Sanremo. E’ la notte del 29 agosto. Due panfili di 24 metri vanno in fiamme, mentre sono ormeggiati a Portosole, il porto turistico della città. Nessuno rimane ferito nel rogo. Al mattino la Capitaneria fornisce le prime informazioni sull’accaduto: l’incendio si sarebbe sviluppato verso le 4:00 a bordo del panfilo Irbis e da qui si sarebbero propagate al vicino Manhattan (Singolare la coincidenza tra il nome del natante ed il "Progetto manhattan").
La prima imbarcazione, completamente distrutta, affonda; la seconda, i cui ormeggi sono andati a fuoco, va alla deriva, prima che venga rimorchiata lontano, mentre i vigili del fuoco accorsi sul posto, insieme con la guardia costiera, spengono le fiamme.
Secondo la ricostruzione ufficiale, l’incendio si è sviluppato mentre sulla Irbis si sta facendo un barbecue.
Il Comandante della Capitaneria di porto, Andrea Betti, dichiara: "Confermo che l’incendio è divampato per motivi del tutto accidentali. Le due unità coinvolte sono andate completamente distrutte ed ora sembrano due scheletri. Quello da cui è partito l’incendio, si chiama Irbis ed è battente bandiera britannica; il secondo, denominato Manhattan, batte bandiera delle Isole Vergini. Ancora, però, non sappiamo chi siano i proprietari delle due imbarcazioni".
Secondo i primi accertamenti a bordo dell’Irbis, si trovavano due o tre persone di nazionalità britannica che, però, si sono allontanate dal natante.
Nei giorni successivi si identifica il presunto responsabile del disastro: è un marinaio svedese di ventun anni, Max Grybble, che gli organi di informazione ora indicano come l’unica persona a bordo dell’Irbis la notte del 29 agosto. Il giovane, subito non reperibile, poi rientrato nella “città dei fiori”, asserisce di essersi recato fuori Sanremo, presso conoscenti, non sapendo dove dormire. Grybble, difeso dall’avvocatessa Anna Bruno, afferma di essere disponibile a conferire con il Pubblico ministero, Marrali.
Stranezze
Alcune stranezze costellano la ricostruzione ufficiale dell’evento: prima si vocifera di un equipaggio russo presente sull’Irbis, poi si riferisce che a bordo del natante si trovava un marinaio svedese. Questo particolare, però, è poco o punto significativo, dipendendo dalla confusione che regna nelle ore immediatamente successive ad un evento del genere.
Invece molti dubbi si concentrano sull’ora dell’incendio: all’inizio, essa è collocata tra le 3:15 e le 3:30 (Notiziario regionale della RAI), in seguito è spostata alle 4:00, infine slitta alle 4:15. Eppure il proprietario del panfilo attraccato accanto al Manhattan, interpellato nel corso di un nostro sopralluogo, afferma, senza tema di smentita, che le fiamme sono divampate alle 3:15. L’uomo non ha dubbi: è un testimone oculare che – fatto singolare – gli inquirenti non sembrano aver ascoltato. Quando gli chiediamo se, secondo lui, è credibile che l’incendio si sia sprigionato da un barbecue, come riportato dai media, l’uomo, con tono stizzito, esclama: “Ma quale grigliata: non c'era nessuno a bordo e l'incendio è scaturito da sotto coperta!".
Le anomalie non sono finite: di fronte al molo B è all’ancora un’unità militare della Marina italiana; inoltre quasi sulla verticale del pontile vediamo incrociare a bassa quota (non oltre i 1.000 metri) un velivolo A-330 privo di contrassegni. L'aereo era già comparso nei due giorni precedenti. Un altro aspetto è, però, ancora più inquietante…
Nella prima decade di settembre cominciano le operazioni di recupero. Due sono le unità impegnate nelle operazioni: un pontone fuori dal porto a circa un centinaio di metri dalla darsena usato per riportare in superficie il relitto del 'Manhattan', ed una interna al porto. Chiarisce Betti: “Quella fuori viene recuperata con un pontone che imbraga la parte più grande e la tira a bordo, mentre le parti più mobili (?) vengono prese con una specie di benna”.
Un esperimento militare?
Una breve analessi: sono le 3:15 di notte del 29 agosto. Si verifica un black out di pochi secondi. Sulla città cala il buio. Gli antifurto delle autovetture cominciano a suonare. E’ stato un attacco EMP?
L’impulso elettromagnetico (EMP, Electromagnetic pulse) è una radiazione elettromagnetica dovuta ad un'esplosione (specialmente di un ordigno termonucleare detonato ad alta quota o fuori dall'atmosfera) o da un intenso campo magnetico causato dall'effetto Compton, provocato da un'eruzione solare che proietta un enorme flusso di particelle cariche nell'alta atmosfera, all’origine delle aurore boreali. Il risultato è un campo elettromagnetico che potrebbe generare un alto voltaggio e causare danni ingenti tramite cortocircuiti alle reti elettriche, soprattutto ai trasformatori connessi alle più lunghe e moderne reti che percorrono lunghe distanze. [1]
L'emissione di un intenso impulso di radiazioni può essere usato come arma di guerra elettronica con la cosiddetta bomba elettromagnetica o bomba-E (E-bomb). Si tratta di un dispositivo bellico (anche satellitare) progettato per mettere fuori uso gli apparati elettronici in un vasto raggio di azione. L'intenso impulso è ottenuto per effetto Compton o per effetto fotoelettrico.[2] L'improvviso e temporaneo abbassamento di tensione delle batterie installate nelle autovetture potrebbe quindi spiegare perché sono scattati gli allarmi antifurto.
3:15 è proprio l’ora in cui lo yacht Irbis va a fuoco. E’ una coincidenza o l’incendio del panfilo è da correlare al black out? L’unità militare nel porto turistico di Sanremo e l’aereo che ha sorvolato la zona in quei giorni, sono particolari rilevanti, indizi di un evento sui generis? Le discordanze a proposito dell'ora in cui è scaturito l'incendio paiono un tentativo di allontanare l’orario dell’interruzione nell’erogazione di energia elettrica da quello dell'episodio in oggetto. Le fotografie inducono a pensare che il fuoco abbia avuto origine da sotto coperta e non dal ponte dove sarebbe logico fare un barbecue. Gli inquietanti fenomeni di Caronia, che una commissione ministeriale ha attribuito all’uso di armi a microonde, presentano qualche analogia con quanto occorso a Sanremo nella notte di fine agosto. [3]
Si uniscano i puntini e forse la verità salirà in superficie, come il relitto dell’Irbis…
[1] L’effetto Compton dal nome dello scopritore, il fisico statunitense Arthur Holly Compton (1892-1962), è un fenomeno che si manifesta quando un fotone interagisce con un elettrone, cedendogli energia e deviando dalla sua traiettoria di un angolo θ.
[2] L’effetto fotoelettrico è un fenomeno nel quale un materiale esposto a radiazioni elettromagnetiche emette elettroni.
[3] “Secondo gli esperti guidati da Francesco Mantegna Venerando, il coordinatore regionale del Comitato della Protezione civile siciliana, Canneto di Caronia è stata colpita da fenomeni elettromagnetici di origine artificiale, capaci di generare una grande potenza concentrata. Si è trattato di fasci di microonde a 'ultra high frequency' compresi nella banda tra 300 megahertz e alcuni gigahertz. Per produrre una simile quantità di energia una macchina dovrebbe raggiungere una potenza tra i 12 e i 15 gigawatt. Dov'è ubicata la sorgente, però, non si sa. Una rete composta da decine di sensori, da due anni, dà la caccia all'impulso madre proveniente dal mare, un compito quasi impossibile dal momento che l'emissione dura lo spazio di qualche nanosecondo.” (C.U.N.)
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