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Forma e sostanza

Creato il 25 settembre 2012 da Tabulerase

Forma e sostanzaHo provato a scrivere questo articolo più e più volte, dapprima di getto, come le parole mi arrivavano alla mente, montato e rimontato, corretto, specificato alleggerito ammorbidito. Questo non lo puoi dire, così  non si scrive, questo e’ troppo crudo.

Poi ho riflettuto ancora e sono arrivato ad una (delle tante sin qui) conclusione. Come posso parlare di politicamente corretto in maniera scorretta? Come posso criticare il politically correct se sono costretto ad esserlo? La risposta in fin dei conti e’ semplice : non posso.

Questa “linea di opinione e  atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l’offesa verso determinate categorie di persone” [santo Wikipedia]

Questo perbenismo dialettale, in cui bisogna stare attenti non tanto a cosa si dice ma in che maniera. Questo evitare di offendere personalità suscettibili o categorie particolarmente protette, con la scusa di difenderle dai pericolosi classisti, razzisti e omofobi. Ma anche dai qualunquisti dai complottisti .

Falsità linguistica. Censura. E se ci penso anche “dittatura” :

Io il politically correct non lo tollero proprio.

L’idea di dover usare particolari definizioni o linguaggi nell’attenzione sociale al rispetto generale di varie categorie di persone, mi lascia allibito.

La verità è che siamo tutti un po’ ipocriti, o senza saperlo, completamente ipocriti. Tralasciamo i comportamenti, le azioni  che quotidianamente danno ragione a questa affermazione, tralasciamo tipo : euro 2 per sms ai terremotati, euro 10 per bambino da adottare in Burundi, un caffè  al giorno per salvare una foca. Oh, come sono generoso! Per poi “Sì ma  te che  vuoi con ‘sta rosa, non mi rompere marocchino”! Parliamo di ipocrisia di linguaggio.

Tutto nacque da un’affermazione che non sia mai, sfuggì verso le orecchie di un’ interlocutrice particolarmente “corretta” :

Al mio-“Avevo casa troppo sporca, mi e’ toccato fare il filippino questa mattina”

BOOM ! Un ceppo etnico completamente offeso e discriminato da una solo affermazione.

-   “Le filippine non sono solo colf!”

-   “ Colf?”

-   “Collaboratrici domestiche”

Al punto mi sa che ci siete già arrivati. :Quando dico fare il (la)filippino(a) intendendo praticare il lavoro di igiene casa. Questo e’ limitante/offensivo per tutti gli abitanti filippini? Eppure il termine è di uso comune per indicare un certo genere di lavoro, perché a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, era proprio quella la provenienza delle prime “colf” straniere. . Un napoletano si offende se definisci così qualcuno che fa le pizze? Solitamente un paragone e’ un confronto con il migliore dello specifico campo. Ma secondo la mia interlocutrice le filippine si offendono…

Ad oggi, sono pure particolarmente ricercate, in mezzo ad un mercato di lavoratrici russe, bielorusse e rumene, perché considerate le migliori.

Le migliori collaboratrici domestiche.

Collaboratore scolastico, collaboratore ecologico : tutti collaborano oramai, ma chi lo pulisce lo sporco che incivilmente lasciamo? Quello che lasciamo per strada o a scuola? :Lo puliscono lo spazzino ed il bidello. Ti sei offeso vero? Collaboratore è  più chic ,ti fa sentire  più importante, in una posizione sociale più apprezzabile?. Peccato che tocca sempre a te fare  “ uno sporco lavoro che qualcuno deve pur fare”.

I marocchini ? Alle bancarelle ci stanno solo loro. Basta che siano neri (pardòn, di colore) che poi provengano dal  Senegal o da altri Paesi, che abbiano una loro identità culturale specifica e diversificata non ha importanza. Ma oramai si dice venditori ambulanti (abusivi per luogo comune).

Eppure la mia idea è che il politicamente corretto in Italia sia solo bla bla bla e poi, nella quotidianità e nella concretezza, le istituzioni sociali e politiche che si attivino nel sociale sono desaparecidos.

Facciamo di tutto per identificare  nel modo più  delicato e meno offensivo possibile chi abbiamo davanti, ma non facciamo nulla per considerarli al pari, non solo nelle definizioni.

Il politically correct, e’ uno “speech code” al pari di un “dress code” : Tutta apparenza e forma, ma alla sostanza non ci sta nulla. O per lo meno non per tutti.

“Colf” “di colore” “ collaboratore scolastico” “collaboratore ecologico” “ gay” “diversamente abile” ? Nei salotti buoni farai sempre una grandissima figura, bravo.

Io però preferisco Wei, Chen, Amir, Gianni, Francesco, Elena……….

Letto?Anche questo articolo e’ politicamente corretto, il sistema mi ha piegato. Ha vinto, come sempre.


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