Arcore tra Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi riferiscono che l'argomento all'ordine del giorno e' stata la possibile vendita di Premium, la pay tv del gruppo Mediaset, a Sky, la tv satellitare del magnate australiano. E certamente il confronto e' in corso, con possibilita' di alleanze sui contenuti. Ma la trasferta di Murdoch ha una motivazione di fondo. La volonta' e' di verificare la possibilita' di fare fronte comune contro il vero nemico di entrambi: Netflix, la public company americana che in pochi anni e' diventata un vero colosso puntando sulla televisione on demand, su richiesta, un mercato in continua espansione molto diverso dai palinsesti tradizionali, basato anche sull'offerta di produzioni originali. Tra quelle di maggior successo, per esempio, e' House of cards, che accende i riflettori sulle lotte dietro le quinte alla Casa Bianca. Netflix e' gia' sbarcata nel Regno Unito e in buona parte dei Paesi europei, con piani di forte crescita.
L'allarme di Murdoch a Berlusconi e' stato senza giri di parole: attenzione, e' stato il senso del suo pensiero, perche' il rischio, tra cinque anni, e' di essere spazzati via. Un allarme, quello di Murdoch, che per Berlusconi e' stato soltanto l'ultima conferma. In Italia, per il momento, il gruppo americano non e' ancora entrato, anche se le sue serie televisive stanno acquistando notorieta'. Soprattutto tra i giovani e nelle grandi citta' i canali televisivi generalisti sono in netto calo di ascolti, mentre cresce l'abitudine alla tv on demand.
Ma la crescita di Netflix sul mercato italiano, a partire dall'esordio previsto per fine anno e su cui sono in corso trattative con l'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, e' condizionato alla costruzione di una rete nazionale in cavi di fibra ottica superveloce, che ancora manca. Per questo lo scontro in corso tra Cdp (Cassa depositi e prestiti), d'intesa con il governo, e Telecom Italia va letto tenendo conto della variabile televisiva. Cdp punta a recuperare i ritardi dell'Italia rispetto agli obiettivi europei della banda larga rendendola disponibile ad oltre meta' degli italiani, come spiega il documento sulle «linee guida del progetto nazionale della fibra», presentato nel marzo scorso a Telecom Italia. La proposta di piano lascia alla societa' un ruolo chiave ma non esclusivo e, soprattutto, condizionato agli investimenti che verranno effettivamente realizzati.
Il progetto, in aprile, e' stato bocciato da Telecom, che ha controproposto la firma di una lettera d'intenti con accordi diversi. Le principali differenze sono tre: il controllo da subito delle operazioni arrivando poi al 100% di proprieta' della nuova rete, una copertura del territorio molto meno estesa, la previsione di arrivare con la fibra ottica soltanto alla base degli stabili e non nei singoli appartamenti (mantenendo così l'ultimo tratto della rete in rame, di cui Telecom ha l'esclusiva e che ha tutto l'interesse a valorizzare per più tempo possibile). La rottura e' stata inevitabile, con il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, e la maggioranza del consiglio di amministrazione che hanno isolato la posizione di Patuano, più disponibile alla trattativa con Cdp e con il governo. In consiglio il confronto sulla linea da seguire nei negoziati con Cdp, tenuto strettamente riservato, risulta avere avuto toni serrati. Da segnalare il pieno appoggio a Patuano del consigliere francese Jean Paul Fitoussi, mentre altri hanno sostenuto la linea dura.
Spicca, tra loro, Tarak Ben Ammar, l'imprenditore tunisino che, per una volta, e' venuto meno al ruolo che ama di più, quello di mediatore. Proprio Tarak va tenuto d'occhio perche' ha un ruolo determinante nei rapporti con il finanziere bretone Vincent Bollore', presidente di Vivendi, leader nei media e nei contenuti, che sta subentrando agli spagnoli di Telefonica come azionista di riferimento dell'azionariato di Telecom Italia. Patuano ha scommesso su un assetto azionario da public company. La realta' e' che Vivendi e i francesi si annunciano come protagonisti. Il passo successivo e' che, nel nome della convergenza tra contenuti e tlc, potrebbero favorire la grande alleanza tra Telecom e un gruppo molto vicino da sempre a Tarak: Mediaset e le sue televisioni. Tarak, che si divide tra Parigi, Roma e Milano, e' un grande amico di Silvio Berlusconi ed e' stato anche consigliere di amministrazione Mediaset. Netflix, con massima soddisfazione per Murdoch, può aspettare