In un'intervista pubblicata sul nuovo numero di Prima Comunicazione Giovanni Floris si racconta e ricorda anche i suoi inizi in Rai e il suo "debito" nei confronti di Paolo Ruffini che lo lanciò sul piccolo schermo.
"Fino a quel momento avevo fatto radio. Avevo condotto Baobab e Radio Anch'io. È stata una intuizione di Ruffini. Per me è un genio: ha portato Iacona, Fazio, la Gabanelli e la Sciarelli in prima serata, riuscendo a fare di Rai3 la terza rete d'Italia. E adesso è riuscito in poco tempo a triplicare gli ascolti di Tv2000, la tivù del Vaticano"Quanto alla Rai Floris si chiede:
"La Rai cosa dovrebbe cambiare? Sono sempre stato dell'idea che sotto alcuni programmi andrebbe scritto 'pagato con il canone' e sotto altri 'pagato dalle entrate pubblicitarie'. Si può fare chiarezza. E forse si eviterebbero tante inutili polemiche".E sempre sul capitolo Servizio pubblico Floris rileva:
"Uscire dalla Rai è come uscire dalla casetta per i bambini delle favole che affrontano la foresta dopodichè lavorare per una rete così autorevole come La7 ti dà una carica che ti spinge a inventare, a giocare a carte scoperte. Ricordo bene come andò la prima puntata di diMartedì, noi al 3% e Rai3 al 12%. Uno shock e un bagno di realtà. Pensavo che il pubblico mi avrebbe seguito e invece ho dovuto ricredermi subito. E ricominciare da capo. Ma questo è stato ancora più gratificante. L'anno scorso siamo passati dal 3% delle prime puntate al 7% finale. A Natale eravamo al 4%, oggi - prosegue Floris - siamo sul 5,5%. Insomma gli ascolti non fanno il salto. Puoi avere dei picchi ma la tivù è soprattutto abitudine. Noi cerchiamo di far cambiare abitudine a chi ha seguito una trasmissione come Ballarò e, al tempo stesso, conquistare una fetta di nuovo pubblico. E comunque oltre alla comodità c'è anche la libertà. Non mi sono mai sentito così libero e creativo come in questo momento", conclude il conduttore di La7.