Quante volte, seduti al tavolo a pranzo o a cena, mentre la televisione è accesa su Studio Aperto o sky sport abbiamo sentito dire ultimamente: "Uno dei soci di Mr. Bee è il gruppo Doyen che si occuperà del mercato assieme a Adriano Galliani."
Ora, questo nome nuovo all'interno del Milan può suscitare degli interrogativi. Alziamo lo sguardo dal piatto di pasta e ci chiediamo: "Che cos'è il gruppo Doyen?". La risposta più adatta la potrebbe dare l'onorevole Razzi:
"Te lo dico da amico, fatti li ca**i tuoi, fatti un fondo tuo e vai a speculare sui giocatori del Tirjikistan, poi portali al Milan e falli pagare zero al geometra. Amico caro, qui nessuno ti dice che cosa è la Doyen, veramente ti interessa sapere da dove arrivano i soldi? Fatti li ca**i tuoi te lo dico da amico".
La definizione data da sky è la seguente (inerente alla trattativa che i rossoneri stanno intavolando per Martinez e Brahimi): "Il gruppo Doyen detiene le percentuali di alcuni giocatori in concomitanza con le società calcistiche. Quindi se il Milan vorrà acquistare dei giocatori dal Porto dovrà pagare alla società portoghese la percentuale del cartellino di loro proprietà". Una definizione breve, concisa, che non dice assolutamente nulla, vuoi per le tempistiche di una trasmissione così dinamica che deve affrontare in pochi minuti molti argomenti, vuoi perché il pubblico, addormentato dalla macchina del calciomercato, si deve fare "li fondi suoi". Dopotutto, il sempre illuminante Pippo Russo ci espone il pensiero di Corsi del Corriere della Sera riguardo la cessione del Milan: "Di chi siano i soldi messi nel piatto dal thailandese, da dove provengano, non ci interessa, almeno in questa sede: contano i benefici riflessi che, da questa operazione, dovrebbero riversarsi sulla prossima campagna acquisti milanista".
Dunque, che cosa è il fondo Doyen rappresentato dal brasiliano Neilo Lucas?
Partiamo dai pochi elementi che ci ha fornito sky: un gruppo che detiene le percentuali sui diritti economici di alcuni giocatori. In sostanza, questo significa che, se come nella stragrande maggioranza dei casi, il fondo detiene il 51% o più dei diritti sul giocatore, il club nel quale esso milita non ha potere decisionale in sede di calciomercato. Il modus operandi della Doyen, ma di qualsiasi altro fondo è molto semplice: mettiamo ad esempio il caso che il Porto (società che si affida da sempre ai fondi per fare mercato) acquisti un giocatore "X" per 5 milioni, la TPO in questione ne acquisterà il 51% per 3 milioni, questi significa che vi è una speculazione sulla quotazione del giocatore "X" che passerà da 5 a 6 milioni.
Questo meccanismo ci permette quindi di svelare le grandi menzogne di calciomercato negli ultimi anni, quelle che riguardano per l'appunto il Porto o l'Atletico Madrid, definite dai media come società modello perché riescono a far combaciare vittorie con plusvalenze da capogiro. Sempre per quanto concerne i lusitani si parla di 600 milioni di plusvalenze generate negli ultimi dieci anni, ma dove finiscono in realtà questi soldi? Se i fondi detengono le maggioranze delle quote, tali enorme plusvalenze devono essere sensibilmente ridotte. Il Porto, come tutte le società portoghesi da sempre rincorre i propri debiti, come la scorsa estate, quando per risolvere un deficit da 37,5 milioni sono state cedute quote dello stadio alla SAD, ovvero il fondo interno.
Si genera quindi un meccanismo secondo il quale i club indebitanti devono per forza di cose assoggettarsi al volere dei nuovi "soci", i fondi immettono soldi nel sistema calcio per poi investirne le plusvalenze altrove, (spesso e volentieri anche per il riciclaggio di denaro, vedi il caso Kia Joorabchian al Corinthias) Il gruppo Doyen ha infatti molteplici attività e si occupa di finanza, edificazioni (in particolar modo di hotel), sport & entertainment come si evince dal loro sito doyengroup.com. La sede del gruppo si trova a Londra con dislocazione in America Latina, sud-est asiatico, Africa e Turchia.
Il fondo Doyen, dopo aver colonizzato il Brasile soppiantando il gruppo di Delcir & Ide Sonda, ha messo profonde radici in Spagna e Portogallo e ora si appresta a conquistare anche la Serie A entrando dalla porta principale, grazie alla cordata del Thailandese Bee Tachaenbol che ha acquistato le quote societarie del Milan.
I lettori più attenti però avranno un'obiezione da sollevare. Come possono i fondi continuare ad agire con tale disinvoltura e programmare il calciomercato di questa e delle prossime stagioni se la circolare FIFA del primo maggio impedisce ai club di stipulare trattative con le terze parti? Si tratta infatti solamente di un provvedimento di facciata, nulla impedisce a un fondo di far parte del club stesso, per questo il gruppo Doyen ha finanziato Mr. Bee per l'acquisto dei rossoneri, mettendosi così in una posizione centrale nel calcio italiano, dove farà transitare a proprio piacimento i giocatori di cui detiene il controllo.
Si parla solo ora del fondo Doyen, sembra che i media abbiano recentemente scoperto l'acqua calda, ma da almeno tre anni il fondo di Neilo Lucas collabora con le società italiane. Nello specifico, con il Milan sono stati portate a termine due trattative dall'importante impatto mediatico, ovvero il ritorno di Kakà e lo scambio fra Torres e Cerci. Ne sa certamente qualcosa anche Marotta, dato che il gioiellino Morata è proprietà del fondo Doyen, infatti basta andare ancora una volta nel sito della Doyen: doyensports.com/player per vedere la foto del giovane Alvaro accanto quella di Negredo e Botia, altri nomi in mano al fondo nella sezione "player investment". Oltretutto negli ultimi giorni varie testate hanno riportato la notizia che Cosentino (dirigente del Catania) si è diretto a Berlino per assistere alla finale di Champions proprio con Neilo Lucas, quando il rapporto fra i due era da tempo consolidato.
Dove era dunque l'informazione fino ad oggi? "A farsi li ca**i propri!! "
Già perché dobbiamo risalire all'estate del 2012 a Forte dei Marmi, quando in una soleggiata giornata si incontrarono Galliani, Lotito, Preziosi e un certo Neilo Lucas. I giornali esteri intitolarono: "La Serie A apre ai fondi di investimento". La cara Gazzetta invece cosa disse? Assolutamente nulla, ci raccontò di una piacevole riunione fra amici, una goliardata, mettendo ben in evidenza un Galliani estremamente rilassato mentre faceva il morto in piscina. Che relax!