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Foals - Everything Everything , Razzmatazz Barcelona

Creato il 07 novembre 2013 da Iyezine @iyezine
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Foals - Everything Everything , Razzmatazz Barcelona

7 Novembre 2013 A cura di:

Marco Appioli


2013-11-07 00:00:00 Marco Appioli

Quando li vidi esibirsi la prima volta a Barcellona, al defunto festival Summercase del 2008, i Foals avevano pubblicato l’album d’esordio “Antidotes” da meno di quattro mesi. Il loro nome non campeggiava tra gli headliner del festival, surclassato da Maximo Park, Kaiser Chiefs, We are Scientists. Era il gruppo che faceva il verso ai Bloc Party, e l’epilettica Cassius era l’unico singolo finora apprezzato.

A distanza di soli cinque anni la stessa band obbliga gli organizzatori dell’evento a dirottare l’esibizione dalla Sala Apolo, andata sold out in poche settimane, al ben più capiente Razzmatazz. Dei gruppi nominati in precedenza ben pochi conoscono le attuali sorti, mentre il quintetto di Oxford, Cassius, nemmeno la suona più dal vivo.
Alle 20:30 il gruppo spalla Everything Everything apre la serata presentando “Arc”, seconda fatica dopo il fortunato “Man Alive”, entrato in chart come top 20 UK. Quello che colpisce della band Mancuriana è l’imponente estensione vocale del cantante Jonathan Higgs, specialmente negli sfaccettati falsetti, e gli incalzanti poliritmi di chitarra che sostengono brillantemente le sue melodie pop rock. Le parti più danzerecce del set (Cough Cough, Don’t Try) richiamano dancefloor inglesi anni ‘80 e sono certamente i momenti più apprezzabili. Quelli più complessi, come Kemosabe, soffrono di una certa pomposità, quasi una introspezione barocca che stride con la parte più giocosa del set. Il concerto è comunque piacevole, la musica di Higgs e soci è coinvolgente perché malinconica e allo stesso momento pulsante ma non martellante. Un bel gruppo il cui live è ridimensionato solo e soltanto dall’enorme spettacolo successivo, quello che ha protagonisti , appunto, gli oxfordiani Foals.
La loro apertura è ovviamente affidata a Prelude, primo brano del recente “Holy Fire”, sorretta da trame di chitarre traslucide e tappeti di tastiere che riempiono la Sala Razzmatazz in un’atmosfera surreale. E’ immediatamente evidente quanto la band sia distante da quel primevo delirio matematico-compositivo da cui nacque “Antidotes”. Meno violenti, più trasognanti e onirici, meno sfacciati e più introspettivi.
Total Life Forever e My Number, rare concessioni a distorsioni e tempi spezzati, lasciano spazio a un definitivo cambio di registro: Blue Blood, Providence, Late Night e Milk & Black Spiders, tutte tratte dall’ultimo disco. E’ la consacrazione di un cambiamento, quello di un album che da studio pareva rappresentare il sunto dei primi due momenti compositivi della band, ma che nella sua presentazione live richiama canoni più vicini all’ultimo percorso onirico degli MGMT che ai deliri math-funk di Battles e These New Puritans. La voce di Philippakis è finalmente coraggiosa, versatile, espressiva. Più emozionale, meno ruvida, spesso un tono sotto il classico falsetto. I testi ne riflettono esattamente la stessa condizione: più metafore oniriche (“It's times like these when I'm on my way/ out of the woods” , “ Now I finally found / all my friends are in the cloud”) e meno ritornelli–manifesto da ripetere incessantemente.
Si prosegue con Spanish Sahara, datata tre anni ma già incipit di questo tipo di percorso compositivo. Il quintetto che nella copertina di “Total Life Forever” fluttuava sott’acqua, come a simboleggiare una nuova nascita, ora sale a cavallo nel bagnasciuga, scopre l’“Holy Fire”, sa in quali terre cavalcare, e come condurvi il proprio pubblico. Nessuno richiede le singole canzoni, le hit, e persino la conclusiva, splendida Two Steps Twice non pare più così fondamentale come brano a sé stante, ma funzionale alla grande intensità emotiva che questo concerto sa regalare. A poco conta, a mio parere, che Philippakis scali il Razzmatazz e si lanci tra il pubblico, la grandezza della sua band è ben altra: riuscire ad amplificare la matrice ambient/post rock all’eccesso, riuscendo a coinvolgere dal vivo come gli Explosions in the Sky o i Mogwai, ma comunque navigando nei limiti della forma-canzone. Un tasso di epicità che colpisce nel segno, una parentesi compositiva fissata nel tempo. E la decisiva prova di maturità per una band che sta segnando con grande incisività quest’ultimo decennio musicale.
1. Prelude
2. Total Life Forever
3. Olympic Airways
4. My Number
5. Blue Blood
6. Providence
7. Late Night
8. Milk & Black Spiders
9. Spanish Sahara
10. Red Socks Pugie
11. Electric Bloom
Encore:
12. Hummer
13. Inhaler
14. Two Steps, Twice

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