Magazine Diario personale

Five Years

Da Obyinlondon

Five YearsCon questo post celebro i miei primi cinque anni a Londra.
Oddio. Che emozione. Ci vuole un discorso.

Voglio mettere subito in chiaro che ho intenzione di festeggiare in modo sobrio e contenuto: quindi vi voglio tutti qua per tirare le cinque di mattina in qualche putrido pub di periferia; ubriacarci fino a vomitarci addosso a vicenda; prendere la gonorrea da un gruppo di mignotte cingalesi clandestine; fare il bagno nudi nelle fontane di Trafalgar Square; farci bastonare dal Metropolitan Police fino a perdere i sensi con la faccia nel vomito.
Sono certo accorrerete in molti.

Comunque, in attesa dei doverosi festeggiamenti, riesco anche a trovare il tempo di domandarmi dove siano trascorsi questi anni.

Da un lato sono sempre piú convinto che a Londra il tempo scorra a velocitá doppia, dall’altro mi sembra di scuotere la testa dopo un momento di appisolamento e di ritrovarmi seduto alla scrivania del lavoro dal quale mi licenziai. Ho come la sensazione che una parte di me sia ancora congelata su quella scrivania, mentre l’io che sono adesso sia qualcosa di inesistente: un sogno creato da quella persona, che si é proiettato in una dimensione temporale parallela non materializzatasi.

Torno a leggere quel che scrivevo cinque anni fa in questo periodo (da questo punto di vista un blog é una preoccupante banca dati di evoluzione psicologica) e trovo interessante, curioso, quasi tenero, scoprirmi a leggere ció che stava scrivendo qualcuno che non sono piú io.
E’ vero che cinque anni non sono una vita, ma cinque anni cambiano una vita.

Provo tenerezza e mi compatisco da solo per quanto ero coraggioso ed intrepido, ma anche ingenuo ed inesperto; non pronto ad affrontare nemici di cui non conoscevo il nome. C’é una frase in particolare, che scrissi allora, che mi ha colpito: “Non è semplice motivare una scelta simile, perchè motivi per scelte del genere non sono mai racchiusi dentro ad un singolo perchè [...] ma come una tartaruga nasce e si lancia in mare, io prendo il biglietto e mi lancio a Londra“. Ero ottimista e sconsiderato.
Il fatto é che quando stai per partire e lasciarti tutto alle spalle ti dici naturalmente pronto ad affrontare tutte le difficoltá necessarie a conquistare la tua  indipendenza (ed in realtá speri sempre ce ne siano poche), ma quando poi ti trovi veramente a piangere é un’altra cosa. Ma il dolore non fa meno male se ti dici che non ne hai paura. Devi accettarlo perché faccia meno male.
Oggi sono molto diverso rispetto a cinque anni fa, specialmente piú cinico e disilluso. Sarebbe bello poter tornare indietro e consegnarmi un manuale di istruzioni per evitare tanti momenti brutti e tenere soltanto quelli belli, ma immagino non sarebbe la stessa cosa. Decisioni prese nell’inesperienza producono un risultato che genera esperienza per la decisione successiva.
Sono ancora felice, ma oggi la felicitá scaturisce da cose piú reali, piú materiali, meno emotive. Un po’ come il bambino gioisce per un cartone animato in TV, mentre il genitore gioisce per un esito medico all’ospedale. E’ una cosa piú adulta.

Londra ti cambia, ti addestra a diventare parte del processo, a comportarti in certe maniere per sopravvivere, anche se tu non lo accetti. Impari le regole del gioco, anche se sono ingiuste e sbilanciate, e giochi.
E’ come vivere nel lusso anche se sai bene che c’é chi muore di fame: lo trovi terribile, eppure quando sei al parco con gli amici non ci pensi – ti lamenti anche.

Allo stesso modo vivendo a Londra in questi cinque anni ho imparato ad accettare regole che, seppur moralmente inique, i londinesi sviluppano naturalmente.
Ad esempio, quando conosci una persona per la prima volta – specialmente ad una festa – tieni la conversazione piú generica ed insipida possibile, a volte imbarazzantemente preconfezionata: perché sai che probabilmente sará l’ultima volta che vi vedrete. Le relazioni sociali cominciano a considerarsi semmai dal secondo incontro.
Comunque col tempo anche nelle amicizie a lungo termine tendi involontariamente a non legarti mai troppo ad una persona, perché nel retro della mente sai che potrai vederla partire in qualsiasi momento. E’ sempre bello vedere le persone alle quali vuoi bene inseguire i propri sogni; ma dopo esserci passato una volta, due volte, tre volte, il fatto di ricominciare da capo ogni volta… stanca. Ti fa sentire solo.
Trovi sempre nuova gioia nel vedere sbocciare amicizie forti basate su sentimenti “a pelle” con persone semi-sconosciute che ti leggono nel pensiero (come dicevo in questo post); ma amicizie che hanno come base l’avere vissuto “avventure di vita” insieme – intese come momenti belli e brutti, lacrime e risate – ci vogliono anni ed anni per costruirle, ed a Londra lo fai con disillusione, un po’ come costruire una castello di carte nel deserto. In cinque anni ho perso il conto di quante volte il mio giro di amicizie si sia rinnovato da zero. Per inerzia mi trovo sempre piú legato agli amici inglesi: sono anche quelli che sono rimasti a Londra piú a lungo.
Poi con gli amici che se ne sono andati si rimane in contatto con Facebook, croce e delizia delle nuove relazioni sociali: ti rimetti in contatto con grandi amici del passato con i quali scopri che oggi non hai piú niente a che fare; hai mille amicizie nel presente che peró se togli la data del tuo compleanno non sapranno né quando farti gli auguri, né quanti anni hai; ricevi infiniti inviti a feste di ogni tipo, ma se non ti presenti manco si accorgeranno che non ci sei andato. Infine Facebook ti permette di sapere che i tuoi amici sono vivi e vegeti senza bisogno di contattarli, mentre prima l’assenza di informazioni ti spronava a mandare una mail o fare una telefonata.
Poi a Londra sono tutti busy: per vedere qualcuno devi prendere appuntamento, possibilmente via mail, e di solito ci si incontra la settimana seguente. Gli eventi sociali si devono pianificare con settimane in anticipo, e nessuno si offende se qualcuno accetta immediatamente in toni entusiastici per poi cancellare all’ultimo momento con un sms: ‘Sorry I’m still in hangover I can’t move from the couch‘.

In tutto questo boudoir immaginatevi come si possano svolgere le relazioni sentimentali: dove ci sono in gioco i grossi sentimenti si rischia di piú.
Anche se credi veramente in una storia tieni sempre uno spiraglio del tuo cuore pronto a piangere, perché Londra é piena di persone, specialmente giovani, e le possibilitá sono ovunque e tutto puó cambiare da un giorno all’altro, per entrambe le parti. Ho visto con i miei occhi tutto ed il contrario di tutto: persone sposate in relazioni extraconiugali multiple; matrimoni a pagamento per un visto; coppie aperte ed interscambiabili; tradimenti con l’amico, l’amico e l’amico; fughe con amanti; cambi di sesso ed orientamento sessuale (all’interno di una coppia, s’ intende); sugar daddies; cougars; milfs; e chi piú ne ha piú ne metta.

Non sono deluso da Londra. Rappresenta la realtá concentrata di quello che comunque succede anche piú globalmente.
Questa cittá la amo ancora come l’ho amata la prima volta ma, esattamente come quando vai a teatro e rimani estasiato da un’orgia di colori spettacolari e romantiche performance, quando ti inserisci dietro al sipario ti devi rendere conto che la magia viene prodotta; e questo non deve sminuire la grandezza dello spettacolo, ma soltanto farlo diventare umano — se sei sufficientemente adulto per comprenderlo.

La multinazionalitá, il cosmopolitismo, il libero mercato, la paritá dei sessi, la democrazia: sono tutti indici di libertá  di cui grosse metropoli come Londra sono portavoci rappresentati; pensate ai punks, alle donne col burka, agli Hare Krisha, agli afro, alle drag queens — cioé gli aspetti per i quali Londra affascina ed ammalia — : sono riflessi di una libertá espressiva incondizionata e slegata da una morale comune; quando si lascia la gente libera di fare quello che vuole, bisogna anche accettare che fará veramente quello che vuole, anche se andrá a cozzare con la nostra personale concezione di morale. A volte questo fa male, a volte fa sentire soli, a volte toglie tutte le sicurezze; ma quando lo si riesce ad apprezzare, e si riesce a vivere liberamente la propria idea di libertá, allora viverci dentro é stupendo.
E questo é quello che ho imparato nei miei primi cinque anni a Londra.


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