“Flags Of Our Fathers” è un film del 2006 diretto da Clint Eastwood, ed è complementare a “Letters from Iwo Jima”, sempre di Eastwood, uscito nello stesso periodo, e racconta la battaglia nel Pacifico di Iwo Jima tra Alleati e Giapponesi, attraverso una foto scattata a sei marines che alzarono una bandiera statunitense su un colle del luogo della celebre battaglia.
All’inizio del 1945, la guerra nel Pacifico tra Alleati e giapponesi vive i momenti più importanti. Tra di questi, la battaglia di Iwo Jima, isola strategica per la sua posizione, fu decisiva per le sorti del conflitto, e durò più di un mese, e si concluse a Marzo 1945.
La storia è tratta dal romanzo “Flags Of Our Fathers” di James Bradley, figlio di uno dei marines, e parla di quanto successe realmente. Dopo pochi giorni dall’attacco a Iwo Jima, i marines alleati riuscirono a conquistare parte dell’isola e la sua collina; sei marines riuscirono quindi ad alzare la bandiera degli Stati Uniti d’America sulla cima del monte Suribachi, e il momento fu fotografato dall’inviato della Associated Press Joe Rosenthal, con la soddisfazione degli altri soldati, che avevano combattuto anche per vivere quell’istante storico.
Il dipartimento militare, che vide quella foto, pensò che potesse essere utilizzata come mezzo di propaganda per rilanciare la raccolta fondi per la guerra che era in profonda crisi, viste le ingenti perdite dell’esercito americano e la soluzione del conflitto prossima solo in Europa. Ma il battaglione volle tenere con sé l’originale, e allora i vertici di stato americano, individuarono i marines ma solo tre erano sopravvissuti nei giorni successivi, mentre gli altri erano morti sul campo di battaglia: John Bradley, detto Doc(Ryan Philippe),Rene Gagnon (Jesse Bradford) e l’indiano Ira Hayes(Adam Beach). Venne così scattata una nuova foto, che ritraeva i marines mentre alzano la bandiera, e sarà pubblicata negli Stati Uniti.
I tre vengono così riportati a casa, ricevuti dal Presidente e poi sottoposti a un giro incredibile di apparizioni in una campagna che serve a raccogliere fondi, e scene umilianti, che li facesse apparire come eroi, come ad esempio dentro uno stadio ripetere la scena celebre. Ma loro in realtà, come molti, si sono trovati in mezzo a una guerra dura e che li avrà segnati per tutta la vita, e vorrebbero solo tornare ad aiutare i compagni rimasti a combattere, e non si sentono affatto eroi ma sopravvissuti all’infernale conflitto, ed è in particolare l’indiano che si sente debole, pieno di ansia e dubbi.
Il film, prodotto per la Warner Bros. da Clint Eastwood, Robert Lorenz e Steven Spielberg, mette dunque in risalto una storia che sembra in realtà piccola cosa rispetto al contesto generale della Seconda Guerra Mondiale, ma invece racconta l’esperienza tremenda dei soldati nel conflitto contro i giapponesi: dallo sbarco sull’isola giapponese, e vedere morire i compagni e non sapere se loro mai torneranno a casa. Sebbene dopo oltre un mese gli Alleati prenderanno Iwo Jima, ciò che resta è la desolazione e la tristezza, c’è chi riesce a dimenticare ma chi non ce la fa davvero, come Ira Hayes. E se addirittura tre soldati vengono presi e buttati in mezzo a un mondo per loro nuovo, ma talmente diverso, ecco che il senso di vuoto è totale.
Clint Eastwood dirige con la sua capacità di raccontare in maniera spietata un film in cui alla tragica realtà del conflitto si distingue il lato umano di chi l’ha fatta, la guerra. Un film che fa riflettere davvero.