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Racconta la storia di un uomo. Siamo a Bologna, è piena estate. Lui è tormentato a tal punto da non riuscire a reggere il ritmo del lavoro. Il suo capo gli consiglia di prendersi mezza giornata di libertà e, lui accetta. Il suo unico pensiero è Marta. Lei è il pensiero che tormenta la sua colpevolezza. Una debolezza a cui non ha saputo resistere, così come il cavaliere che vuole raggiungere Samarcanda e prega il suo cavallo di correre a più non posso, per arrivare in tempo. Esce dall'ufficio. Bologna appare aggressiva, vuole mettergli i bastoni tra le ruote. Ogni suo passo è un impedimento. Dapprima un fastidio, una distrazione, poi difficoltà, quindi aggressione, violenza, sino a diventare una minaccia e, un avvertimento. Lui corre verso il suo destino. Il suo cammino per le vie del centro, sperando di giungere a casa e trovarla ancora lì. Una birra, il lieve refrigerio, i ricordi che si affollano sconnessi, la paura, la rabbia verso sé stesso, verso gli altri, si accumulano sui suoi passi e su ciò che lo circonda. La zingara che vuole leggergli la mano. Il peluche con un nome che lo lega a un ineluttabile destino. I fiori neri, l'unica stanza con carta da parati di casa sua, lo attendono perché questo destino si consumi.
Foto e parole. Una storia incalzante che scava nell'anima sempre più in profondità. Foto scure di una natura che appare surreale e tetra, minacciosa, ma anche intrigante e meravigliosa. Un cammino che fisicamente conduce alla destinazione di ognuno di noi. Un cammino che nella sua fisicità rappresenta la ricerca interiore della pace. La ricerca del perdono che sappiamo non ci sarà. Il racconto è scritto con tanta energia e profondità. Barbara è maestra nello scavare l'anima dell'uomo che cerca la redenzione, il perdono, pur sapendo di aver peccato. La città non è un ambiente passivo in questo racconto. E' un personaggio che interagisce con colui che vuole sfuggirgli. Cresce, la rabbia dell'uomo, in proporzione alla rabbia della città, che viene evitata forzatamente per via di ricordi che si contorcono convulsamente nella mente. Marta, a casa, attende. Inerte ma non inerme, lei attende solo di essere raggiunta per chiudere il cerchio. Testimoni sono le foto, i fiori bianchi su sfondo nero, i fiori neri su sfondo chiaro. Le foto di Gianluca sembrano dipinte sullo sfondo di questa tetra storia creando una amalgama che, in certe pagine, appare perfetta. Fiori, piante, ombre della natura che vengono illuminate solo dall'occhio che indaga tra le loro foglie. Alberi, mele, foglie, fiori, fili d'erba... Parole, emozioni, sensazioni fisiche e intime. Tutto dentro questo piccolo fiore nero, il primo dei fiori neri che verranno pubblicati sotto questo vessillo. A tutto ciò, lo devo dire, si aggiunge il tocco musicale di Barbara. Lei, i suoi testi, sono sempre avvolti da una colonna sonora tutta loro. Per cui, questo Fiore Nero è speciale, perché oltre alle immagini e alle parole, tra le sue pagine racchiude anche una melodia frenetica e disperata. La musica, il giusto accompagnamento, che corona con successo il volumetto.
La foto che mi è piaciuta di più? A pagina 31, Kew Gardens 4. Le parole che mi hanno fatto rabbrividire? A pagina 21:
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