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Fondi comuni d'investimento

Creato il 14 gennaio 2015 da Robertoborz
Fondi comuni d'investimento

Fondi comuni d'investimento

I principali vantaggi offerti dai fondi comuni di investimento sono:
  • Possibilità di accedere, tramite un unico intermediario, ai prodotti di più banche di investimento, tutte generalmente di prestigio e di elevata affidabilità
  • Possibilità di scegliere i prodotti migliori di ciascun gestore
  • Possibilità di investire anche in Paesi remoti
  • Costi generalmente limitati
  • Possibilità di cambiare linea di gestione rapidamente
  • Possibilità di investire e disinvestire rapidamente
  • Professionalità della gestione (a volte con buoni risultati altre volte meno)
Vediamo la storia e le caratteristiche dei fondi comuni di investimento.Quasi sconosciuti in Italia fino a tutta la prima metà degli anni ottanta, i fondi comuni di investimento sono stati regolamentati dall'apposita normativa introdotta con la Legge 23 marzo 1983, n.77 e lanciati nella seconda metà del 1984 (il primo collocamento di un fondo comune di diritto italiano, un fondo obbligazionario, ha avuto inizio il 20 giugno 1984; precedentemente, per utilizzare strumenti del risparmio gestito si faceva ricorso ai fondi di diritto lussemburghese, ancora oggi collocati).Dopo una forte espansione legata ai momenti di euforia borsistica di quel decennio, vengono quasi abbandonati con lo sboom dei mercati finanziari (il patrimonio complessivamente gestito, che nel 1986 ammontava a 33,609 milioni di euro, nel 1990 scendeva a poco più di 24 milioni).Riprendono vigore a partire dalla seconda metà degli anni novanta, cioè da quando gli interessi offerti dai titoli di Stato sono andati fortemente calando ed i risparmiatori, spinti anche dalle banche che hanno dirottato su di essi il risparmio destinato ai titoli di Stato, hanno cambiato strumento per l'impiego del loro denaro. Alla fine del 2002 si contano oltre 1.350 fondi classificati in 24 categorie.La realtà di questo settore è in forte movimento: continuamente entrano ed escono nel mercato italiano nuovi gestori e si introducono nuove tipologie di fondi.I risparmiatori italiani, abituati a gestire direttamente il proprio denaro facendo ricorso il più delle volte ai titoli di Stato, si trovano di fronte ad una realtà molto variegata che, se da un lato mette a loro disposizione una pluralità di strumenti per impiegare il proprio risparmio, dall'altro li costringe a specializzarsi per meglio districarvisi o ad affidarsi ai distributori (sportelli bancari e promotori finanziari). Alcune norme importanti che regolano questo settore sono raccolte nel Testo Unico delle disposizioni in materia d'intermediazione finanziaria (D. Lgs. 24.2.98 n. 58).

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