Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ve lo ricordate Roberto Carlino, quello che trasforma i sogni in solide realtà? Beh, può darsi che Immobildream cambi testimonial per scegliere una personalità rappresentativa più dinamica, più autorevole, più nuova.
E chi meglio di Nardella, il sindaco di Firenze succeduto al premier con l’intesa che non lo farà rimpiangere. E infatti da citrullo a citrullo, da spaccone a spaccone, da improvvisato a improvvisate, da dilettante a dilettante, si è già fatto riconoscere per essere degno dell’eredità che gli è stata consegnata. Nel solco della continuità ha proseguito nella lobby locale delle grandi opere inutili, prima tra tutte l’attraversamento Tav del centro storico cittadino, benché come il suo facondo padrino passi la maggior parte delle sue iperattive giornate e sputacchiare sentenziose menzogne in tutti i talkshow. E benché il “grande buco” di Firenze, corredato di megatunnel a doppia canna e macrostazione sotterranea, minacci di inghiottire amministratori, ministeri, vertici del Comune e della Regione in una inchiesta giudiziaria che ha evidenziato gravissimi profili di illegittimità ed illegalità amministrative, civili e penali, da parte di una “cricca” che coinvolge pesantemente non solo gli alti gradi delle ferrovie e le imprese interessate, ma anche l’amministrazione pubblica. Ha noleggiato monumenti e chiese, perfino Santa Maria Novella, e a prezzi puramente simbolici, come location per gli eventi mondani di ingenerose imprese, rapaci multinazionali,spregiudicati colossi finanziari, in modo da consolidare la rete dei rapporti politici ed economici del gruppo dirigente renziano, propensa a frequentare e accattivarsi la più disinvolta finanza internazionale.
E adesso ha deciso di trasformare il Municipio in agenzia immobiliare, come la Toscano, per via del nome che richiama l’origine e il radicamente del renzi-pensiero, di quelle più audaci, di quelle più ciniche, che mandano i loro addetti nelle salette della rianimazione a esercitare spigliate prelazioni su appartamenti prossimi a “liberarsi” degli inquilini, di quelle che danno una mano di vernice ad alloggi fatiscenti per acchiappare disperati creduloni.
Così ha messo insieme un elenco di 60 tra immobili e aree, ha infilato nella valigetta mappe e bozze di favolosi concordati e sgravi fiscali, che prevedono riduzioni e cancellazione dell’Imu e della Tasi, dilazioni munifiche, o la possibilità di ampliare fino al 20% la superficie della trasformazione per gli immobili, in barba al “volume zero” fiore all’occhiello del predecessore, ed è partito per un tour promozionale: Cina, Germania, Francia, per essere presente, ha detto, dove si muovono i mercati.
Nella 24 ore di Nardella c’è di tutto: stabili enormi, vecchi depositi del tram, ville, l’ex tribunale di San Firenze, l’immobile con l’arco di piazza Repubblica, l’exManifattura Tabacchi, l’area delle ex Officine grandi riparazioni, il complesso, la Cassa di risparmio di via Bufalini, palazzi in via di Quarto a Careggi, e anche il convento cappuccino di via dei Massoni, Poggiosecco e il Teatro Comunale.
Intervistato dalla stampa locale in questa sua nuova veste il Nardella si è compiaciuto: “Io d’ora in poi andrò ovunque a promuovere la città …. Abbiamo l’opportunità di mettere in moto la più grande operazione immobiliare degli ultimi 150 anni: un miliardo e mezzo di investimenti possibili, 60 milioni di euro di oneri d’urbanizzazione per il Comune, 10 mila posti di lavoro. Un’occasione da non perdere”, apprestandosi a diventare a un tempo il più dinamico sindaco e il più fattivo intermediario degli ultimi 150 anni, una vanteria che rammenta la grandeur del “Lui” di riferimento del circo renziano. E siccome anche a lui, seppure più modestamente, interessa il calcio, inquieta la frase che gli è sfuggita, quando in una delle tappe dei suoi tour di commesso viaggiatore, si è estasiato alla vista dello Stadio del Bayern: “E’ pensato per le famiglie: mi piacerebbe averne uno così a Firenze”, magari da tirar su con i proventi, per ora solo immaginari, delle svendite. È che questi giovanottelli sognano, sognano come nella storia della ricottina. Sognano di vendere una ricottina, un palazzo, per comprarsi uno stadio, per farci andare la gente pagante, per far su i soldi per realizzare una sottovia, per conquistarsi sponsor e grandi elettori, per restare per sempre là dove sono. Che è poi il loro unico interesse, la loro unica aspirazione, la loro unica volontà. E se possono lasciare un’impronta del loro passaggio deve essere quella di un tallone di ferro, di soprusi fatti di cemento, di piramidi costruite grazie alla schiavitù.
Oggi i “comitatini” dimostrano davanti a Palazzo Chigi contro lo Sblocca Italia che di quella ideologia è il vangelo, perché ancora prima ancora di rovesciare asfalto e cemento sui suoli, prima ancora di perforare con trivelle la terra e il mar, prima ancora di mettere un sigillo definitivo sulle possibilità di avviare una capillare opera di manutenzione del territorio, deve portare incamerare la vittoria definitiva nella guerra contro la partecipazione dei cittadini e dei sindaci, per imporre la devastazione, il saccheggio, e gli effetti conseguenti, penetrazione criminale, corruzione, illegalità prima tollerata poi legittimata, mediante la grande menzogna della “pubblica utilità”, o quella dell’ “emergenza” indifferibile, o quella della riconquista della credibilità del paese attraverso Grandi Eventi, Grandi Opere, Grandi Navi, Grandi Licenze, Grandi Crimini contro il bene comune. È stato proprio Renzi a chiamarli così, additandoli al pubblico ludibrio e assimilandoli a gufi, disfattisti, fancazzisti, quelli che fermano il progresso, la crescita, opponendosi alla necessaria dittatura del partito del cemento, delle lobby del petrolio, delle autostrade dove non ci sono più macchine da far passare, dei centri commerciali dove non c’è niente da comprare e poco da vendere, dei canali che sconvolgono sistemi idrogeologici unici e fragili, dello sconvolgimento delle leggi urbanistiche in modo che pagando e poco, tutto sia possibile, tutto sia fattibile, tutto sia necessario e dunque legalizzato tramite decreto, compresa la cancellazione della democrazia.
Tanti anni fa la gauche parlamentare definì così il Maggio francese, le “groupuscules”, che qualche giorno dopo invasero le piazze, colonizzarono di rpotesta e sogni l’Europa con lo slogan “Nous sommes les groupuscules”. Arridiamo la stessa speranza ai comitatini, oggi e nei giorni a venire.