Si è conclusa il giorno venerdì 24 maggio la nostra visita alla FDW. Abbiamo preso il treno di ritorno quella sera, deluse per aver sperato e per aver fatto sperare di poter vedere tutte le innovazioni di design provenienti da quella decantata “ondata di internazionalità”. Certo la presenza internazionale non mancava, anzi continuo a ringraziare la preziosa mostra al Russian Design Pavilion per averci dato modo di conoscere il loro style. Per quanto riguarda la Cina, non abbiamo fatto in tempo a prenderne visione, anche loro il giovedì erano già partiti, ma non abbiamo capito perché…chissà come mai?! Forse era solo per un motivo di tempi, di permessi, di disponibilità, insomma non lo sappiamo con certezza, sappiamo solo che io e Simona siamo arrivate a Le Murate e sotto tutti quei piani di celle vuote e abbandonate, adibite ad ambiente di esposizione, non era rimasto altro che una montagna di depliànt in cinese sparsi ovunque.
Le MurateLe MurateLe MurateNel corridoio delle celle a Le Murate vi erano le poltrone Daciadormeuse color nature un design di Fabrizio Batoni del 2012, inoltre: un pouff e un manichino, il tutto realizzato in più strati di cartone ondulato, morbidamente tagliati per mano di Cartone in Movimento.
E+E+Il marchio E+ è nato dall’idea dell’azienda Euro-pack di realizzare qualcosa in “più” per l’appunto, ecco dunque alcuni esempi:
Quel venerdì di vento e freddo per niente primaverile, ci ha portate dirette al riparo delle importanti mura della Biblioteca Nazionale, dove abbiamo trovato un altro grande “?“, quel punto interrogativo che ci ha perseguitate durante tutta la settimana, incredibile come questo elemento di punteggiatura ci abbia seguite tra un depliant e l’altro, tra una mostra e l’altra, quando in cartone, quando in legno una foto con lui non ce la siamo persa! Quasi fosse consapevole anche lui (il ?) dei nostri dubbi sulla FDW tanto attesa e contraddistinta solo da qualche sprazzo di oggetti interessanti trovati qua e là, sparsi come i volantini cinesi. Insomma, probabilmente, guardando me e Simona avreste visto anche voi a fianco della nostra testa un grande punto interrogativo, come i cartoni animati giapponesi praticamente! In realtà il grande punto interrogativo dentro l’expo della Biblioteca Nazionale non era solo il simbolo emblematico dei nostri dubbi, ma anche un’opera di design e insieme a quello, nell’atrio della biblioteca c’erano le sedie del giovane Cosimo De Vita, interamente in legno queste sedie hanno per schienale il prospetto di quattro basiliche fiorentine: Santa Croce, San Lorenzo, Santo Spirito e Santa Maria Novella, praticamente un Segno della Croce, difatti ho avuto una visione quando le ho viste: tante sedie di Santa Maria Novella dentro Santa Maria Novella, tante sedie Santa Croce dentro Santa Croce, etc., bah…sarà stato l’effetto Matrioska post Russian Pavilion! Un altro particolare tratto apportato alle sedute di Cosimo è quello del colore e decorazione per niente casuale, realizzato invece dal fratello Lapo De Vita. Quel che mi ha colpita è stato l’effetto a piccole pennellate verdi e bianche dato allo schienale raffigurante la facciata che nella realtà riporta tale abbinamento cromatico, con il bianco del marmo carrarese e il verde serpentino di Prato. Bellissimo anche l’effetto sfumato dell’orditura orizzontale e sottile per la seduta di San Lorenzo che riportava la trama fitta dei laterizi. Ecco il link del blog: http://experiencedevita.wordpress.com/
http://experiencedevita.wordpress.com/ SSpirito_De Vitahttp://experiencedevita.wordpress.com/ SCroce DeVitahttp://experiencedevita.wordpress.com/ SLorenzo DeVitahttp://experiencedevita.wordpress.com/ SMNovella DeVitaLe altre opere esposte alla Biblioteca Nazionale:
La Bottega del FabbroIo e Simona abbiamo poi lasciato queste belle e comode sedute by De Vita per andare all’expo del Palazzo Bombicci Guicciardini Strozzi in Corso de’ Tintori, proprio vicino alla Biblioteca Nazionale e vi avrei voluto proprio far vedere quelli che entravano: un passo dentro il corridoio, lo sguardo perso per non saper dove andare, due direzioni erano indicate, ma non si sa per quale arcana ragione si fermavano tutti alla prima poltrona esposta, bella nel suo color arancio e verde, certo spiccava nell’ambiente, forse troppo per loro che poi compivano un altro passo e in un totale silenzio della mente varcavano appena la soglia del cortile esterno per far “retro-front” e uscire senza aver visto l’altra sala, era una bellissima visione, come entrare in un labirinto e ancora prima di provare a uscirne ci si ripensa e neanche si prova. Siamo uscite anche di lì, ma dopo aver completato il piccolo giro, con un altro punto interrogativo: come mai la gente entrasse e riuscisse automaticamente senza spingersi oltre? Dunque quello che c’era da vedere oltre la poltrona dai “ciccioli” arancio e verdi, per chi se lo fosse perso, era:
questa sarà ottima per la prossima “Green Therapy”Diciamo che la cosa che ci è piaciuta di più era l’oggetto che prenderemo ad esempio per il prossimo nostro post sulla green therapy, certo più utile nei mesi invernali, ma insomma può sempre far comodo in cucine con poca luce. Scopritelo tra le immagini.
Bene, dopo questo breve excursus siamo andate all’attesissimo convegno delle 15.00 all’Archivio di Stato, in attesa ci guardiamo pure la mostra sui plastici d’epoca di architetture di Detti, Savioli e altri degli anni ’60-’70.
Ponte alle GrazieSavioli_Edificio in via PiagentinaSavioli_Edificio in via PiagentinaAl convegno purtroppo erano poche le persone presenti, sette i relatori, una “moderatrice” (permettetemi un altro “?”) e molte altre cose che la sottoscritta avrebbe voluto dire e chiedere alla fine se solo qualcuno avesse aggiunto: “qualcuno vuole dire qualcosa?“ A parte tutto non me la sono sentita di esprimermi in totale auto-invito e soprattutto avevamo da prendere un treno, avrei preservato le domande alla successiva pubblica relazione con alcuni relatori, uno è scappato non appena mi son avvicinata, ma altri due mi hanno dato ascolto. Ma parliamo del “disorientamento-fastidio” della moderatrice che mentre un relatore spiegava riferendosi a una immagine proiettata continuava alle sue spalle a cambiargli l’immagine! Non sapevamo se ridere o no da quel continuo clic! Immaginatevi uno che parla, concentrato e con fervore su un argomento che riguarda il colore in architettura, si vorrebbe riferire a degli esempi nelle immagini e mentre lui è rivolto verso il pubblico, lei non riesce a contenere il suo dito indice destro sul mouse! Il clic compulsivo attivo che manda indietro e avanti le immagini! Va bene una volta, va bene due, ma non per mezz’ora continuativa! Il relatore, non ce la poteva fare. Dispersione delle menti e degli occhi.
Ricordatevi questa sedia!Il tema era interessante, si sarebbero potute sprecare ore a parlare di un argomento così ampio, ma in poche ore certo non si può essere esaustivi, una cosa però io e Simona ce la siamo chieste, sempre guardandoci con quel punto interrogativo frapposto tra le nostre testoline: cosa c’entrava l’intervento di dettaglio su un progetto di una sedia che tanto ricordava nel disegno la ZigZag di Rietveld e costruita basandosi su un perno di certo lontano a tenuta da quello utilizzato per esempio nella sedia Plia del ’67, con cui il designer Giancarlo Piretti ben studiò il perno a 3 dischi. Insomma, cosa c’entrava quel progetto di cui non facciamo il nome, con un argomento che tratta l’evoluzione del colore? Quella sedia a zigzag si trasformava anche in tavolo o paravento, ma non voglio dirvi altro…a parte un quesito: è nato prima il tavolo, il paravento o la sedia? mmmhh…forse la sedia? Comunque sull’argomento Chromo Sapiens son state dette cose interessanti e che tratteremo in un separato post.
The End for FDW by Giulia e Simona
(attente a quelle due!)
Occhio!