Magazine Cinema
N°20: FRANKENWEENIE di TIM BURTON
Tim Burton torna a fare il Tim Burton maneggiando la materia che meglio riesce a plasmare, tirando fuori dal cilindro una piccola meraviglia pescata da un vecchio lavoro risalente ai tempi della sua collaborazione con la Disney.
Non sarà Nightmare Before Christmas, eppure Frankenweenie riesce a far tirare un sospiro di sollievo a tutti i fan del vecchio Tim, neanche si fosse tornati ai tempi magici di Edward mani di forbice.
N°19: A ROYAL AFFAIR di NIKOLAJ ARCEL
La sorpresa dell'ultima edizione degli Academy per la categoria del miglior film straniero: un intrigo avvincente, interpreti in grande spolvero, una riflessione sul potere che logora chi ce l'ha e chi no ed un piglio che pare una via di mezzo tra Barry Lyndon e Le relazioni pericolose.
Questo regista praticamente venuto dal nulla farà presto parlare di nuovo di sè, se continuerà a proporre piccole meraviglie come questa.
N°18: WOLF CHILDREN di MAMORU HOSODA
In un anno davvero terribile per l'animazione, orfana di proposte davvero interessanti, il lavoro di Hosoda - già noto per cose pregevoli come La ragazza che saltava nel tempo - raccoglie il testimone di Miyazaki rappresentando il meglio che il Sol Levante riesce ancora a proporre quando si tratta di "cartoni animati": una fiaba di formazione dalle atmosfere che rimandano dritte a Totoro poggiata sulle spalle di una Famiglia unica e su una delle figure materne più intense del Cinema recente.
N°17: NELLA CASA di FRANCOIS OZON
Francois Ozon, regista molto radical chic eppure da sempre amato dalle parti di casa Ford, stupisce ancora una volta raccontando un dramma borghese in uno splendido stile teatrale per uno dei titoli più riusciti che i nostri cugini francesi abbiano confezionato in quello che, probabilmente, sarà l'inizio della loro parabola discendente dopo le ultime, incantate stagioni.
Un film che è un gioiello di intelligenza, arguzia e tecnica.
N°16: BEHIND THE CANDELABRA di STEVEN SODERBERGH
Un Michael Douglas monumentale porta sullo schermo Liberace, pianista e showman che fu una delle icone più influenti ed importanti dello showbiz a stelle e strisce a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta: una storia d'amore ed un dramma di solitudine che mostrano tutte le ombre che finiscono per accumularsi anche alla luce della ribalta più straordinaria.
Una parabola discendente sul potere dello spettacolo come poche altre se ne sono viste nel passato recente.
N°15: THE MASTER di PAUL THOMAS ANDERSON
Reso grande dalla consueta, strabordante regia e da due interpretazioni titaniche, l'ultimo lavoro di Paul Thomas Anderson non è riuscito forse ad essere memorabile come avrebbe voluto, reso ostico da un'eccessiva monumentalità e da una non facile interpretazione, eppure una volta sedimentato nel profondo rappresenta senza dubbio una delle esperienze più incredibili che uno spettatore possa chiedere al suo duemilatredici.
Un film da sudarsi dal primo all'ultimo fotogramma.
N°14: BEFORE MIDNIGHT di RICHARD LINKLATER
Richard Linklater chiude (?) la sua trilogia sull'amore con la più intensa e matura delle sue opere: Ethan Hawke e Julie Delphy si confrontano con i loro anni ed il tempo che è trascorso, portando in scena un botta e risposta di dialoghi da manuale pronti a culminare con un confronto finale che è poesia e drammatica realtà per ogni coppia che lotta ogni giorno per il suo amore.
Se deve esserci un titolo "romantico" per quest'anno sulla via del tramonto, eccolo qui, giunto attorno a mezzanotte.
N°13: IL GRANDE GATSBY di BAZ LUHRMANN
Alle spalle la delusione di Australia, Baz Luhrmann si confronta con un Classico della Letteratura USA tornando ai fasti di Moulin rouge, e regalando a Leonardo Di Caprio la prima delle sue due incredibili performance attoriali di quest'anno: Gatsby e la sua New York di eccessi e luci nella nebbia, parabola che ricorda quella del Kane di Quarto potere e dello Hughes di The aviator è una gioia per gli occhi ed un turbamento per il cuore, una tragedia quasi shakespeariana costruita come uno spettacolo da circo. Praticamente, un colpo di fulmine.
N°12: NOI SIAMO INFINITO di STEPHEN CHBOSKY
Ed ecco un titolo soltanto per un soffio non inserito nella top ten, un racconto di formazione che ha saputo risvegliare antichi ricordi dei tempi in cui il vecchio Ford era un adolescente timido ed introverso, una bomba emotiva che ho impiegato giorni e giorni ad assorbire nella sua dirompente carica esplosiva.
Interpreti perfetti, una storia tanto reale quanto magica, tutti i dolori della crescita e tutta la voglia di affrontarli per arrivare, un giorno o l'altro, a godersi il resto della vita.
N°11: QUESTIONE DI TEMPO di RICHARD CURTIS
Giunto sugli schermi del Saloon spinto da un paio di fidate recensioni positive, Questione di tempo è riuscito a spiazzare e sorprendere il sottoscritto passando rapidamente dalla stralunata commedia romantica in stile Ruby Sparks ad uno dei migliori ritratti del rapporto tra padre e figlio passati in sala dai tempi di Beginners.Raramente mi capita di commuovermi davanti ad un film, ma sarà stato il numero dei gin tonic, sarà stata la fresca paternità, ma con il finale di Questione di tempo ho versato un vero e proprio tsunami di lacrime.
TO BE CONTINUED...
MrFord
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