Fisiognomica di un successo: brad pitt
Creato il 16 luglio 2014 da Veripaccheri
La differenza diventa
palpabile quando si tratta di scriverne, perchè a fronte di un
fisiognomica da copertina Brad Pitt ha saputo costruirsi nel corso del
tempo una credibilità non pronosticabile e che ora non si può liquidare
con qualche nota di colore e con i calcoli da botteghino. Sul piatto
della bilancia non ci sono solo una quarantita di film ma anche un ruolo
da produttore che è diventato il segno più evidente di una maturità
artistica che ha visto Pitt impegnato sul versante di un mecenatismo
illuminato, con film come "The Tree of Life"," L'assassinio di Jesse
James", "12 anni schiavo"
, successi non scontati che hanno permesso al nostro di farsi strada verso il cinema più impegnato.
Evidentemente Pitt deve
aver fatto tesoro del consigli di Robert Redford che, in occasione
delle riprese di "A Rivers Run Through It" ebbe modo di profetizzare un
futuro radioso per il suo attore, a patto d riuscire a superare i
condizionamenti di uno status symbol che le Major volevano a
tutti costi edonistico e patinato. Certo il processo non è stato facile,
e così, prima di arrivare al punto di svolta, avvenuto nel 2006 con il
film di Gonzales Inarritu "Babel" - ma anche con una serie di interviste
e dichiarazioni orientare a costruire un immagine più attenta al mondo
circostante" , in cui per la prima volta l'attore appare con il volto
segnato dal tempo e nel pieno di una maturità anagrafica che diventerà
il suo marchio di fabbrica, allontantandolo da quella giovinezza
artificiale che è parte integrante del mainstream hollywoodiano.
Da quel momento, oltre alla versione disimpegnata e cool che tante soddisfazioni aveva dato al nostro (
da "The Snatch" alla trilogia di "Ocean Eleven") ci saranno le prove di
"Burn After Reading" e soprattutto l'Aldo Raine di "Bastardi senza
gloria", che aggiungeranno sfumature sardoniche e grottesche alla sua
maschera di bellezza incontaminata, e poi il dittico costituito
dall'accoppiata "L'arte di vincere" (nomination all'Oscar) e The Tree of
life" (Palma d'oro al festival di Cannes), decisivi nel raggiungimento
di una credibiltà che oggi gli permette di cimentarsi con il medesimo
successo (di critica e di pubblico) in lavori dotati di un'autorialità
spettacolare e pure remunerativa, come dimostra lo spot pubblicitario
del noto profumo francese, dove "L'uomo ideale" si mostra per quello
che è: uno splendido cinquantenne a cui tutto riesce in maniera
naturale. E la storia è lungi dall'essere finita, con un nuovo film, "Fury", ancora una volta ambientato nella seconda guerra mondiale, pronto a rinnovarne le gesta.
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