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Fitoussi bacchetta il Professore. Perché De Bortoli non è Montanelli.

Creato il 25 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Fitoussi bacchetta il Professore. Perché De Bortoli non è Montanelli.

Jean-Paul Fitoussi

Jean-Paul Fitoussi, ieri sera da Serena Dandini, l’ha cantato chiaro. Non un motivetto con tanto di accompagnamento degli “Elio”, ma il suo pensiero di economista Presidente degli studi politici di Parigi e dell’Osservatorio francese della congiuntura economica. La modifica dell’articolo 18 voluta dal Professore non serve a nulla né serve il licenziamento facile per favore gli investimenti stranieri in Italia. “Ciò che occorre – ha detto Fitoussi con il suo italiano invadibile da molti – è avere meno burocrazia, più accessi facilitati per la creazione di nuove imprese, meno mafia e quindi più certezza della sicurezza e della trasparenza. E infine meno corruzione. Se l’Italia assicurasse questo gli investitori tornerebbero, e licenziare sarebbe l’ultimo dei problemi”. Ragionamento economico profondo? No, solo buon senso e capacità di lettura. Monti ha risposto da par suo: “I governi precedenti hanno concesso troppo alle parti sociali”. Fitoussi ha ribaltato un altro assioma “montiano”, quello della rigidità dei conti dello stato. “Meglio che si indebiti lo Stato che tante famiglie e puntare alla rigidità del bilancio dello stato è solo una ipocrisia”. Amen. Poi siamo noi, quelli delle visioni “incredibili” e della fantapolitica tanto al chilo. Ieri, fra i commenti, è apparso un paragone, secondo noi improponibile, fra Indro Montanelli e Ferruccio De Bortoli. Ha risposto una lettrice del blog ricordando alcuni fatti storici del rapporto burrascoso fra Montanelli e Berlusconi e tutto perché ci eravamo permessi di dire che non ci piace un giornalista che frequenta i salotti del presidente del consiglio, lo fa insieme a quello del Senato, e non è un salotto ma una cena. Quando Berlusconi invitò a pranzo Montanelli, lo fece per avvisarlo della sua discesa in campo e per convincerlo a sostenerlo attraverso Il Giornale. La risposta di Indro fu un “no” che gli costò la testata che aveva inventato e dirigeva. Altra tempra. Abbiamo ammirato, e lo abbiamo scritto, il Ferruccio De Bortoli neo direttore del Corsera, quello della continuazione storica della visione “laica” della linea editoriale che un tempo aveva portato a scrivere sulle stesse pagine Carlo Bo e Pier Paolo Pasolini. Infatti De Bortoli venne fatto secco in pochissimo tempo, sostituito prima da Fogli e poi da Mieli. Ma Ferruccio era bravo e Montezemolo lo chiamò al capezzale del Sole24 Ore ottenendo il miracolo di rilanciare un giornale decotto. Poi la svolta. Il Corrierone crolla in termini di vendita (superato da Repubblica), e Mieli lascia la direzione per assumere la presidenza della RCS Libri. Torna De Bortoli ma stavolta è un uomo diverso. Accetta la linea del patto di sindacato del giornale e fa scrivere sulle stesse pagine Pierluigi Battista e Antonio Polito. Con questo De Bortoli, epigone freudiano del cerchiobottismo, noi non vogliamo avere nulla a che fare. Repetita iuvant.

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