#nonsolomiss
Ieri sera è partita su Rai 1 la sequenza di puntate di Miss Italia che incoronerà la più bella d’Italia. Consueto appuntamento settembrino a cui sono dedicate ben cinque giornate mandate in onda sulla tv pubblica. Ma come, ci si chiede, dopo tutto il disquisire sull’immagine femminile nei media ci troviamo per l’ennesima volta di fronte a questo programma sessista, noioso e vetusto? Gli organizzatori hanno pensato bene quest’anno, dopo il clamore suscitato dalla presa di coscienza del modello unico di donna proposto anche in Rai, di far indossare alle ragazze il costume da bagno intero.
No, non ci siamo. Oltre al danno la beffa? Gli organizzatori non hanno proprio capito di cosa si stia parlando, di quale sia il problema e che delle azioni a valle non ci importa proprio nulla. Non capiscono che ci battiamo contro un sistema, contro un modo di pensare arcaico e maschilista e che censurare con malizia le miss, rendendo così il corpo femminile qualcosa di peccaminoso, va a braccetto con il becero moralismo che strizza l’occhio al patriarcato.
E’ per questo che non parlereremo di Miss ma di “Non solo Miss“.
Ieri pomeriggio, infatti, alle ore 17 si è tenuto in Corso Sempione, davanti alla sede Rai di Milano, un Flash Mob organizzato dall’associazione DonneinQuota. L’invito ad aderire circolava già da qualche giorno sulla rete ed è rimbalzato da una pagina facebook all’altra con queste parole:
L’Associazione DonneinQuota organizza un flash mob davanti alla Sede Rai di Milano (Corso Sempione angolo Riva di Villasanta) per protestare contro l’eccessivo spazio dedicato all’elezione di Miss Italia
una passerella di adolescenti da soppesare e premiare in funzione di un modello unico di donna
In effetti sono ben 5 gli appuntamenti previsti su Rai 1, di cui 2 in prima serata il 9 e 10 settembre.
Il servizio pubblico televisivo avrebbe il dovere (nonché l’opportunità) di riservare altrettanta visibilità anche ad altri modelli di donna: quelle che vanno nello spazio, siedono in cattedra e nei tribunali, coordinano ricerche, operano negli ospedali, dirigono film e aziende, fanno politica, vanno in ufficio e contemporaneamente si occupano dell’organizzazione e del bilancio familiare.
Cosa si propone l’Associazione DonneinQuota con questa mobilitazione di domenica?
Chiediamo con forza alla nuova Presidente della Rai Anna Maria Tarantola di applicare immediatamente i 13 nuovi emendamenti sull’immagine della donna contenuti nel Contratto di Servizio Pubblico 2010/2012 sottoscritto in data 6.4.2011 tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo Economico. Citiamo in particolare l’art.9/L’offerta televisiva in cui la Rai ha l’obbligo di produrre:
“trasmissioni idonee a comunicare al pubblico una più completa e realistica rappresentazione del ruolo che le donne svolgono nella vita sociale, culturale, economica del Paese, nelle istituzioni e nella famiglia”.
Donne, e anche uomini ovviamente, sono invitati domenica pomeriggio davanti alla Sede Rai di Milano alle ore 17.
DonneinQuota è un’associazione nata a Milano nel 2006 che si occupa di rappresentazione e rappresentanza femminile. Che cosa significa? Leggendo il loro opuscolo ci viene spiegato che:Rappresentanza e rappresentazione sono temi strettamente collegati, perché la strumentalizzazione dell’immagine della donna la relega a ruoli subalterni, ostacola il raggiungimento della parità nel lavoro, in politica e in generale nei luoghi dove si decide.Due lati della stessa medaglia insomma. Se la donna è male rappresentata nei media, e nella nostra società in genere, sarà di conseguenza discriminata quando si tratta di rivestire ruoli decisionali di rappresentanza. Perciò è lecito chiedersi “Questa Rai di che genere è?” Quale messaggio vuole mandare a uomini e donne che pagano un servizio pubblico?