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Focus - Ei Towers conferma termini opa su Rai Way, all'orizzonte polo torri

Creato il 06 marzo 2015 da Digitalsat

Focus - Ei Towers conferma termini opa su Rai Way, all'orizzonte polo torriNessun cambiamento delle condizioni dell'offerta nel prospetto informativo che Ei Towers trasmetterà il 16 marzo alla Consob sull'opas lanciata su Rai Way. Ma nulla esclude che dopo aver saggiato la reazione del mercato e incassato il 'no' della stessa controllata Rai che ha invocato il vincolo del 51% in mano pubblica, Ei Towers cambi strategia. O che alla fine si creino le condizioni, prendendo le mosse da un'offerta che difficilmente avrà successo in questi termini, per dare vita a una operazione di sistema per la creazione di un unico polo nazionale degli impianti di trasmissione.

Intanto l'eventuale cambiamento di strategia di Ei Towers potrebbe avvenire in vari modi: compreso il portare a casa una quota minore a quella su cui è stata lanciata l'opa (66,67%), a partire dal 14% che la Rai avrebbe margini per cedere rispetto all'attuale 65% che detiene. Come precisato  in audizione al Senato dal presidente di Rai Way Camillo Rossotto, del 35% della società sul mercato il 30% è flottante istituzionale, il 5% flottante retail. In altre parole, secondo una indiscrezione che circola in queste ore, Mediaset potrebbe anche 'accontentarsi' di una quota di minoranza nella società degli impianti.

In un'altra ipotesi, Ei Towers potrebbe passare poi da 'acquirente' a oggetto di acquisto, con una contro-opa Rai a condizioni sostanzialmente analoghe. Di certo nelle ultime ore sembra che la suggestione di un unico polo nazionale degli impianti di trasmissione faccia breccia nel mercato e anche tra esponenti politici. Se fonti finanziarie vicine al dossier, interpellate dall'Adnkronos, rilevano i vantaggi di quella che in futuro potrebbe diventare «un'operazione di sistema»,  lo stesso Rossotto ha ammesso che «avere un operatore unico per gli impianti è razionale perché evita la duplicazione degli investimenti» e non a caso è questo il modello seguito «nel Regno Unito, in Francia, Spagna e Norvegia».

Tuttavia, come ha ricordato il manager, negli altri paesi la società che gestisce gli impianti di trasmissione «è un soggetto autonomo e separato dai broadcasters». Mentre in Italia Rai e Mediaset controllano rispettivamente Rai Way e Ei Towers.

Sarebbe possibile per le società monetizzare la loro partecipazione e scendere sotto la soglia di controllo della società? La risposta degli addetti ai lavori è sì. Tecnicamente questo non sarebbe affatto complicato: si darebbe vita a un operatore di rete 'puro' se Rai e Mediaset rinunciassero alla maggioranza scendendo sotto il 20% e tramutando la quota in una partecipazione finanziaria. Come ipotesi di scenario a quel punto a lanciare l'opa sulle due quotate potrebbe essere una società a vocazione pubblica, come Cdp o anche un fondo infrastrutturale (Cdp è presente in F2i). Sotto l'ombrello a quel punto pubblico e indipendente potrebbero collocarsi anche le torri di trasmissione di Telecom Italia il cui sbarco in borsa è atteso a breve. Fin qui le ipotesi.

Anche se il presidente della commissione Industria Massimo Mucchetti spiega dopo l'audizione di Rossotto che «avere un'unica infrastruttura di trasmissione del segnale televisivo costituisce un obiettivo ragionevole, in linea con l'Europa». Certo dalla proprietà dell'operatore monopolistico dovrebbero essere «esclusi i due broadcaster, titolari delle frequenze, ossia Mediaset e Rai», rileva ancora il senatore del Pd per il quale tuttavia a questa operazione «non ci si arriva attraverso azioni non sollecitate e non negoziate, e dunque ostili, come quella avviata in questa fase da Ei Towers, la quale, peraltro, ha ancora tutti i margini per variare il suo schema di gioco».

Mentre il sottosegretario alle telecomunicazioni Antonello Giacomelli, nel ricordare le specificità della situazione italiana aveva indicato nei giorni scorsi due «modelli possibili di evoluzione del sistema». Quello di «un unico operatore puro» che non fornisca però contenuti e che «funzioni a pari condizioni di mercato per tutti». Oppure quello di un «soggetto di controllo pubblico che assicuri questa stessa funzione».


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