Sono da poco rientrata. È stata un’impresa, una nebbia così fitta a dicembre penso di non averla mai ricordata. Ho un leggero mal di testa, sento caldo, giro per casa infastidita, di tanto in tanto sbadiglio per sport.
Non ho niente da dire, scrivo cercando di avere sonno. Digito dal cellulare sforzando di più la vista – non è una mossa intelligente vista l’emicrania.
Sono giorni di grande riflessione e catarsi. La disintossicazione social funziona bene. Le persone mi fermano dal vivo dicendo di tornare su Facebook perché ero l’unica a dire cose intelligenti nella loro lista amici.
Non mi viene da ridere per la soddisfazione, non mi viene da tornare a espormi in quel baratro paranoico. Ho voglia di vivere lo stordimento nel reale e sentire che nessuno è a conoscenza dei miei fatti e io dei loro. Dirlo su un blog è una mossa che fa un po’ ridere, ma all’una mi concedo al caos dell’incoerenza.
Un post vuoto come il sonno che sale.
Il cane gira facendo strane danze per trovare la sua posizione ideale per riposare. Io ho fame. Non rileggo. Scrivo da sfruttando lo schermetto.
Buonanotte
01.00
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