Forte misoginia nella comunità atea, parla Rebecca Watson

Creato il 10 novembre 2012 da Uccronline

La cosiddetta comunità atea sta vivendo momenti di grandissimo buio nel rispetto del gentil sesso. Lo scandalo è emerso nel 2011 a causa degli insulti ricevuti da Rebecca Watson da parte di numerosi esponenti di primo piano, come Richard Dawkins, a causa della sua denuncia circa le frequenti molestie sessuali ricevute durante la “World Atheist Convention” di Dublino.

La cosa sembrava assolutamente circoscritta, fino a quando l’associazione “American Atheists”, attraverso il suo presidente David Silverman, ha deciso di creare una politica di autoregolamentazione per i loro convegni e conferenze, in modo da assicurare che essi «sono sicuri e divertenti». La decisione, come riportavamo quest’estate, è dovuta al moltiplicarsi di denunce da parte di donne per sgraditi approcci sessuali durante le conferenze dell’associazione. Si è parlato addirittura di donne «toccate sotto i tavoli, minacciate di stupro, furtivamente fotografate per voyeurismo pornografico, e molte altre trasgressioni». 

Nel settembre scorso ha preso coraggio anche Jen McCreightdivulgatrice scientifica, atea e femminista, la quale ha chiaramente affermato: «non mi sento al sicuro come donna in questa comunità»,  denunciando a sua volta molestie sessuali e un «diluvio di sessismo» all’interno del movimento ateista. Parole che hanno aumentato ancora di più gli insulti, tanto che la femminista è stata costretta a chiudere il suo blog a causa di «un’ondata ancora più grande di odio ingiustificato». Ha dovuto ritirarsi per «concentrarmi su come mantenere me stessa sana e felice, e questo non accadrà all’interno della tossica comunità atea», ha detto nell’ultimo suo articolo. Nel frattempo un’altra attivista, Greta Christina, ha raccontato a sua volta che quando parla ai suoi correligionari, «devo aspettarmi un fuoco di fila di odio, abusi, umiliazioni, minacce di morte, minacce di stupro e altro ancora», per non parlare della campagna di odio verso Amy Davis Roth, un’altra delle pochissime donne che frequentano il movimento ateista.

Pochi giorni fa è tornata a scrivere Rebecca Watson su Slate.com, approfondendo la terribile esperienza vissuta nella comunità di scettici: «Quando ho iniziato a trovare un vasto pubblico sul mio sito web scettico», ha scritto, «non ero preoccupata dalla minaccia di stupro occasionale, di insulto sessista o sul mio aspetto [...], almeno fino a quando ho iniziato a parlare di femminismo agli scettici, allora ho realizzato che non avevo uno spazio sicuro. Pensavo di aver trovato “il mio popolo” , una comunità che voleva educare il pubblico alla scienza e al pensiero critico. Il senso di appartenenza che provavo era simile, immagino, a quello che gli altri sentono in chiesa. Ai raduni di scettici il pubblico era per lo più di sesso maschile, ma ho pensato che era una cosa che si poteva bilanciare con un po ‘di duro lavoro».

Queste le giuste aspettative, però ad un certo punto, ha proseguito la femminista, «le donne hanno cominciato a raccontarmi storie sul sessismo in occasione di eventi scettici, esperienze che le hanno messe tanto in disagio da non tornare mai più. Dopo alcuni anni di blogging e podcasting, parlando in occasione di conferenze tra atei, ho anch’io cominciato a ricevere email da sconosciuti che descrivevano le loro fantasie sessuali su di me». Convinta che fossero casi isolati, ha risposto a tali fastidiosi approcci, ricevendo risposte come queste: “Onestamente tu meriti di essere violentata e torturata e uccisa”. La Watson ha allora indagato su queste persone sui profili personali dei social network, facendo una scoperta curiosa: «erano le persone più attive nella comunità scettica e atea. Frequentavo i loro blog e gli stessi eventi. Si trattava della “mia gente”, ed erano i peggiori» . 

La Watson ha quindi optato per una grande opera di educazione della comunità ateista al rispetto della donna, arrivando a partecipare alla già citata conferenza di Dublino, nel 2011. In quell’occasione ha lamentato il disagio provato nel constatare che le uniche risposte ricevute al suo impegno di «comunicare online l’ateismo», erano «minacce di stupro e altri commenti sessuali», da parte dei membri più attivi della sua comunità. Il pubblico sembrava ricettivo, ha detto, peccato che tornando in camera verso le 4 del mattino è stata avvicinata da un partecipante che l’ha molestata in ascensore.  Tornata a casa ha usato questo episodio come esempio di brutto comportamento in occasione di conferenze, «se si vuole che le donne si sentano al sicuro».  Ma per aver rivelato pubblicamente questo spiacevole episodio subito, la femminista è stata coperta di insulti ai quali si è aggiunto -come dicevamo inizialmente- anche Richard Dawkins, che le ha scritto: «smettila di piagnucolare e pensa alla sofferenza delle donne musulmane. Per carità cresci, o almeno fatti crescere una pelle più spessa». Questo commento del leader dell’ateismo fondamentalista è stato preso come un «sigillo di approvazione», tanto che «la mia pagina di YouTube è stata inondata con “scherzi” di stupro, minacce e insulti. Alcuni individui mi hanno inviato centinaia di messaggi, promettendo di non lasciarmi mai più in pace. La mia pagina di Wikipedia è stato vandalizzata, foto grafiche di cadaveri sono state inviate alla mia pagina di Facebook, interi blog sono stati creati su di me, catalogando ossessivamente tutto quello che ho detto e tentando di scavare nel mio passato “sporco”».

Molto fredde le rassicurazioni ricevute da parte delle varie associazioni atee, alle cui conferenze ha smesso di partecipare (o per lo meno ha smesso di frequentarle da sola). Molte «hanno adottato politiche anti-molestie per i loro convegni, ma ancora ci sono i leader della comunità di scettici che si rifiutano di accettare che esiste un problema. Nel frattempo, altre donne sono state vittima di bullismo da parte degli atei lontano dai riflettori e anche al di fuori delle loro case». Ha scritto questo articolo, ha quindi concluso, con la speranza di un cambiamento che non avverrà «se continuiamo a marcire come una sottocultura mediocre che non solo ignora i problemi sociali, ma è attivamente antagonista al pensiero progressista».

Questi i problemi vissuti dagli anti-teisti militanti, mentre contemporaneamente la Chiesa moltiplica le iniziative a favore delle donne, come il recente convegno internazionale “Teologhe rileggono il Vaticano II”, promosso dal Coordinamento teologhe italiano (Cti). Davvero i nemici della Chiesa avranno la faccia tosta per continuare a sproloquiare sulla presunta misogina nel mondo cattolico?


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