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Firenze-Genova, sola andata

Da Povna @povna
La 'povna (del resto, non è l'unica) non trova le parole. Così per parlare di quanto sta succedendo, e di quello che è successo, già lo stesso giorno, indietro di quarantacinque anni (e quella volta c'era la sua mamma, là. sul tetto) ritorna a immagini e discorsi che le sono familiari. Di chi ha scelto di narrare la storia dell'Italia ripartendo da quell'alluvione e quell'evento, come un segno di volontà e speranza. E non per un facile ottimismo, ma proprio perché il suo animo è scandalizzato e pesante. E il ricordo del '66, e degli Angeli del fango, le sembra prezioso ed esemplare.

"La meglio gioventù è un heimatfilm nostrano che, attraverso la vita di due fratelli, dei loro consanguinei e amici, tenta il bilancio di una generazione che non è stata solo di rivoltosi e terroristi, come poteva sembrare qualche tempo fa, e nemmeno, come a volte sembra oggi, di figli di puttana che prima o poi sono saliti sul carro del vincitore di turno. Questa "meglio gioventù" è una generazione - ma forse si potrebbe dire un Paese - che ha ospitato al suo interno speranze e contraddizioni, spinte in avanti e bruschi stop, docce gelate e brucianti passioni, la lotta e l'impegno, il disordine e il bisogno di regole. Una generazione che voleva tutto ma che ha trovato o perduto molte cose per caso. Rulli, Petraglia e Giordana lo sanno perché è proprio dei migliori anni della loro vita che si sta parlando. Ma non hanno un'ambizione sociologica o epocale: scelgono di guardare agli individui, alle persone o al massimo ai gruppi che conoscono meglio. La "meglio gioventù" evocata dalla canzone era quella delle persone chiamate a fare la guerra e perciò destinate ad andare "sottoterra"; qui, in un senso più ampio, esprime la condizione di chi si assume delle responsabilità, fa delle scelte per governare la propria vita o aiutare quella degli altri Con il rischio di non farcela o di finire travolto dagli eventi. «L'Italia è un paese bello e inutile... Un paese da distruggere» dice il professore universitario all'inizio del film. Dopo circa sei ore, sapremo che «tutto è veramente bello» e che è valsa la pena di vivere, lottare, amare, cercare di capire e di migliorare il mondo". (Ezio Alberione, Duel, 25/08/2003) 

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