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Fortezze assediate

Creato il 04 marzo 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno

 Fortezze assediate
Non ho dati statistici da esibire. La mia è un'impressione, ricavata dai media, da quanto osservo nella vita quotidiana. Si tratta, appunto, di un'impressione. Ma in me si fa sempre più forte la convinzione che la prevaricazione sia diventata il comportamento più diffuso, più pervasivo. Sarà, appunto, soltanto un'impressione, ma è un'impressione forte. Forse dipenderà dal fatto che i legami comunitari a poco a poco si sono allentati, e con essi si sono allentati i reciproci controlli sociali; di conseguenza ciascun individuo comincia a credere di non essere più relazionato agli altri, ma di essere un’entità individualizzata dai confini ben definiti; e i confini personali si rafforzano, s'alzano gli steccati, i muri, e ognuno vuole estenderli continuamente, invadendo quelli degli altri. In questa continuo stato invasivo ognuno comincia a percepirsi come una fortezza assediata. Un senso di insicurezza e di precarietà pervade ciascun individuo. E in questa sorta di far west ognuno pensa soltanto a far valere le proprie ragioni contro tutti, contro tutto. Ognuno agisce e ragiona dal suo particolare punto di vista e non riesce più a tollerare o a sopportare che possa esisterne un altro completamente opposto al proprio o quantomeno diverso, differente. Tirando le somme, potrei dire che la società entro la quale agiamo sia una società di prevaricatori, una società nella quale l'altro non è qualcuno con cui occorre convivere, collaborare, cooperare, ma è un ostacolo, un nemico, un avversario da eliminare o da espellere, un individuo da depredare o derubare, o un oggetto disponibile per i propri piaceri sessuali. Insomma, siamo arrivati al punto che l'altro non viene più percepito come un fine, come un ente autonomo da rispettare, ma semplicemente come un mezzo per accrescere il proprio Sé. Ciò è dovuto a una caduta verticale del principio di autorità, di una visione verticistica del potere. Il che è senza dubbio un bene. Ma tale principio non è stato sostituito da quello di "autorevolezza". L'autorevolezza, il riconoscimento del merito e della competenza, non è subentrata alla caduta verticistica dell'autorità. Come bisognava attendersi. Semplicemente il principio di autorità si è dissolto e frammentato, nella società, e nella frammentazione molteplice si è distribuito. Come accade agli eredi quanto devono spartirsi un grande patrimonio: ognuno lotta contro l'altro per accaparrarsi una quota maggiore e vede l'altro erede come un concorrente da eliminare. Ognuno crede di meritare una quota maggiore, nessuna s'accontenta della parte ricevuta. L'autorevolezza è qualcosa di molto più difficile da acquisire. Ci vuole impegno, serietà, studio, capacità, competenze, ma è anche qualcosa che difficilmente viene riconosciuto. L'autorità per imporsi ha bisogno della forza, della violenza, della minaccia costante. L'autorevolezza per affermarsi ha bisogno della capacità e della competenza. Ma se a queste ultime non è riconosciuto alcun diritto di cittadinanza, cosa rimane agli individui per far valere le proprie ragioni (giuste o ingiuste che siano)? Prevaricare, imporre con la forza ciò che non è può affermarsi altrimenti. E in una società in cui a prevalere è il diritto della forza e non la forza del diritto non possiamo non sentirci che fortezze assediate.


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