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Floris: "Con Cairo a La7 ho un progetto a lungo termine"

Creato il 07 dicembre 2015 da Digitalsat
Floris: Floris: "La Rai è un mondo a sè. Chi sta su Raiuno quando cambia va sul Due e poi sul Tre. Lo fa per abitudine consolidata e poi perchè sul telecomando usa il tasto 'piu' e non il tastierino numerico. Noi dobbiamo convincere il telespettatore che siamo una buona scelta. È un lavoro lungo e delicato. Siamo ai primi passi. E anche l'editore ne è perfettamente consapevole. Ho un contratto di cinque anni. Cairo non è uno che fa queste cose a caso. Ho cinque anni per costruire un pubblico".

In un'intervista pubblicata sul nuovo numero di Prima Comunicazione Giovanni Floris si racconta e ricorda anche i suoi inizi in Rai e il suo "debito" nei confronti di Paolo Ruffini che lo lanciò sul piccolo schermo.

"Fino a quel momento avevo fatto radio. Avevo condotto Baobab e Radio Anch'io. È stata una intuizione di Ruffini. Per me è un genio: ha portato Iacona, Fazio, la Gabanelli e la Sciarelli in prima serata, riuscendo a fare di Rai3 la terza rete d'Italia. E adesso è riuscito in poco tempo a triplicare gli ascolti di Tv2000, la tivù del Vaticano"

Quanto alla Rai Floris si chiede:

"La Rai cosa dovrebbe cambiare? Sono sempre stato dell'idea che sotto alcuni programmi andrebbe scritto 'pagato con il canone' e sotto altri 'pagato dalle entrate pubblicitarie'. Si può fare chiarezza. E forse si eviterebbero tante inutili polemiche".

E sempre sul capitolo Servizio pubblico Floris rileva:

"Uscire dalla Rai è come uscire dalla casetta per i bambini delle favole che affrontano la foresta dopodichè lavorare per una rete così autorevole come La7 ti dà una carica che ti spinge a inventare, a giocare a carte scoperte. Ricordo bene come andò la prima puntata di diMartedì, noi al 3% e Rai3 al 12%. Uno shock e un bagno di realtà. Pensavo che il pubblico mi avrebbe seguito e invece ho dovuto ricredermi subito. E ricominciare da capo. Ma questo è stato ancora più gratificante. L'anno scorso siamo passati dal 3% delle prime puntate al 7% finale. A Natale eravamo al 4%, oggi - prosegue Floris - siamo sul 5,5%. Insomma gli ascolti non fanno il salto. Puoi avere dei picchi ma la tivù è soprattutto abitudine. Noi cerchiamo di far cambiare abitudine a chi ha seguito una trasmissione come Ballarò e, al tempo stesso, conquistare una fetta di nuovo pubblico. E comunque oltre alla comodità c'è anche la libertà. Non mi sono mai sentito così libero e creativo come in questo momento", conclude il conduttore di La7.


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