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fortuna che Gianni Brera poi si è ricreduto

Da Pesa
La grigia ombra del Palazzo di Giustizia svettava imponente e angosciante di fronte a me, mentre camminavo in direzione di via Cugia. Lo strano sole di giugno, che non riscalda ma comunque fa piacere, e soprattutto tramonta tardi, veniva nascosto dai palazzi di piazza Repubblica. Le fontane spruzzavano acqua verso l'alto, per farla poi ricadere e via a ripetere questo ciclo pressoché infinito. 
Una leggera brezza sferzava l'aria arrivando da via Deledda, tagliando in due quello scorcio di Cagliari che si divide tra gli oscuri uffici del grigio palazzo targato "IVSTITIA" e i negozi buoni, quelli che la maggior parte delle persone guardano da fuori quando vanno a fare le vasche tra via Manno e via Garibaldi, con quella deviazione verso via Alghero che un po' fa sognare e un po' fa deprimere.
In mezzo a tutto ciò, a ridosso di una fontana, un uomo anziano, sulla settantina, alto, brizzolato, e nonostante l'età ben piazzato, era alle prese con un piumino smanicato. Distinto e ben vestito, indossava degli occhiali da vista tendenti al blu, e un dolcevita scuro, così come la giacca. Il piumino lo aveva in mano, e lo girava e rigirava, non trovando la giusta posizione in cui infilare le braccia per ripararsi da quel fastidioso maestrale.
Dall'alto del parcheggio, sopra le fontane, lo guardavo.
Volevo andare lì, un po' mi faceva tenerezza vederlo armeggiare e non riuscire a coprirsi da quel gelido vento di questa matta estate appena passata. Avrei tanto voluto avvicinarmi a lui, tendergli la mano e dire «Signor Riva, serve aiuto?».
E poi, mentre prendevo coraggio - perché per andare a rapportarsi in questo modo ad una leggenda di questo calibro, ci vuole coraggio - lui, all'improvviso, proprio come era solito fare 40 anni fa all'Amsicora, ha fatto un gol all'incrocio, infilandosi tranquillamente lo smanicato e proseguendo così la sua camminata.
Certo, non un gesto atletico come una rovesciata o un gol in tuffo contro la Germania dell'Est, ma a suo modo un piccola vittoria per uno che di vittorie, forse, non è mai sazio.

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