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In realtà, la cosa più importante è stata il fatto che si trattasse del primo viaggio - in aereo e fuori dall'Italia - del Fordino, che ha regalato una perla dietro l'altra ed ha vissuto con lo spirito del viaggiatore consumato un'esperienza che spero, con Julez, di ricordargli quando sarà più grande.
Ho cominciato a pensare ai futuri viaggi del Fordino ancora prima che nascesse.
Da amante dell'esperienza e della vita, e da persona che ha costruito parte delle stesse grazie alle vicissitudini - positive e negative - accumulate anno dopo anno proprio "on the road", ho sempre sperato che il più piccolo del Saloon potesse avere la possibilità di cominciare ad assaporare questo tipo di sensazione prima di quanto abbia potuto farlo io, in modo da avere una base sulla quale lavorare una volta cresciuto.
Questo suo primo viaggio all'estero, in una città che da queste parti ha avuto un enorme significato - e ce l'ha ancora - è stato una conferma fin dall'inizio, regalando perle a profusione e ricordi che spero rimarranno anche grazie a queste righe: dal più che agitato passeggero del volo d'andata in grado di mettere in agitazione la signora Ford - a metà tra il terrorista cristiano fondamentalista con tanto di libro nero dei regimi islamici ed il trafficante di droga decisamente poco in grado di passare inosservato - all'ottima reazione - tra l'entusiasmo e la nanna pronta a vincere la nausea da saliscendi dell'aereo - del Fordino alla sua prima esperienza di volo - e maledetta Vueling che non emette il certificato di primo viaggio aereo per i bimbi -, i pochi giorni in terra catalana sono stati davvero una miniera di momenti cult.
Il primo che mi torna in mente, archiviate le consuete differenze rispetto al cantiere della Sagrada Familia - in costante evoluzione dalla mia prima visita nel duemilasei - e dell'Hospital Sant Pau, che ai tempi esplorai come fosse un cortile aperto e scoprii che si trattava di una perla sostanzialmente sconosciuta al più dei visitatori della città, come l'anno seguente con Julez, trovai chiuso per lavori nel duemiladodici e riaperto - a pagamento - quest'anno, è l'incrocio dei Ford con Ian Somerhalder tra casa Battlo e la Pedrera, sul quale si è ricamato nel corso di tutta la vacanza.
Personalmente, quello che posso dire - a parte lo spropositato quantitativo di vestiti presumibilmente acquistati dalla da poco sua signora - è che il buon Ian ha due occhi ai quali il piccolo schermo non rende giustizia, e che è decisamente bassino - soprattutto per gli standard della mia metà, che non manca di ricordare al sottoscritto una certa mancanza dal punto di vista dell'altezza -.
Ma il vero protagonista del viaggio, ovviamente, star di Hollywood e monumenti di Barcellona a parte, è stato indiscutibilmente il Fordino; con il secondo giorno, spazio dunque totalmente a lui ed alla volontà della vigilia di portarlo allo splendido zoo di Barcellona, con la promessa di vedere "tanti lali" - tanti animali, N. D. T. -: passata una crisi di fame a cavallo della colazione, l'esperienza nello stesso zoo è stata assolutamente mitica.
Abbiamo avuto conferma - come da indagini prima effettuate prima della partenza - che i più attesi erano il gorilla - che ancora oggi esalta AleLeo al solo nominarlo -, il "potottio" - ippopotamo -, visto nella versione "danne" - grande - e "pittio" - piccolo -, l'elefante, il rinoceronte, i delfini - lo show del delfinario ha regalato, a parte le due cacche pulite sugli spalti una dietro l'altra, esaltazione massima al più piccolo dei Ford -, i pinguini e, a sorpresa, i fenicotteri - ribattezzati "tototti" -.
Abbiamo anche scoperto sulla pelle cosa significhi un viaggio con un bimbo piccolo, ovvero tanta meraviglia ma altrettanta fatica - mentale e fisica -, abbiamo visto il Fordino emozionarsi a cavallo di un pony, per la scoperta del Calippo al lime - ribattezzato "il gelato del gorilla" -, spaventarsi per i pavoni liberi in tutto lo zoo, sfruttati come spauracchio per ogni capriccio - al monito "chiamo il pavone" ogni intemperanza è domata anche ad una settimana di distanza - ridere come se non ci fosse un domani al parco inseguendo le bolle fatte da una ragazza tra le tante che, a Barca, si ritrovano ad intrattenere ed esercitarsi con i turisti per la strada, scoprire una realtà diversa dalla sua in termini di orari e "scomodità".
In tutto questo, abbiamo fatto esperienza di alcuni angoli di Barcellona che, da turisti, non avevamo mai affrontato - la seggiovia di Montjuic, lo Stadio Olimpico -, sdoganato il primo bagno alla Barceloneta - acqua ghiacciata, ma decisamente pulita per una grande città -, girato come matti per ritrovare un ristorante thai che scoprimmo tre anni or sono per poi finire con il sottoscritto a beneficiare di una cena doppia a causa degli "scarti" del Fordino e Julez, percorso le strade di una città alla quale devo tantissimo così come non avrei mai pensato, quella prima volta nell'estate del duemilasei, avrei mai percorso.
Con la mia Famiglia accanto.
E, devo ammetterlo, così come vivere, viaggiare con il proprio figlio - o figli - diventa come viaggiare il doppio: in termini di fatica, ma soprattutto per emozione e meraviglia.
Ed osservare la curiosità e la voglia di comunicare di AleLeo - che non ha perso occasione di cercare di spiegare cosa stava guardando e sperimentando anche ai bambini stranieri che passavano accanto a lui allo zoo - è qualcosa che andrà oltre a qualsiasi capriccio, fatica, chilometro con una dinamo quasi inesauribile per mano o sulle spalle, pronta a chiedere qualcosa in più anche quando pare di non avere energie per poter compiere un solo passo.
Ed andare avanti ancora, ed ancora.
Insieme.
MrFord
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