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Forse scongiurato il rischio della pena di morte per i due Marò italiani

Creato il 16 gennaio 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

Marò 116 GENNAIO – Secondo fonti autorevoli, il Ministero dell’Interno indiano sarebbe favorevole ad abbandonare il capo d’imputazione per terrorismo a carico dei due Marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Si è temuto il peggio per i due militari, detenuti da ormai 21 mesi nelle prigioni dello stato del Kerala. Se fossero stati perseguiti come terroristi, in caso di un giudizio di colpevolezza sarebbero stati condannati alla pena capitale prescritta dal Sua Act del 2002. Questa legge prevede, testualmente, che chiunque provochi la morte in mare di un cittadino indiano sia punito con la pena di morte.

Il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid si è detto imbarazzato per il prolungarsi della vicenda, tanto più che i due marò «non sono terroristi» ha affermato testualmente ai microfoni di numerose emittenti televisive. L’agenzia giornalistica Press Trust of India ha quindi smentito che gli imputati siano in pericolo di vita ed ha ipotizzato che la decisione finale spetti alle autorità locali del Kerala, le quali saranno chiamate ad applicare le norme del codice penale vigente. Per ovviare alle conseguenze dell’applicazione della legge anti-terrorismo; l’Italia ha presentato proprio in questi giorni ricorso alla Suprema Corte indiana.

Marò 2
Lo scorso 14 gennaio; anche il presidente della Commissione Europea Manuel Barroso, nel corso di un confronto con il vicepresidente Tajani, aveva espresso la ferma contrarierà dell’Unione Europea all’applicazione della pena di morte per i marò. Risulta quindi certo il supporto di Bruxelles ai negoziati condotti per risolvere equamente la vicenda. La portavoce dell’Alto Rappresentante Catherine Ashton ha aggiunto: «Quello che posso dire al momento è che stiamo continuando a seguire da vicino la vicenda, come stiamo facendo fin dall’inizio (…) L’UE incoraggia l’India a trovare urgentemente una soluzione mutualmente soddisfacente, in accordo con le leggi internazionali e con le convenzioni Onu sul diritto marittimo».

Lunedì 20 gennaio la Corte indiana esaminerà il ricorso italiano e deciderà se i marò dovranno essere scarcerati a causa dei ritardi procedurali –l’uccisione dei pescatori risale al 15 febbraio 2011-. Il vertice diplomatico indiano attribuisce le lungaggini «alla complessità del nostro sistema giudiziario (…) Noi non riusciamo a sottoporli ad un rapido processo». Se la polizia anti-terrorismo concludesse che, nel caso dei marò, non vi è stato alcun attacco terroristico, vi sarebbero due sole opzioni possibili per risolvere il controverso caso. In base alla prima spetterebbe alla Corte Suprema la decisione finale mentre, nella seconda, il ministro dell’Interno potrebbe decidere di deferire nuovamente il caso alla polizia del Kerala. Quest’ultima ipotesi appare tuttavia improbabile, perché fu la Corte stessa ad escludere che i colleghi del Kerala avessero giurisdizione al riguardo.

Marò 3
Nel caso, quanto mai intricato e di difficile soluzione, sono intanto intervenute numerose forze politiche. Questa settimana è stata inviata una missione parlamentare a New Delhi. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha poi rassicurato, ai microfoni di Radio Anch’io: «Stiamo facendo ogni sforzo per riportare i due marò in Italia e non risparmiamo nessuna energia: lavoreremo in modo inesausto, è una priorità assoluta per il governo».

 

Silvia Dal Maso

 

 

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