La drag queen barbuta, l'austriaca Conchita Wurst, 25 anni, all'anagrafe Tom Neuwirth, trionfa alla 59esima edizione dell'Eurovision Song Contest 2014 e divide l'Europa: su fronti opposti, in particolare, Austria e Russia. Da un lato, la vittoria di Conchita viene accolta come una «bella giornata per il Paese» vincitore, come scrive in una nota il presidente austriaco, Heinz Fischer, secondo il quale il trionfo della cantante (il primo per il Paese dal 1966) «non è soltanto una vittoria per l'Austria, ma innanzitutto per la diversità e la tolleranza in Europa».
L'intera classe politica austriaca sembra aver accolto dunque positivamente la vittoria di Conchita, anche se il partito di estrema destra Fpo, aveva definito «ridicola» la Wurst prima del concorso, e oggi si è limitato a commentare: è «nell'ordine delle cose che le persone si rallegrino quando c'è una vittoria». Dall'altra parte c'è la Russia, già spaccata dalle polemiche sull'omofobia. La federazione era rappresentata a Eurovision da due gemelle 17enni, Masha e Nastia, in forte competizione, per ovvi motivi, con la concorrente ucraina Mariya Yaremtchouk.
Oggi la Russia lancia «dure critiche» sul web attraverso il suo vice premier Dmitri Rogozin per la vittoria di Conchita. «Il risultato di Eurovision - scrive Rogozin su Twitter - ha mostrato ai sostenitori dell'integrazione europea il loro futuro europeo: una donna barbuta». Più pesante il commento del tribuno nazionalista russo Vladimir Zhirinovski, che in un'intervista tv dichiara: «È la fine dell'Europa. Loro non hanno più uomini e donne, hanno 'questo'». Ma bisogna riconoscere che la drag queen austriaca ha 'stracciatò le sue temibili avversarie più con la sua voce che con la barba. Sulle note di 'Rise Like a Phoenix', Conchita ha superato l'Olanda e la Svezia.
Niente da fare per la nostra Emma Marrone in gara per l'Italia con 'La mia citta«. »Ha vinto perchè è una figura nuova. Ha scelto anche un nome d'arte che unisce il femminile al maschile, proprio come me, che non voglio far credere assolutamente di essere donna, ma ho preferito togliere i peli dal viso folti come una moquette con l'elettrocoagulazione« ricorda Vladimir Luxuria che spiega anche di aver scritto anche un libro di favole dove c'è il personaggio della donna barbuta. »Un tempo erano fenomeni da baraccone - aggiunge - Conchita le ha riscattate tutte«. Ma la barba fa discutere lo stesso. Anche se alcune donne la tengono lì, per vera e propria scelta stilistica. A cominciare dalla pittrice messicana Frida Kahlo, celebre quasi più per i suoi baffetti con i quali era solita autoritrarsi, con minuziosa riproduzione anche delle folte sopraciglia attaccate. Il baffo di Frida non era coincidenza, ma precisa scelta estetica e vero orgoglio, e non le ha impedito di avere numerosi amanti, di entrambi i sessi, nel corso della sua vita.
E cosa dire di Mariam, la donna con barba e baffi rossi, ospite di Lorella Cuccarini a Domenica in - Così è la vita, lo scorso anno? Lei non era nata con la barba ma le era arrivata assieme ai baffi dopo la nascita del suo unico figlio. Con orgoglio ha deciso di tenerseli. Altra 'portatrice sanà di baffi è l'iconica Patti Smith, che sulla copertina del suo disco Easter mostrava anche il pelo ascellare. Anche Mina sulla cover del suo album 'Salomè» sfoggiava una folta barba. Aveva il suo fascino anche l'attrice Daniela Rocca che nel film con Marcello Mastroianni Divorzio all'Italiana (1961, regia di Pietro Germi) sfoggiava un velo di baffi. Tra le barbe femminili celebri anche quella di Annie Girardot nel film con Ugo Tognazzi La donna scimmia (1964 regia di Marco Ferreri). E poi, Santa Liberata, che Dio salvò dalle tentazioni e dagli uomini, facendole crescere una folta barba.