di cambiare i vostri piani e di incontrarci tra un po’. Ecco perché.

Ho un cane, Janet, e da due anni è ammalata, con un tumore che riposa nel suo petto, e cresce lentamente. Ha quasi 14 anni adesso, l’ho presa che aveva solo 4 mesi. Allora io avevo 21 anni, ero ufficialmente un’adulta – e lei era la mia bambina. È un pitbull, ed è stata trovata a Echo Park con una corda attorno al collo e morsi sulle orecchie e sul muso. Era quella che usavano nei combattimenti tra cani per far arrabbiare gli altri contendenti. Ha quasi 14 anni e non l’ho mai vista lottare, mordere o persino ringhiare, quindi posso capire perché avessero scelto lei per questo ruolo orribile. È una pacifista.

Janet è stata una relazione costante nella mia vita adulta, è la verità. Abbiamo vissuto in tante case, e abbiamo fatto parte di alcune famiglie improvvisate, ma in realtà siamo sempre state solo noi due. Ha dormito nel letto con me, la sua testa sul cuscino, e ha accettato sul suo petto il mio viso isterico, in lacrime, con le sue zampe intorno a me, ogni volta che avevo il cuore o lo spirito spezzati, o che ero solo persa, e man mano che sono passati gli anni mi ha lasciato prendere il ruolo della bambina, mentre mi addormentavo con il suo mento sulla mia testa.

Era sotto il pianoforte quando scrivevo le canzoni, abbaiava ogni volta che cercavo di incidere qualcosa, ed era nello studio con me quando abbiamo registrato l’ultimo album. L’ultima volta che sono tornata a casa da un tour, era vivace come al solito, è abituata a stare lontano da me per poche settimane ogni 6 o 7 anni. Ha la malattia di Addison, che le rende pericoloso viaggiare perché ha bisogno di iniezioni regolari di idrocortisone, perché reagisce allo stress e all’eccitazione senza gli strumenti psicologici che salvano la maggior parte di noi dall’andare nel panico fino a morirne. Malgrado tutto questo, è sempre felice e giocherellona, e ha smesso di comportarsi come un cucciolo solo tre anni fa.

È la mia migliore amica e mia madre e mia figlia, la mia benefattrice, e quella che mi ha insegnato che cos’è l’amore. Non posso venire in Sud America. Non ora. Quando sono tornata dall’ultima tappa del mio tour americano, c’era una grande, grande differenza. Non fa nemmeno più le passeggiate. So che non è triste all’idea di invecchiare o morire. Gli animali hanno l’istinto di sopravvivenza, ma non un senso di mortalità o vanità. Ecco perché sono molto più presenti delle persone. Ma so che si sta avvicinando al momento in cui smetterà di essere un cane e, invece, sarà parte di tutto. Sarà nel vento, e nel terreno, nella neve, e in me, ovunque io vada.

Non posso lasciarla ora, per favore, capitemi. Se me ne vado di nuovo, ho paura che morirà e non avrò l’onore di cantare per lei mentre si addormenta, di accompagnarla. A volte mi servono 20 minuti a decidere quali calzini indossare quando vado a dormire. Ma questa decisione è stata immediata. Queste sono le scelte che facciamo, che definiscono ciò che siamo. Io non sarò la donna che mette la carriera davanti all’amore e all’amicizia. Sono la donna che resta a casa e cucina pesce per la mia più cara e vecchia amica. E che l’aiuta a essere comoda, e confortata, e sicura, e importante. Molti di noi in questi giorni temono la morte di una persona cara. È l’orribile verità della vita, che ci fa essere terrorizzati e soli.

Vorrei che potessimo apprezzare il tempo che ci rimane prima della fine. So che negli ultimi momenti avrò la più travolgente consapevolezza di lei, della sua vita e del mio amore per lei. Ho bisogno di fare l’impossibile per esserci. Perché quando morirà sarà l’esperienza più bella, più intensa, più significativa della mia vita. Così resto a casa, e la ascolto russare e rantolare, e rigirarsi nel respiro più paludoso e orribile che sia mai stato emanato da un angelo. E vi chiedo la vostra benedizione.

Ci vedremo.
Vi voglio bene,

Fiona»


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