La trama (con parole mie): prosegue la carrellata della Top 40 fordiana legata al duemilaquindici in sala, salendo di decina e categoria per incontrare alcune delle pellicole più premiate ed incensate dell'anno, indubbiamente valide ma da queste parti non meritevoli neppure della Top 20.
Accanto a loro sorprese, conferme e l'impressione che, con gli ultimi dodici mesi, tutti noi si sia assistito ad un ritorno al passato - ed al futuro, in un certo senso - davvero spassoso e ricco di piacevoli visioni.
N°30: FURY di DAVID AYER
Il genere bellico, così come il Western, è un retaggio che mi porto dentro fin dai tempi dei film con John Wayne visti sul divano con mio nonno, legati a situazioni e valori che, fortunatamente per molti versi, la nostra generazione ha potuto solo vedere al Cinema, o scoprire sui libri.Il lavoro di David Ayer offre l'ennesimo, ottimo spaccato del dramma assurdo della Guerra, e nonostante molte imperfezioni, regala anche momenti di grande emozione.
N°29: STILL ALICE di RICHARD GLATZER E WASH WESTMORELAND
Raccontare drammi legati a malattie non è mai facile, considerati i rischi di retorica sempre dietro l'angolo. Still Alice riesce nell'impresa - pur non eccellendo - riuscendo addirittura a far apparire Kristen Stewart come un'ottima interprete.E raccontando la Famiglia prima della malattia stessa.
N°28: WHIPLASH di DAMIEN CHAZELLE
Titolo più che incensato ai tempi dell'ultima edizione degli Oscar, considerato una sorta di nuovo Attimo fuggente, a me è parso un discreto prodotto teso e molto di pancia, pur se decisamente da sminuire almeno rispetto alle suddette critiche.Gran lavoro degli interpreti, ottimi gli spunti di riflessione, tanto clamore.Un posto in questa classifica, ad ogni modo, lo meritava.
N°27: BIRDMAN di ALEJANDRO GONZALES INARRITU
Ed eccoci giunti ad uno dei titoli più premiati e discussi dell'anno: tecnica ineccepibile, grande confezione ed interpretazioni, pioggia di premi, gran parte di pubblico e critica convinti.Eppure. Eppure per me resta solo un enorme esercizio di stile che per due terzi si sarebbe potuto trovare nella Top 10 e che con l'ultima mezzora precipita di almeno una ventina di posizioni.
N°26: STRAIGHT OUTTA COMPTON di F. GARY GRAY
Biopic con due palle d'acciaio legato ad uno dei gruppi fondamentali del panorama hip hop mondiale di tutti i tempi, gli NWA che furono la palestra di Ice Cube e Dr. Dre.Colonna sonora imperdibile, grande cuore, qualche pecca ma tanta voglia di raccontare una storia che tutti gli appassionati di musica e chiunque voglia aprire le proprie frontiere sociali dovrebbero ascoltare e vedere narrata almeno una volta.
N°25: SELMA di AVA DUVERNAY
Legato a doppio filo ad uno degli eventi più importanti della Storia dei Diritti Civili negli States, il lavoro della DuVernay, che pensavo si sarebbe rivelato come profondamente retorico, ha contraddetto le aspettative fornendo un ritratto di Martin Luther King equilibrato e profondo, riuscendo a toccare il cuore e la pancia, l'indignazione e l'orgoglio di chiunque abbia a cuore non solo i diritti degli altri, ma anche e soprattutto i propri. N°24: WILD di JEAN MARC VALLEE
Altro biopic, ed altro titolo che, rispetto alle aspettative della vigilia, si è rivelato un ottimo e sorprendente prodotto figlio dell'esperienza, della pancia e delle emozioni.Un road movie costruito passo dopo passo, un percorso verso la rinascita di una protagonista indimenticabile, interpretata alla grande ed esempio per tutti quelli che, come il sottoscritto, sono inclini a perdere la strada maestra.
N°23: TERMINATOR - GENISYS di ALAN TAYLOR
Da fan hardcore dei primi due capitoli della saga di Terminator firmati da James Cameron, ero molto scettico rispetto al ripescaggio del personaggio, soprattutto dopo due prodotti decisamente scarsi come il pessimo numero tre e lo pseudo autoriale Salvation, ma Taylor e l'autoironia di Schwarzy hanno dissipato ogni dubbio.Negli ultimi anni, solo Expendables 2 mi aveva fatto divertire tanto, in sala.
N°22: UN DISASTRO DI RAGAZZA di JUDD APATOW
Apatow torna in sala sfruttando il talento di Amy Schumer - che mi sta anche cordialmente sul cazzo - di fatto realizzando il primo buddy movie della sua carriera dal punto di vista femminile: una rom com insolita e divertente, scorretta e commovente nella migliore tradizione del film pane e salame tanto amato dal sottoscritto.
N°21: SOUTHPAW di ANTOINE FUQUA
Tamarro, scontato, retorico, tagliato con l'accetta. Dite pure quello che volete, fatta eccezione per l'ineccepibile performance di Gyllenhaal, e non potrò che darvi ragione.Eppure, da padre e da outsider, ho adorato incondizionatamente Southpaw, perfetta parabola sul riscatto e sull'amore per i propri figli.Fatica, botte, peccatori e l'innocenza di occhi che ci guardano come se fossimo unici. Non potevo resistere.
To be continued...
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