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FLI: scacco vincente a destra e a sinistra

Creato il 06 febbraio 2011 da Jenny76

FLI: scacco vincente a destra e a sinistra

Dimentichiamoci la destra conservatrice, xenofoba, nazionalista, la destra delle svastiche e delle leggi razziali, la destra espressione dei ceti alti, dei finanzieri e dell’industria, dimentichiamo quell’immagine obsoleta di destra tradizionale, e mettiamoci chiaro in testa che oggi, in Italia, si deve parlare solo di “destra sociale” alla Fini. Ebbene si, Gianfranco Fini, cresciuto ai piedi di Almirante, esattamente come San Paolo ai piedi di Gamaliele, è l’uomo della svolta in grado di superare la più antica dottrina conservatrice e di aprirsi all’europeismo e addirittura alla sinistra. E tutto nel nome sacrosanto di un’Italia unita. Privo di slanci, il Bel Paese pare ora ritrovare dietro il fairplay di Gianfranco Fini quel coraggio che gli occorre per reagire alla decadenza e al declino.

E’ già la quarta volta che Futuro e Libertà, nuovo soggetto politico finiano a tutto tondo, creatura che finalmente non deve essere divisa fra due genitori separati in casa, si presenta al Paese. Al Teatro Manzoni di Bologna, Futuro e Libertà si è rivolto ai giovani. La risposta non è venuta meno, a vedere la sala gremita e un numero crescente di giovanissimi provenienti spontaneamente dalle regioni limitrofe, accalcati ai lati ad ascoltare l’intensa kermesse finiana. E a onor del vero il consenso giovanile appare doèpio, secondo i dati, nei confronti di Futuro e Libertà, se paragonati alle altre forze politiche.

Gianfranco Fini leader, Gianfranco Fini presidente, Gianfranco Fini salvatore della Patria, Gianfranco Fini, il messia, l’ultima alternativa per il risveglio politico dell’Italia, Gianfranco Fini sembra convincere in maniera molto più seria di una sinistra confusa e “confusionata” da troppo tempo, stralunata e arroccata nella ricerca spasmodica di un leader che piaccia a tutti. Una sinistra, che anziché ascoltare le istanze della gente, sguazza nelle beghe interne, perde tempo a realizzare il modello superdemocratico. Incapace di piegare la massa a suo favore, oggi la sinistra perde colpi, lasciando agli audaci come Fini, larghe fasce sociali tradizionalmente di cultura rossa, ma che oggi si ritrovano sul palco a raccontare la loro storia di sacrificio, di lavoro, di studio, di passione, davanti ad un leader di destra. E parliamo di operai, piccoli e giovani imprenditori, ricercatori, scrittori, giornalisti, universitari che non sanno più a che santo votarsi. Così, in questa mistura di litigi, corruzione, mancanza di moralità e di punti etici, indecisione, debolezza istituzionale, stanchezza dei partiti, inesistenza dell’opposizione, allora meglio votarsi a santo Gianfranco, che almeno ha avuto il coraggio di alzarsi e dire la sua!

Certo, non dimentichiamo che Fini è un politico di razza, uomo abbastanza navigato per non sapere annusare il vento e cogliere il momento opportuno per proporsi come il conciliatore, ricucendo gli strappi di una legislatura disgraziata, persino tendendo la mano all’opposizione. Bravo Fini per l’audacia politica; bravo Fini, che almeno scende in piazza con argomenti concreti purificati dalle stucchevoli obiezioni delle sinistre; bravo Fini che sa dove colpire: lavoro, liberalizzazione, meritocrazia, riforme, dialogo con tutte le parti sociali e politiche. E bravo anche ad ammettere un onesto “mea culpa” rispetto alla stucchevole diatriba politica. Fini va oltre, con Futuro e Libertà va avanti lasciandosi alle spalle l’eco delle polemiche e gettando invece le basi di un serio riscatto elettorale. E lo fa partendo dai giovani, a partire dalla generazione ’89, quella nata sotto le macerie del muro di Berlino. E’ a loro che si rivolge, e a quel 29% di giovani disoccupati, fra i 15 e i 35 anni che hanno smesso di studiare, che sono stai espulsi dal mercato e non cercano più nemmeno il lavoro. «Ci piacerebbe un dibattito sulla meritocrazia, sulle pari opportunità, sulle questioni di “giustizia sociale”, sulla rimozione delle diversità. E’ questa la grande sfida del welfare; è possibile che solo in Italia non si discuta di come riorganizzare il modello sociale, mentre negli Paesi europei non si parla d’altro ?».

In Parlamento c’è in atto una proposta di legge a firma FLI: “lavoro aperto per una società aperta”. L’obiettivo è la realizzazione di un contratto unico a tempo indeterminato senza l’articolo 18. Si chiede inoltre il superamento della cassa integrazione con la creazione di nuovi ammortizzatori sociali, di fare i praticantati già durante l’università per abbattere le caste, di fare formazione professionale direttamente presso le aziende che dovrebbero impegnarsi ad assumere e si chiede soprattutto un “patto generazionale”. Proposte concrete che risvegliano l’idea di investimento, e che non mettono da parte la cultura e il genio italiano. «Il modo migliore per accogliere i centocinquant’anni dell’unità d’Italia è chiedersi oggi cosa significhi essere italiani, sapere quali sono i nostri punti di forza e le nostre debolezze, e io come centrodestra mi rifiuto di pensare che dobbiamo mettere da parte tutto il nostro miglior patrimonio culturale».



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