vai anche alla schede dell’editore Erickson: Foni Augusta, La relazione con le famiglie al nido
Indice
premessa: perché questo libro p. 9
PRIMA PARTE. COME ORIENTARSI?
Capitolo 1. Una conquista sociale che genera apprendimenti p.17
A partire dalla domanda di buona quotidianità per i bambini e le madri lavoratrici p.17
Gli orientamenti per il progetto pedagogico e il progetto formativo p. 20
L’immagine del bambino e di un ambiente di educazione extrafamiliare p. 22
L’immagine di educatrice, l’avvio del gruppo di lavoro e della formazione in servizio p. 23
L’avvio di una nuova professionalità: la pratica della progettazione p. 28
Temi trasversali p. 32
La percezione dei bambini concreti p. 33
La costruzione degli standard di funzionamento del servizio p. 35
I rumori di fondo. La nascita di una formatrice: dalle perplessità alle domande p. 36
SECONDA PARTE. CHE COSA SUCCEDE ALLE EDUCATRICI E AI GENITORI IN QUESTI SERVIZI?
Capitolo 2. Che cosa significa per le educatrici lavorare nel nido? p.47
Lavorare con i bambini p. 49
Le colleghe, il gruppo di lavoro, le figure di coordinamento p. 54
Le educatrici come donne e come madri p. 60
I rapporti con le famiglie dei bambini p. 63
Un lavoro difficile da rappresentare e la ricerca di riscontri p. 71
Capitolo 3. Operatrici e famiglie. Persone e ruoli all’interno di un servizio p.75
Le educatrici sono operatrici di un servizio p. 75
La gestione delle regole p. 78
Diventare utenti p. 82
I percorsi dei genitori p. 84
Le asimmetrie strutturali tra famiglie e figure professionali p. 88
TERZA PARTE. LA FORMAZIONE IN SERVIZIO COSTRUISCE ESPERIENZA
Capitolo 4. Lo spazio per acquisire uno sguardo diverso p. 93
I percorsi di negoziazione p. 94
L’affidabilità reciproca per una collaborazione a più voci p. 94
Le mete raggiunte e quelle da raggiungere p. 95
La domanda e le aspettative del personale p. 96
Le esplorazioni e le aspettative dei formatori e delle formatrici p. 96
Le strategie di integrazione p. 101
Le donne adulte hanno un’esperienza cui possono attingere p. 101
Il riconoscimento reciproco tra la formatrice e le partecipanti p. 104
L’accompagnamento di transizioni difficili p. 106
Un tirocinio a riconoscere e nominare quello che si fa p. 108
L’esercizio di un pensiero flessibile p. 109
Le ambivalenze del lavoro di cura p. 113
Le piattaforme continentali: la maternità e la paternità, il lavoro extradomestico delle donne p.116
Nuove possibilità, accoglienza e sicurezza per tutte p. 120
Il valore delle risorse personali p. 121
Qualche interrogativo sulla valutazione p. 124
Capitolo 5. Per facilitare le relazioni tra le educatrici e le madri p. 127
Un setting che facilita una maggiore identificazione con le madri p. 127
Una percezione più concreta per uscire dall’idealizzazione p. 129
Educatrici, madri, formatrici, bambine e bambini: un gioco di specchi p. 133
Un incontro di saperi sull’infanzia p. 138
QUARTA PARTE. PROSPETTIVE DI FORMAZIONE. TRA QUELLO CHE C’E’ GIA’ E QUELLO CHE STA NASCENDO
Capitolo 6. Un laboratorio di spazi comunitari p. 143
Una identità più dinamica e dialogante p. 143
Sapersi collocare per comunicare e cogliere opportunità nuove p. 148
Pratiche di aggregazione sociale p. 149
Un’organizzazione che si interroga p. 153
Le risposte personalizzate del servizio p. 153
Partecipazione o partenariato delle famiglie? p. 155
Processi conocitivi e partecipativi dentro l’organizzazione p. 158
Ripensando alle proposte formative p.159
BIBLIOGRAFIA p.165
scrive AUGUSTA FONI:
In un libro appena uscito (A.Foni, La relazione con le famiglie al nido. Percorsi di formazione, dialogo e partecipazione, Erickson, 2015 – collana “Nido d’infanzia”) ho scritto il senso della mia esperienza di formazione in servizio nei nidi, iniziata negli anni ’70 nella costruzione collettiva di una nuova offerta educativa e sociale, sviluppata poi in rapporto ai contesti concreti in cui ho lavorato. Spero che l’idea sia produttiva anche per una trasmissione e uno scambio intergenerazionale.
I problemi che mi sono trovata ad affrontare hanno richiamato sempre di più la mia attenzione su un aspetto che da sempre comporta difficoltà e opacità per le educatrici, cioè le relazioni con le famiglie e in particolare con le madri dei bambini. Contemporaneamente, mi hanno spinto a interrogarmi sulle modalità e sull’efficacia delle mie proposte formative.
La dotazione pedagogica di partenza mi aveva fornito alcuni strumenti fondamentali, ma le ambivalenze e gli impliciti di tante situazioni sono risultati più chiari da quando ho incominciato a meticciare sguardi diversi per orientarmi e ripensare con il personale di questi servizi le relazioni con le famiglie. Contributi decisivi a questo proposito mi sono venuti via via dalla cultura dei servizi che si è sviluppata negli ultimi decenni del ‘900 nel nostro paese, dall’approccio psicosociologico e dagli studi sulle donne.
Il libro segue il filo di una esperienza concreta, la mia, quella di una formatrice che scopre la dimensione soggettiva della propria professionalità interagendo con un ambiente di donne e di relazioni complesse che nella prescrittività dei manuali non trovano di solito espressione e riconoscimento organizzativo.
La formazione può essere in questo modo riformulata come accompagnamento alle transizioni difficili affrontate dalle operatrici collocate all’interno di servizi tuttora ancorati a codici tradizionali e sollecitate dal contatto quotidiano con figure familiari attraversate a loro volta da profonde trasformazioni.
Altri suggerimenti vengono da buone pratiche che indicano funzioni e temi qualificanti per il tessuto sociale e culturale della comunità.
Il libro è rivolto a chi svolge funzioni di formazione in servizio e di educazione, ma anche di coordinamento, gestione e progettazione nei servizi educativi per l’infanzia. Può offrire peraltro spunti trasversali anche per altri ambiti più ampi.