Anche gli hipster sentono la primavera (segui sguardo barbuto)
Foto di Kiaretta
E' primavera e mi ha colta anche quest'anno. La Sindrome da Follia Primaverile. Un inquietante insieme di sintomi mi spinge a desiderare ardentemente di ciabattare in finte Birkenstock per i campi in fiore, indossando pantaloni di lino a righe multicolori. La tolleranza alle convenzioni sociali va di pari passo con quella al caldo, mentre un sedicente io-autentico mi incita a ribaltare i rapporti con altri esseri umani come uno sceriffo ubriaco con i tavoli in un saloon. L'orientamento politico vira violentemente a sinistra, con punte anarco-insurrezionaliste. Non riesco a capacitarmi di possedere dei tailleur.
Riscopro il piacere della bestemmia, l'insulto facile e la litigata gratuita in tonalità urlata. Riduco la distanza fra pancia e lingua, calpesto la mediazione del cervello con la grazia delle suddette ciabatte. Verso fiumi di lacrime davanti ad un avocado al Carrefour e cammino sconsolata in cerchio, producendo un solco che va da Santa Caterina al Mont des Arts. Ho voglia di scrivere. E basta.
Insomma, mi preparo anche quest'anno al consueto crollo emotivo, che si risolverà a tarallucci e gastroprotettori, nell'illusione che le vacanze portino sollievo. Gli ultimi anni hanno tuttavia mostrato un'ampia serie di insuccessi, tra l'amarcord radical chic di Capalbio e la tamarraggine velino-calcistica di Milano Marittima. Un recente tentativo di vacanza salutare in montagna si è invece risolto con un trauma cranico che non ha giovato all'incipit umorale della stagione.
Bruges, Aprile 2014
Foto di Kiaretta
Statemi vicino. Sopportatemi. Portatemi in campagna, in montagna, nel verde. Prometto che a settembre torno finta. A meno che non riesca nella titanica quanto utopica impresa di spezzare questo cerchio.