Tra fiction e cinema non ci sono più barriere? L'Italia ha prodotti di alta qualità venduti all'estero, da Gomorra a Montalbano alla Meglio gioventù (guardando solo a qualche anno fa), ma forse noi stessi finiamo per subire talvolta il fascino della tv che valica i confini nazionali, soprattutto delle grandi serie americane e britanniche; o al contrario la tv nostrana effettivamente dovrebbe cambiare passo e velocità rinnovando i suoi prodotti?
Di questo e di altro si è lungamente parlato in un convegno al Roma Fiction Fest all'Auditorium parco della Musica che ha messo a confronto il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta e Nils Hartmann, responsabile delle produzioni originali di Sky Italia, i registi Gianni Amelio e Francesca Comencini (ha firmato tra l'altro insieme a Sollima e Cupellini Gomorra per Sky), lo sceneggiatore (Una Grande Famiglia) e regista Ivan Cotroneo e i produttori Angelo Barbagallo, Carlo degli Esposti (Montalbano, Braccialetti Rossi). «Non vedo contrapposizione tra cinema e televisione, credo invece esistano buone storie e storie cattive», ha fatto notare Andreatta. A suo avviso serve «grande consapevolezza e rispetto del pubblico, di quello tradizionale e di quello nuovo che può allargare il perimetro della televisione generalista. Che registi di cinema lavorino con noi accade da tempo immemore».
«Ma la novità - prosegue - è la collaborazione di registi di cinema a progetti interamente seriali: come Francesca Archibugi che sta scrivendo con noi una bellissima serie family o Pierfrancesco Diliberto (Pif, ndr) che sta sviluppando la serializzazione del suo film La mafia uccide solo d’estate. Oltre Cristina Comencini che ha scritto un’avvincente saga in quattro serate». Per Andreatta insomma «l’evoluzione che è in atto permetterà di pensare sempre più anche da noi a grandi romanzi per la televisione, che costruiscono mondi possibili affascinanti, in cui si rispecchi la realtà del mondo di oggi, una realtà che è in bilico tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere». Secondo Hartmann «avere dei brand aiuta, la serialità ha bisogno di cinema, dei suoi talenti. La missione della Pay tv è lasciare il segno così come hanno fatto Romanzo Criminale e Gomorra».
Per Degli Esposti «gli americani sono una tigre di carta. Possiamo invidiare loro il fatto che l'economia sia basata sulla concorrenza e quindi sul mercato in cui vince il migliore. Il racconto italiano a differenza di quello americano è un racconto di pancia, emozioni e cuore, e non di testa». «Per vent’anni - ha ricordato Amelio - ho fatto tv, quando non era quella di oggi e la parola fiction non esisteva, ma lo sceneggiato era già morto. Non volevamo fare la scimmiottatura del grande schermo. Ho avuto dei maestri enormi, oltre a Valmarana per il cinema, ma per la tv due padri come Giovanni Salvi e Sergio Silva. C’è uno specifico televisivo che negli anni abbiamo cercato di capire: oggi si fa la tv pensando al cinema, un errore terribile perchè sono due mondi diversi».