Un vecchio dialoga senza contradditorio
con la foglia ingiallita di un platano che
gli ammicca “ ironica” dal marciapiede
tra una folla frettolosa e distratta
che lo sfiora e non si accorge di lui.
Sotto il cielo grigio di città, ogni tanto,
per scaldare il cuore l’uomo prova per sfida
a ricordare, come in sogno, i mondi
coloratissimi di quel tempo ormai andato,
ricchi di aromi speziati, goduria dell’olfatto.
O le femmine appariscenti ,con abiti d’ogni foggia,
ambasciatrici delle più eccentriche fantasie,
che sorridevano invitanti alla sua giovinezza.
E le voci allegre o concitate ma stentoree.
E le cianfrusaglie, le più disparate di cui
tutti e ciascuno si faceva incetta e vanto.
Tempi lontani, quelli di quando
in gioventù era mercante col padre
e la vita era tutta un “andare” infinito
di luogo in luogo,
e in ogni stagione,
e con ogni tempo.
Impavido a sfidare la sorte.
Mai stanco di ripercorrere i suoi passi.
E, la sera, al termine del viaggio,
c’era la Olga, la sua donna, che lo attendeva
come un cane fedele sotto il portico di casa
con un sorriso ricco di promesse che
che però gli donava gagliardia come non mai.
Tutto questo l’uomo canuto vorrebbe ora poter
raccontare alla foglia di platano.
Il “suo” ieri e il “suo” oggi.
Le gioie di allora e le malinconie ricorrenti del presente.
Ma una folata di vento “dispettosa” la spazza via.
E la porta lontano.
Troppo per poterla trattenere.
Ed è afasia.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)