La Luna non può aver ospitato acqua allo stato liquido in superficie, nonostante l’uso del termine “mare” che deriva dal latino relativo alle zone pianeggianti, più scure, visibili sulla Luna per un osservatore sulla Terra.
In realtà, del liquido dev’essere fluito in epoche passate sul suolo lunare, sottoforma di roccia allo stato liquido formatasi subito dopo l’impatto con un asteroide e che ha lasciato grandi cicatrici in forma di crateri visibili ancora oggi.
Quando grossi meteoriti impattavano sulla Luna, la crosta nel punto d’impatto doveva sicuramente liquefarsi dando vita a delle colate che scendevano sottoforma di fiumi di roccia creando piccoli torrenti di materiale fuso prima del conseguente raffreddamento e solidificazione. Sulla Luna le testimonianze di questi fiumi di lava rocciosa sarebbero rimasti sulla superficie lunare in modo permanente come ricordo di un passato sicuramente differente da quello di oggi.
L’immagine qui sopra, parte di una scansione della Narrow Angle Camera (NAC) acquisita dal Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA il 9 marzo 2012, mostra un flusso solidificato legato molto probabilmente alla formazione del Cratere Tycho avvenuta circa 108 milioni di anni fa. Potrebbe sembrare molto tempo fa, ma per le caratteristiche lunari su larga scara è sicuramente un tempo recente. Il flusso di roccia fusa si viene ad interrompere su un cratere più giovane, di 400 metri di diametro poco lontano, formatosi a causa dell’impatto di un oggetto con la superficie del nostro satellite.
Questo rappresenta sicuramente un ottimo sito sulla Luna da analizzare con particolare attenzione dai futuri astronauti-geologi.
Presa in condizioni di luce leggermente differenti, l’immagine qui sopra mostra un grande stagno fuso dove il flusso osservato nella prima immagine vi finisce dentro. Lo stagno è di circa 4500 metri di lunghezza per 2100 metri di larghezza.
Queste immagini non sarebbero state possibile senza il grande contributo del Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) lanciato il 18 giugno 2009 dalla NASA. LRO sta esplorando la superficie lunare da una quota di soli 50 chilometri.
Crediti: NASA / GSFC / Arizona State University.
Fonte River of Rocks – Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO): http://lroc.sese.asu.edu/news/index.php?/archives/591-River-of-Rock.html#extended
Sabrina