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Flop italiano per la pluripremiata serie record “Downton Abbey”: inaccettabile! Ma perché?

Creato il 21 gennaio 2014 da Randomgazette

Giovedì pomeriggio sono arrivata a casa tutta pimpante, sicura che ad allietare la mia serata dedicata a stirare ci sarebbe stata la mia serie tv preferita, Downton Abbey. Immaginate quindi il mio disappunto quando arrivo a consultare la guida tv su internet e scopro che quella di giovedì scorso era l’ultima puntata! La tristezza di dover aspettare un altro anno per poter godere di nuovo della compagnia degli abitanti di Downton, che ormai sono per me diventati “amici” come spesso succede con le serie tv abbastanza lunghe e molto ben scritte, dicevo la tristezza si è unita al panico quando mi sono chiesta “E ORA COSA ACCIDENTI GUARDO DURANTE LE NOIOSE ORE DI STIRO CHE MI ATTENDONO???”

Downton-Abbey-season-3-cast

Come ho scritto anche nel post dedicato particolarmente a Michelle Dockery – che interpreta appunto uno dei personaggi femminili principali, Lady Mary Crawley – ho sviluppato una sorta di affetto e tenerezza per le “donne di Downton”, fatta eccezione per Miss O’Brien, ed anche nei confronti degli uomini si è creata come una specie di familiarità come difficilmente mi è accaduto in serie tv prima di questa. Forse è l’atmosfera domestica di cui è stata volutamente profumata l’intera serie, forse sono i personaggi nitidi e caratteristici che vi si muovono, forse è l’ottima regia o forse è il clima british che la avvolge…fatto sta che vi sono legata in modo particolare e piacevole. E non vedo l’ora di poter vedere anche sulla tv italiana la 4° serie. Speriamo che gli sviluppatori del palinsesto televisivo di Rete4 mantengano la parola e mandino in onda anche la prossima stagione, nonostante il basso share guadagnato con le ultime puntate della terza.  A questo proposito vorrei spendere due parole.

Sia sul web che sui giornali si è fatta molta discussione, a volte sfociata in polemica, sulle ragioni che hanno fatto registrare una così notevole discrepanza nel numero degli spettatori italiani, inglesi ed americani. Qualche numero? 10.200.000 spettatori negli Stati Uniti. 11.000.000 in Inghilterra e solo 860.000 in Italia. Non è certamente una differenza da poco. Le cause? Si è detto che la colpa è stata della rete scelta per la messa in onda – Rete4 avrebbe una linea tematica di palinsesto troppo confusa e un’importanza inferiore rispetto ad altre reti, sia mediaset che Rai – e dell’eccessiva quantità di pubblicità dalla quale la serie sarebbe stata danneggiata per quanto riguarda, appunto, il numero di spettatori. Secondo me? Tutte cavolate. O meglio, è vero che Rete4 manda in onda Downton Abbey al pari di Tempesta d’amore o Segreto, che sono soap opera di bassa lega in confronto ad una serie storica di alto livello, ma non credo affatto che sia questa la ragione principale che ha allontanato gli italiani da questa terza serie di DA. Anche se alcuni errori nella trasmissione sui canali italiani sono stati fatti.  I veri appassionati di Downton Abbey (come anche di altre serie inglesi “di qualità”, Sherlock ad esempio) non vogliono aspettare i lunghi tempi del “viaggio oltremanica”, che in genere richiede circa un anno, e guardano la serie tv direttamente in lingua originale grazie ai numerosi siti di streaming online. Come dar loro torto? In Italia per mandare in onda due episodi nella stessa sera hanno persino tagliato scene e dialoghi della regia originale: assurdo!

downton-season3Io credo, comunque, che purtroppo il problema sia principalmente da ricercare in ambito sociale e culturale. Gli italiani sono abituati a concepire il guardare la televisione esclusivamente come momento di svago e distrazione mentale durante il quale NON SI VUOLE essere costretti a ragionare troppo, a trattare argomenti profondi. La maggioranza non tiene neanche conto della qualità di ciò che vede, che si tratti della regia, della recitazione o della sceneggiatura. E quindi vanno per la maggiore fiction e soap opera in cui il massimo livello di attenzione richiesta è per ricordarsi chi è andato a letto con chi o le varie parentele dei personaggi. Vista in quest’ottica, Downton Abbey è certamente troppo impegnativo: richiede un richiamo storico; necessita una mente ricettiva alle problematiche e dinamiche sociali politiche ed economiche – oltre che familiari – che costituiscono la trama stessa della serie; avendo dietro un’elevata qualità sia del cast tecnico che di quello artistico, si è costretti ad alzare anche la qualità della nostra attenzione e della presenza con cui la guardiamo, partecipando mentalmente più che subirla in modo passivo. Insomma…tutto molto complicato, troppo per l’italiano medio che sta stravaccato sul divano a fare zapping. Purtroppo si è rivelata essere una sorta di serie tv “di nicchia”, che richiede un livello di istruzione e di cultura in cui l’Italia non vuole impegnarsi.

_52896765_012045635-1Considerati gli ascolti ottenuti in America – in cui non è che l’ignoranza sia proprio inesistente! – e nel Regno Unito, risulta evidente che il problema non sta nella serie stessa…ma nel pubblico al quale la si propone.

Se davvero la mia analisi fosse giusta, allora dovremmo porci il problema che il popolo italiano stia diventando ancora meno civile di quanto pensassimo. E temo di non esserci andata troppo lontano, visto che fonti ben più competenti in materia di me sono giunte alle stesse conclusioni.

“Sapevamo che era un prodotto difficile perché parla alla testa e non alla pancia”, ha detto il direttore di Rete 4 Giuseppe Feyles. Punteggiato da una sceneggiatura scritta magistralmente daJulian Fellowes, sul filo di una rievocazione attenta della tarda epoca edoardiana, screziato da interpretazioni misurate su cui spicca quella potente e tagliente di Maggie Smith, Downton Abbeyè un prodotto raffinato e per certi versi sofisticato, distante da sceneggiati che hanno avuto recente successo in tv come Le tre rose di Eva. Che davvero, come qualcuno in Rete ha osato dire, gli italiani non siano capaci di apprezzare la bellezza e che si “meritino” intrattenimento più leggero e semplice stile Cesaroni e cinepanettoni?
Noi, dal nostro canto, siamo sempre dalla parte di chi punta sulla qualità, anche se non è premiato dallo share. Su Downton Abbey Feyles ha aggiunto: “Tanta bellezza è un messaggio per la nostra società, che è sciatta: quella era una società dove la cura della casa e delle persone – rispettate sia upstairs che downstairs – è centrale”.

( CULTURA.PANORAMA.IT )

“Mentre questo dramma attraente continua, la nostra audience ha atteso con impazienza questa nuova stagione per vedere cosa accadrà agli amati personaggi”, ha dichiarato il presidente e amministratore delegato di Pbs, Paula Kerger. “Sono così felice che milioni di spettatori siano tornati sulle stazioni locali di Pbs [per vedere] ‘Downton Abbey’ in ciò che è diventata una tradizione post-vacanze” natalizie, ha continuato. “Sono felice che gli intrighi della famiglia Crawley continuino a sedurre gli spettatori”, ha aggiunto Rebecca Eaton, produttrice esecutiva di Masterpiece, la divisione di Pbs dedicata a programmi “capolavori” tra cui Downton Abbey e Jane Eyre. L’autore Julian Fellowes “ha scritto ogni parola delle quattro stagioni di ‘Downton’ e gli lancio un bouquet enorme a nome degli americani”, ha concluso.

( L’INTERNAZIONALE)

“Che invidia quando vedi una serie così” commenta lo sceneggiatore Sandro Petraglia “curata nei minimi dettagli, dai costumi ai dialoghi, scritta benissimo, diretta con mano sicura, con una fattura superba. Costosissima. Il cast è azzeccato dal più piccolo dei personaggi, è facile scegliere un protagonista bravo, ma in Downton Abbey è grande anche l’ultima comparsa. Allora perché così poco pubblico in Italia? Un prodotto così è destinato a un canale tematico: forse chi segue Retequattro non si affeziona”.
Anche secondo Freccero “il problema riguarda l’estetica, il gusto del pubblico”. “Mediaset” spiega “offre in prima serata Il segreto, una brutta telenovela spagnola, è il romanzo d’appendice, non un romanzo. E Retequattro fa il tris: ripropone nella stessa serata Il segreto Tempesta d’amore e poi Downton Abbey: chi segue Il segreto può apprezzare la scrittura raffinata di Fellowes? E vogliamo parlare della fiction italiana? È disastrosa. Siamo sempre dentro Don Matteo e non apriamo il capitolo su Gli anni spezzati o Un matrimonio. In Rai sarà rimasto qualcuno di sinistra? Siamo nelle mani della Tarantola, ma cosa fanno i consiglieri”?

( REPUBBLICA.IT )

Certamente l’aspetto culturale rappresenta un primo punto di partenza per illustrare le differenze tra noi italiani e gli utenti americani, i quali hanno potuto assistere con maggiore attenzione alle vicende della serie, anche per via del “complesso verso gli inglesi”, come sottolineato anche da Carlo Freccero. Se in Italia siamo abituati a vedere le fiction in costume in chiave melodrammatica (come il caso della soap opera Il Segreto), sicuramente non saremo in grado di apprezzare la maggiore complessità che si nasconde invece dietro una serie come Downton Abbey. Le costanti interruzioni pubblicitarie di un canale tv come Rete 4, per via della sua stessa natura di tv commerciale, sicuramente avranno giocato un ulteriore peso decisamente importante, al punto da far preferire i DVD della serie (meglio se in lingua originale). Ciò che probabilmente non è andato in Italia di Downton Abbey, non è la serie tv stessa quanto piuttosto il pubblico di spettatori, certamente poco preparato ad un prodotto simile, ma che avrà il tempo comunque di rifarsi in vista della quarta stagione, già annunciata da Feyles.

( BLASTING.NEWS )

“Dire che cosa non abbia funzionato non è certo facile. Posso immaginare che la gente sia stata tratta in inganno dalla rete di messa in onda e l’abbia considerato un prodotto ‘per vecchi’, adatto ad un pubblico che resta incollato di fronte a Tempesta d’amore e non vede l’ora che vengano messe in palinsesto le repliche di Lo chiamavano Trinità. Senza nulla togliere a questi programmi, ovviamente. Ma ci può essere anche una causa legata alle fiction nostrane. Pensare ad una serie tv ambientata nel passato può far subito venire alla mente la saga di Elisa di Rivombrosa, tanto in auge qualche anno fa, ma ormai superata. Forse il pubblico temeva si trattasse di un prodotto simile. O forse non ha semplicemente simpatia per le produzioni britanniche, che hanno uno stile, una scrittura e una cura del dettaglio completamente diverse dalle nostre. A buon intenditor…”

( Debora Marighetti su TVBLOG )

Insomma, da appassionata il flop italiano di una serie qualitativamente pesante come Downton Abbey non è accettabile. E’ spiegabile, comprensibile ma non accettabile. E voi cosa ne pensate?

Irene


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