Magazine Cinema

Florence Korea Film Fest: conferenza stampa di Ryoo Seung-wan

Creato il 15 marzo 2016 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
ryoo

Ieri mattina, lunedì 14 marzo, ha avuto luogo a Firenze l’incontro con la stampa di Ryoo Seung-wan, uno dei registi di punta della New Wave del cinema coreano. Il cineasta è l’ospite d’onore della quattordicesima edizione del Florence Korea Film Fest che in questi giorni ha in programma una retrospettiva, la prima in Italia e in Europa, di tutti i suoi film. Domenica scorsa in occasione dell’anteprima italiana di Veteran, il suo ultimo film che ha avuto un tale successo in patria da essersi guadagnato il titolo di terzo incasso nella storia del cinema coreano, il regista ha ricevuto il premio speciale della quattordicesima edizione del Korea Film Fest.

Fin dai suoi esordi Ryoo Seung-wan è stato più volte paragonato a Quentin Tarantino ma a tal proposito la sua posizione è abbastanza netta: l’essere stato definito il Tarantino coreano mi onora ma sinceramente mi è sempre sembrata un’operazione di marketing più che un accostamento pertinente.

Ryoo Seung-wan, che ha sempre curato in prima persona la sceneggiatura dei suoi film, ha parlato poi della sua collaborazione col grande cineasta Park Chan-wook con cui ha mosso i primi passi nel mondo del cinema. Mi è sempre piaciuto il suo modo di fare cinema, ho iniziato a collaborare con lui da giovanissimo. Mi ha insegnato molti aspetti fondamentali di questo lavoro come  l’importanza di dialogare col film, guardandolo dal di fuori e analizzandolo in modo critico. Ho lavorato come assistente al suo secondo film che purtroppo è stato un totale insuccesso dal punto di vista commerciale.

The Berlin File, il penultimo titolo realizzato nel 2012 da Ryoo Seung-wan e distribuito in patria a inizio 2013, ha spiazzato gran parte del pubblico sudcoreano. Il protagonista del film, un action spionistico ambientato negli anni ’80 durante la Guerra fredda,  è un agente segreto nordcoreano. Il pubblico sudcoreano, soprattutto quello composto dalle nuove generazioni che sono molto influenzate dalla cultura americana, vede la Corea del Nord come un paese a sé stante e ormai non ha più alcun desiderio di una possibile riunificazione. È un aspetto fortemente drammatico dell’attuale società coreana, la divisione di un popolo che ha in comune la stessa lingua e le stesse tradizioni sta più a cuore – per forza di cose – alle vecchie generazioni che alle nuove che non hanno vissuto questo dramma sulla propria pelle.

Negli ultimi anni alcuni registi sudcoreani del calibro di Park Chan-wook e Bong Joon-ho hanno preso parte a produzioni internazionali come Stoker e Snowpiercer. Alla domanda su una sua eventuale regia hollywoodiana Ryoo Seung-wan dimostra ancora una volta di essere molto diretto e di avere le idee ben chiare: mi avevano offerto la possibilità di girare un film negli Stati Uniti ma ho declinato l’offerta perché la proposta non era di mio gradimento, il budget piuttosto esiguo ed inoltre non avrei avuto una piena libertà artistica.

Nel corso dell’incontro il regista si è rivelato un profondo conoscitore del nostro cinema: fin da ragazzino ho visto in tv molti film western di Corbucci e Leone; quest’ultimo è stato un autore molto importante per la mia formazione. Adoro le musiche di Ennio Morricone e a volte le utilizzo come fonte d’ispirazione per la scrittura dei mie film. Apprezzo molto le opere di Mario Bava ed anche i grandi autori del Neorealismo italiano come Rossellini e De Sica. Negli ultimi anni ho amato le commedie di Roberto Benigni, Il Divo di Sorrentino e Gomorra di Garrone.

Al termine della conferenza stampa Ryoo Seung-wan ha parlato del suo prossimo progetto.  A fine maggio inizierò a girare il mio nuovo film che probabilmente uscirà al cinema nell’estate del prossimo anno. Sarà ambientato tra il 1944 e il 1945 ad Hashima, un’isola giapponese ricca di carbone dove venivano deportati i coreani ridotti in schiavitù dai giapponesi che all’epoca controllavano ancora il nostro paese. Il film, che ha tra gli interpreti una star di prima grandezza come Jeon Do-yeon nei panni di una donna coreana costretta a prostituirsi dai giapponesi, narra la storia di alcuni deportati impegnati a trovare un modo per scappare dall’isola.

Boris Schumacher



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :