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Fortified - Recensione

Creato il 20 marzo 2016 da Lightman

Il team canadese Clapfoot lancia Fortified, tower defense ibrido dove la componente strategica si amalgama con sessioni action-shooter in terza persona che permettono di vivere in modo proattivo lo scontro con i marziani.

Versione analizzata: Xbox One

Fortified - Recensione
Fortified - Recensione

Giovanni Calgaro è avvocato per sbaglio, ma tuttologo per passione, cresciuto a pane e videogiochi sin dalla più tenera età. Allevato da un commodore 64 non ha mai smesso di stupirsi per l'immensità della forma d'arte videoludica, tanto da sentire molto presto il bisogno di sfruttare l'amore per la scrittura per raccontare, far conoscere ai più e condividere questa meravigliosa passione. Potete sempre trovarlo su Facebook e Twitter, sempre che non sia in qualche aula di tribunale.

Da qualche tempo a questa parte il folto sottobosco indie è riuscito a ritagliarsi, non senza combattere, fette di mercato sempre più interessanti. E questo grazie, probabilmente, ad un fervore creativo che, invece, inizia a mancare a chi da troppo tempo si trova "intrappolato" sulle alte vette del mainstream. Clapfoot è un piccolo team di sviluppo con base a Toronto che fa parte dell'enorme schiera di agguerriti developer indipendenti. Dopo qualche esperienza in ambiente mobile, i sette ragazzotti canadesi sono riusciti a fare il grande passo, puntando su una produzione che potesse finalmente trovare il proprio posto al sole. Fortified, giunto da poco sugli store digitali di Steam e Xbox Live,rappresenta la loro prima, vera, scommessa. Il titolo, che punta ad occupare l'angolino dedicato ai tower defense ibridi, non fa nulla per nascondere il desiderio di emulare il ben più famoso Orc Must Die.

The Day The Earth Stood Still

Fortified - Recensione

I ragazzi di Clapfoot cambiano totalmente contesto e, accantonando l'ormai abusato genere fantasy si gettano anima e corpo sulla fantascienza, scimmiottando i toni sensazionalistici della cinematografia d'antan. La guerra è appena finita, una nuova epoca si intravede, luminosa, all'orizzonte. Wehrner con Braun ha appena scritto il visionario Progetto Marte e l'umanità sembra aver raggiunto l'apice del progresso scientifico. Corre l'anno 1950 e la Terra (o meglio, gli Stati Uniti) si trovano all'improvviso a fronteggiare l'invasione di un'orda marziana sferragliante e decisamente poco amichevole. Scintillanti automi ingessati e improponibili, che sembrano usciti dalla peggior rivista pulp-adolescenziale, si riversano sulle strade con l'unico obiettivo di distruggere il razzo in cui i solerti scienziati hanno racchiuso la nostra ultima speranza. Il terrore dilaga ma i cinegiornali rassicurano la popolazione impaurita con toni squillanti e sensazionalistici. Non c'è nulla da temere, dicono, perché alcuni integerrimi esponenti del puro e disinteressato eroismo nordamericano faranno fronte comune, opponendosi con tutte le loro forze alla minaccia extraterrestre. E le quattro macchiette incarnano, manco a dirlo, altrettanti stereotipi che per decenni hanno animato migliaia di produzioni hollywoodiane. C'è lo space cowboy, pistolero tutto muscoli, tutina aderente e battuta sempre in canna; una slanciata rocket girl pin-up; un super marine super inquadrato e, infine, il più classico dei man in black. Di quelli, per intenderci, che hanno insabbiato il caso Roswell. La caratterizzazione di ognuno di loro però non si limita solamente all'aspetto estetico, bensì va più in profondità, toccando le armi a disposizione e le trappole che potranno piazzare sul campo di battaglia. Ma andiamo con ordine.

Fortificatevi!

Fortified è un titolo che appartiene alla ormai consolidata scuola dei tower defense ibridi. Anche in questo caso, proprio come accade nel già citato Orc Must Die, la strategia si amalgama con una componente action-shooter in terza persona che ci permette di "vivere" in modo proattivo lo scontro, più che guardarlo dall'alto con occhio clinico. I fondamenti del genere, però, non sono stati toccati. Di conseguenza l'obiettivo primario rimane sempre quello di impedire, a ondate di nemici via via più potenti, di percorrere l'intera mappa facendosi strada sino al razzo, che fa le veci della nostra base. Le mappe, di ampiezza e complessità variabile, possono essere disseminate di trappole, congegni e alleati temporanei i quali attaccheranno automaticamente i bersagli non appena entreranno nel loro cono d'azione.

A questi alleati - controllati dall'IA e acquistabili al pari di tutte le altre trappole - si possono impartire ordini semplici (come "difendere la base", "proteggetemi" e così via), in modo da utilizzarli come ultima risorsa difensiva mobile in caso di difficoltà. Inoltre, come anticipato, l'eroe che decideremo di controllare si muoverà liberamente attraverso il terreno di scontro giocando, insomma, la parte del "jolly", per tappare le eventuali falle nella difesa. Ad ogni modo, ognuno dei quattro eroi, oltre a un'abilità speciale attivabile non appena l'apposita barra avrà raggiunto la piena carica, possiede armi e trappole dagli effetti più disparati, da piazzare sui percorsi che i nemici saranno costretti ad attraversare. E l'equipaggiamento non poteva che omaggiare, chiaramente, lo sconfinato immaginario sci-fi sugli armamenti da Guerra Fredda tipici del periodo. Per fare un esempio, all'inizio lo space cowboy ha in dotazione un raggio congelante e una doppietta, mentre il man in black possiede una pistola ad impulsi mutuata dagli studi di Tesla e una mitragliatrice Tompson. Mano a mano che i personaggi acquisiscono punti esperienza e avanzano di livello, sbloccano nuovi congegni adatti per fronteggiare i nemici terrestri ed aerei degli stage avanzati. Ecco. A far da contraltare alla discreta varietà di armamenti e trappole, ci pensa la scarsità di scenari. Solo dodici, in tutto, affrontabili attraverso tre diversi livelli di difficoltà: normale, difficile e "insane". In realtà, i due livelli di difficoltà avanzati non costituiscono ad innalzare così tanto il livello di sfida e si limitano a porre un timer (di durata variabile a seconda della difficoltà) alla fase di preparazione che spezza le diverse ondate. Nonostante questa importante carenza, se ci si butta sul multiplayer, il titolo sa comunque regalare sessioni di gioco frenetiche e divertenti grazie alla modalità cooperativa sino a quattro giocatori. A patto, però, d'avere qualche amico con cui giocare. Il matchmaking pubblico infatti ha sempre fatto moltissima fatica a trovare altri player online e, se non si ha almeno un compagno d'avventura, il titolo perde di mordente a causa di un'esperienza in singolo non molto longeva. Se affrontato in compagnia, invece, Fortified ci mette fortunatamente di fronte ad un livello di sfida più elevato, in cui la coordinazione con i nostri sodali è fondamentale per respingere i rugginosi marziani.

Pulp-itazioni marziane

Nonostante Il titolo firmato da Clapfoot si fregi della versione più recente dell'Unreal Engine, appare immediatamente evidente come l'immenso potenziale di quello che dovrebbe rappresentare un valore aggiunto non sia sfruttato a dovere. Tralasciando il mero level design, su cui c'è poco da criticare grazie a mappe dai percorsi semplici ma ben studiati, le debolezze affliggono soprattutto l'impatto visivo del titolo.

Fortified - Recensione

Al contrario dei toni parodistici e squillanti che scimmiottano in maniera leggera e scanzonata i fumetti pulp e gli stereotipi della cinematografia sci-fi degli anni cinquanta, il titolo non stupisce dal punto di vista stilistico. Gli ambienti cittadini che caratterizzano i terreni di scontro ci danno costantemente la sensazione di esser "vuoti", patinati e poveri di dettagli o scorci evocativi, quasi ci trovassimo di fronte ad una versione non definitiva del titolo. Fortified, però, riesce a mantenere i 60 frame al secondo solidi anche nelle situazioni più concitate e in presenza di decine e decine di creature che si teletrasportano sul campo di battaglia. Date le basi di partenza, però, sotto il profilo stilistico - e sonoro - si poteva certamente osare qualcosa in più.

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