Formazione in Sardegna. 6 mila euro a persona per un attestato di frequenza

Creato il 18 settembre 2012 da Subarralliccu @subarralliccu
18 settembre 2012 · by Su Barralliccu [iLPopBlog] · in ACIDI E BASI. ·

Ciao, sono Francesca, ho 35 anni (quasi 36), ho una laurea in lettere (vecchio ordinamento, quelle dove preparavi gli esami in sei mesi e non in due settimane e qualche ora di tirocinio), specializzazione di 3 anni in archeologia (specializzazione, non specialistica), ho il diploma di archivistica (due anni di scuola statale), quello di bibliotecaria (900 ore di corso), corso di management dei beni culturali, tirocinio all’archivio di stato, tirocinio all’Enaip Oristano, tirocinio al Giornale di Sardegna, corso per dj, collaborazioni e lavori un po’ dappertutto, so anche cucinare e tenere la casa, so stirare e rammendare, so usare il pc, conosco i segreti del make up e delle acconciature, so cambiare batteria e olio di una macchina. Ah, disoccupata da mesi (il mio ultimo datore di lavoro mi ha licenziato perché non piacevo alla sua amante, ma questa è un’altra storia).

Qualche giorno fa mi arriva una mail, mi propongono un corso di alta formazione. Interessante, mi dico, alta formazione, sa di corso dove alla fine arriva addirittura un lavoro. E’ un CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN MANAGER PER L’IMPRESA CULTURALE IN SARDEGNA (Impresa? In Sardegna? e per di più culturale?)

In sintesi ecco tutto: 240 ore (di cui 40 di stage), decine di docenti esperti nei vari settori della cultura “con l’obiettivo di formare figure professionali in grado di progettare, realizzare e promuovere progetti culturali finalizzati alla valorizzazione e promozione del patrimonio culturale della Sardegna”. Ma dai.

Leggo il programma nel dettaglio, sembra interessante. Però alla fine ti rilasciano solo un attestato di frequenza (titolo che non vale nulla). Il corso costa SEIMILA EURO. Seimila euro. Seizerozerozero mila euro. Ah ma se vuoi puoi richiedere un voucher alla Regione Veneto, se lo ottieni allora non spendi nulla.

Due cose non mi spiego: come può un corso di duecento quaranta ore costare seimila euro a persona? Tutti i docenti (una trentina circa, a cui si aggiungono segretari, coordinatori, ideatori etc etc) sono Sardi e vengono dall’area cagliaritana, quindi la spesa è relativa alle spese di gestione e al compenso per i docenti.

Con quale finalità una pubblica amministrazione (in questo caso il Veneto, con fondi dell’Unione Europea) finanzia un corso simile? Per carità, ben venga l’istruzione e la conoscenza per tutti, ma il tutto è presentato come alta formazione. Voucher di seimila euro, moltiplicato per tutti gli interessati che ne faranno domanda, è una bella cifretta a spese della Regione.

Come si legge nella stessa mail, il tutto è finanziato grazie al FESR, ovvero Fondo Europeo di Sviluppo Regionale tramite il Ministero del Lavoro. Quindi, i soldi li mette l’Unione Europea tramite il FESR, arrivano al Ministero del Lavoro, poi alla Regione Veneto, infine alla Cooperativa sarda che gestisce il corso (non voglio neanche immaginare quanti euro si disperdano con questi passaggi).

In sostanza, mettiamo anche che riesca a frequentare il corso senza spender nulla, mi chiedo cosa mi resterebbe alla fine. Un attestato di frequenza, nient’altro. Ah si, e tante competenze (che leggendo a fondo il programma, sono più o meno le stesse che uno studente acquisisce all’Università ed eventualmente svolgendo un tirocinio in un’azienda: il programma prevede 90 ore, cioè quasi metà del corso, di “Elementi di cultura sarda”: storia, arte, archeologia, tradizione, letteratura, cucina, musica. Già visto e approfondito, magari un corso di alta Formazione dovrebbe dare qualcosa in più delle basi).

Una marea di soldi per formare decine di ragazzi. Ma tutta questa formazione, così onerosa per le casse pubbliche, ha senso se oltre alle lezioni non ci sono politiche di sostegno al lavoro? Che senso hanno le competenze, se poi da nessuna parte si investe davvero nella cultura?

Caro Assessore al Lavoro della Regione Sardegna Antonio Angelo Liori (si, sempre lo stesso che parla di master, back, formazione, professionalità, sostegno al lavoro, contributi alle imprese giovanili e femminili, lo stesso che ha partorito i fallimentari bandi Impresa Donna- a oggi oggetto di ricorso al TAR-, Europeando) a che pro formare tutte queste persone che poi resteranno illuse e disoccupate, dato che in Sardegna l’impresa culturale non è mai esistita se non in casi isolati e rari esempi, legati comunque ai contributi economici? Perché non destinare quei soldi direttamente alle attività culturali, sotto forma di incentivi, sostegni e aiuti per un avvio concreto e un supporto finalmente vero e duraturo?

Ah sei laureata in archeologia, mi dicono. Con tutti i nuraghi che abbiamo in Sardegna ci sarà un sacco di lavoro”. E invece no, i nuraghi sono chiusi al pubblico o inaccessibili, solo in pochi hanno una gestione turistica, solo in pochi sono studiati e valorizzati. Di lavoro dalla cultura in Sardegna ne abbiamo ben poco.

Però le nostre Amministrazioni vogliono ancora dare competenze e sfornare professionalità, vogliono ancora migliaia di giovani esperti in storia e cultura della Sardegna. Caro Assessore Liori, adesso vorremmo lavoro, che di competenze e professionalità in Sardegna ne abbiamo già a sufficienza.

francescamulas.wordpress.com

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