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Forbici, streghe, incantesimi

Creato il 20 ottobre 2010 da Cultura Salentina

di Vincenzo Scarpello

Tra le più insolite superstizioni del mondo contadino vi è quella di appendere al di fuori della propria abitazione, ai lati della porta, una o due paia di forbici.

Chi volesse ricercare una spiegazione e un significato simbolico in tale pratica apotropaica, deve necessariamente ritornare nell’ambito delle credenze rurali salentine, la cui origine e spiegazione molto spesso si perde nell’origine dei tempi.

Forbici, Streghe, incantesimi

Specchia Preti, la malalingua, arco ligneo di portone

 

 

Le prime testimonianze archeologiche del comune utensile risalgono al periodo tolemaico, essendo state ritrovate in Egitto delle forbici in bronzo risalenti al 300 a.C., mentre le prime forbici con perno centrale risalgono all’epoca romana.

Tali circostanze fanno ragionevolmente supporre che la superstizione di appendere delle forbici al muro esterno dell’abitazione risalga ad epoca storica, poi sviluppatasi e perfezionatasi nel Medioevo, fino ad affievolirsi, come purtroppo la maggior parte delle credenze contadine, a partire dalla seconda metà del XX secolo.

Il significato araldico delle forbici è legato ai mestieri che ne fanno utilizzo, come sarti, acconciatori di capelli, tosatori, mentre il suo significato simbolico è intuibilmente intimamente legato all’atto del tagliare, del recidere, tanto che nella mitologia romana la più anziana delle Parche, Atropo, era colei che inflessibilmente recideva il filo del destino di ogni uomo, segnando quindi il momento del passaggio dalla vita alla morte.

Ma il vero significato della pratica superstiziosa di appendere le forbici sui muri, accanto ad altri simboli di buon augurio, come la staffa di cavallo, che ricorda le corna che servono ad accecare il sortilego dotato di malocchio, è connesso alle superstizione legate a streghe e stregoni, così come sviluppatesi in un arco di tempo lunghissimo, recepite nel Salento già in epoca preromana.

Gli strumenti attraverso cui le streghe potevano infatti influenzare la vita dei buoni cristiani, attraverso la distruzione dei raccolti, l’effettuazione di una fattura o del malocchio erano infatti di tre tipi, gestuali, simpatetiche e verbali.

La difesa dai gesti malefici era dettata da gesti religiosi o superstiziosi, come il segnarsi con la Croce o effettuare una serie di movimenti rituali, mentre la difesa dallo sguardo malefico, il mal occhio, si poteva ottenere dall’utilizzo dello specchio, che rimandava al mittente la negatività, e dal gesto delle corna, che serviva, come si è detto, ad accecare il malefico. Contro la magia simpatetica vi erano altrettante pratiche religioso-superstiziose, mentre nulla si poteva contro le formule magiche che le striare inviavano contro le loro vittime.

L’unico strumento a disposizione per evitare che streghe e stregoni potessero formulare i loro incantesimi era quello di tagliare loro la lingua, metaforicamente apponendo delle forbici ai lati delle entrate delle case.

Forbici, Streghe, incantesimi

Specchia Preti, balcone con forbici e ferro di cavallo

Ai malefìci verbali la saggezza contadina associò anche le calunnie, le malelingue, i cui effetti nefasti sulla vita degli uomini e delle donne erano spesso peggiori degli stessi malefìci.

Molto spesso però le forbici erano utilizzate per tagliare concretamente la lingua delle streghe, come testimonia la presenza di tale innocuo strumento di lavoro, tra gli strumenti di tortura a disposizione dei boia, che molto spesso purtroppo rivolsero una superstizione ignorante e disumana contro innocenti.

Ciò avveniva soprattutto nei paesi protestanti, dal momento che la Santa Inquisizione Cattolica non prevedeva tra gli strumenti di tortura tali arnesi, e se di tali pratiche vi furono tracce in paesi cattolici, esse devono essere imputate a giudici laici, che incriminavano per il reato laico di maleficio, laddove esso era previsto dalle leggi particolari.

Le ultime testimonianze nel Salento dell’antica pratica di appendere forbici sui muri, possono essere ancora viste in qualche campagna e nei più caratteristici borghi rurali, ove tutt’oggi rimangono quelle vestigia di un’antichità magica che si spera  la modernità livellatrice e distruttrice non riuscirà mai a cancellare.


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