Florilegio natalizio

Da Guidocomin @GuidoComin

LO SLITTINO DEL NONNO    di Dalila Burtet

Traboccavano di ricordi i tuoi occhi, nonno, mentre tra le braccia mi stringevi e mi indicavi il colle dal quale, tanti inverni fa, scendevi con il tuo slittino. Riuscivo quasi a vederti, nonno, mentre correvi, ti rotolavi e cadevi. O mentre tornavi a casa, zuppo di neve e di felicità.

Poco m’importava dei solchi sul tuo viso… in fondo lì, mi dicevi, si erano annidati tutti i tuoi sorrisi. Poco mi preoccupava il tuo passo lento e incerto, nonno… perché mi rassicuravi che, sebbene non la potessi vedere, di tanto in tanto era la nonna a poggiarsi ancora sulle tue spalle.

Poco m’importava di tutto questo, nonno… perché alle volte, nel bel mezzo dei tuoi racconti, mentre mi indicavi il colle, al di là delle lenti spesse, riuscivo a scorgere un bambino, entusiasta ed emozionato, che faceva capolino dal tuo sguardo azzurro.

Ed ora che ho vissuto anch’io abbastanza per capire, nonno, prendo tra le braccia i miei piccoli e, mentre gli indico il colle innevato, gli racconto ancora la storia di quel bambino.

E gli ripeto che, in fondo, noi vecchi non siamo altro che bambini, con alle spalle tante discese e altrettante salite, che ancora trainano, sorridendo, il loro slittino.

© 2013 Dalila Burtet

 
 

ALTRI TEMP’, ALTRO NADHAL!

Cónteghe adesso ai bòce
e te garantise che i se mét
a ridher come tanti mat,
lori che a Nahdal i va a sciar,
a Cortina o anca in Austria,
con le braghe e tut firmà …
Però ai me temp l’èra tut
davero tant diverso e a Nadhal
ghe n’èra sempre tanta neve
e noi su e dhó pai col pi alti,
co la mussa dei Fioròt,
che la pesèa ’n acidente
a tirarla da novo in quatro
o zhinque su pal còl.
E musét ghe n’èra póchi
(propio ’n lusso i Davos!),
ma ghe n’èra la feradha,
fata de tòc de legn’ catadi
in giro par le tiedhe,
che sot la avèa i fer
come sui patini e la ’ndea
come ’n s-ciantìs, da dio
do par la stradha tuta
ingiathada, ‘ndé che noi
de not se butèa séce de aqua
su la giara del stradhìn,
che ’l ne corèa drio, pore Toni,
co la so pala in man:
“Ma mi ghe cópe tuti!”

 
 

PICCOLO BESTIARIO NATALIZIO

Il vecchio baio, sudato, trascina
la gente su e giù per la strada,
su un carretto che forse dovrebbe
rappresentare non so che di Natale,
mentre troppe campane ripetono
a stento lo stesso tenue messaggio
e noto che le capannine quest’anno
non sono di legno, ma mero cartone.
C’è ben poca gioia, qua in giro, sulle facce
di gente che ha freddo e che annusa
con apparente sospetto il brulé.
Più in là, bestemmia un omazzo,
che per la coda tira un’inerme vitella,
recalcitrante a fare la parte del bue
insieme all’asino ormai rassegnato.
Impervie, si salvano solo le capre…

 
 

INDOVINELLO DI NATALE
(Per i più piccoli!)

Indovina, indovinello:
non son brutto e non
son bello, né una stella
né un cammello,
e nemmen Gesù bambino…

Né una pecora o l’agnello,
né pastore né angioletto,
nemmen bue né un pastorello!

Ho le orecchie molto lunghe
e una voce poco bella
e mi danno del somaro,
perché sono… l’ ……………. !

NATALE ALTERNATIVO

Canne recise, quasi a perdita d’occhio,
e il mio cane che oggi cammina di nuovo,
lontano da tutto, da luci, negozi, frastuono,
dalla gente che troppo vuole sempre sapere.
È un Natale speciale, perché tutto mio,
il primo: questo giorno lo voglio così,
oggi non voglio render conto a nessuno,
un nessuno assoluto, che include anche Lui.
Ma solo non sono, perché questo Amore,
trovato per caso, come un sasso che l’occhio
distratto ha intascato per poi ritrovarlo
stupendo al ritorno, si è scaldato e oramai
è parte integrante del tutto. Che poi siamo noi.

 
 

PUTREFAZIONE A NATALE IN GALIZIA

La notte del Bimbo,
tua madre, Maria,
aveva bevuto e mangiato,
mangiato e bevuto fin troppo.

Morì l’indomani,
col bimbo nel ventre.

Avevan voluto aspettare
tuo zio di lontano,
ma il corpo già in putrefazione
(anomalo inverno gallego,
troppo caldo?) non volle
saperne.

 
 

DUE BIMBI, A NATALE

È arrivata la neve anche qui,
ma chi la voleva? Io no!
Eppure mi porta – la neve –
ricordi infiniti di tempi
già andati e lontani,
quando un bimbo posava
sul muschio raccolto
di fresco, con trepide mani,
statuette di gesso, regalo
di mamma assente, lontana.
Non andava a dormire
quel bimbo, senza prima
salutare il suo amico di neve,
pupazzo dal naso di stecco,
che un giorno volò con il sole.
Ricami di gelo sui vetri, poi,
nel chiaro di luna, sognava
ignaro quel bimbo la vita
su prati di sole. E una sola
assonnata campana
annunciava la notte
del Bimbo …

DICEMBRE, SÌ, MA ’L 5 o ’L 25?

Co mi ère bòcia,
l’èra San Nicolò
la sera pì importante,
quando che con ansia
se spetèa de sentir sonar
i campanèi del mus.
Par lu, ghe n’èra ’l fién;
pal so parón, goto de vin;
e via a dormir, de corsa,
che se no se ris-cèa che
no ’l portèse gnint, al San!
T’en quela de Nadhal
de not, invezhe, se ’ndèa
tuti a la mesa solene
de medhanòt, coi canti
e ’l organo e ’l presepio,
co i angeli e le pecore,
e ’l mus-cio e tante luci.
E dopo mesa tuti quanti
a casa del sindaco mostacio:
e dhó spumante e panetón!

 
 

CONCERTO A CASTELFRANCO

Corridoio di teatro, clandestino:
noi rubiamo lo spettacolo negato
ed ora stiamo qui ad elemosinare
(timida mi hai seguito dal botteghino)
qualche scorcio del palcoscenico celato.

Ma le note ci arrivano forti e chiare,
un’esplosione di suoni esotici e noti.
Poi nel palchetto sono il vip non invitato
e tu ti dondoli su una sedia di ciaramelle
o sul bouzouki nel più famoso dei vigun,
ed io mi gongolo pensando alla tua voce,
dolce come l’arpa, stendino del tuo amico.

E, presto, quasi non sto più nella mia pelle
in questo bolero di immagini e musica,
e quando scoppia un flamenco navideño
io mi libro sulle ali di mille azzurre libellule.

 
 

NATALIZIO ANTESIGNANO

Ho incontrato un angelo stasera,
uscendo dalla nebbia sopra i fossi,
quando ormai mi stavo rassegnando
che il cielo fosse notte senza stelle,
che tutto forse andasse come in fumo.
E poi preposizioni, giuste o meno,
usate, omesse, ma mai dimenticate,
stabiliscono la giusta ambientazione.
Io mi ritrovo nuovo nella nebbia,
mentre tra le curve sto danzando
e scordo notturne greche cavalcate,
per meglio assaporare quest’istante,
questa dolce, inaspettata apparizione:
forse un precorso dono degli dei.

 
 

NEVI DIVERSE, PRENATALIZIE
“E l’occhio, quello buono, / quasi asciutto …”
(PoetaMatusèl)

I miei monti, lontani,
già bianchi di neve,
(non candida, come
sei tu; neve inquinata!)
mi dicono: “Sveglia,
lascia stare le ragazze
troppo giovani e belle!
Fanno sognare, è vero,
e tu prendi a poetare,
ma sono troppo lontane,
per te, parenti di stelle!”

Potrebbero avere ragione,
dire il vero, le cime compagne
di sogni lontani, le cime
paesaggio d’infanzia, sorelle …
E poi, ci sei tu, che dici che
ci caschi sempre, ma so non
potresti cascarci per me.

E comunque, in una sera
di bruma marina che
ovatta i rumori di
passi e di fiacca risacca,
in una sera così, come
diresti a tuo padre
che un vecchio imbecille
ha perso la testa per te?

Per dimenticarti in
massima economia
di inutili lacrime,
suonerò con armoniche
e flauti e – a Natale –
le mie ciaramelle!

MULTI-LINGUAL CHRISTMAS HAIKU

Natale: sembra
sia tutto più bello, ma
siamo migliori?

And so – just when you
least expect it – you may hear
Christmas bells again!

Christmas – happy times,
with friends and chestnuts by the
fire and good wines.

Noël. Tout est beau,
tous les gents sont sages et bons :
Neige couvre tout !

A hat is not a
hut, nor a log cabin, but
a Christmas symbol.

The mistletoe is
neither toe nor finger, but
where we’ll kiss – perhaps …

Weinachten – immer
tolle Zeiten, mit bunten
Lichtern und Stollen.

I know it’s banal,
I’ve said it before – Merry
Xmas, and much more!

Copyright © 2013 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

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